Lo strano caso del prof di Saluzzo
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Lo strano caso del prof di Saluzzo

Inutile girarci tanto attorno: moltissime allieve desiderano una relazione con un professore. E moltissimi professori desiderano una relazione con una loro allieva. Spesso i desideri si avverano. Qualche volta vengono beccati.

Che sia giusto o etico è un altro paio di maniche. È evidente che non si può pensare a relazioni professori/allievi alla luce del sole. E non solo per ragioni giuridiche e morali. Da che mondo è mondo è il fascino clandestino a rendere questi affaire scolastici eccitanti tanto nella realtà, quanto nella finzione proprio grazie ai parrucconi che si indignano. Però non cambia il fatto che siano situazioni comuni, come il fatto che l’allieva per giocare dia del lei al professore anche prima dei convegni amorosi e che il professore, stregato dal giovane corpo compiacente della scolaretta, perda il lume.

Prima di essere frainteso voglio ribadire che ogni abuso sui bambini e sulle bambine è il gesto più raccapricciante che un adulto possa compiere. E che la legge, in questi casi, non sia che una pallida ombra del castigo che meriterebbe chi si macchia di simili azioni.

Il problema del giudizio morale e giuridico si pone infatti non solo nelle situazioni di confine (come la perplessità per il fatto che ragazzini di quattordici anni siano stati accusati di detenzione di materiale pedopornografico perché avevano filmato altre quattordicenni consenzienti) ma ben oltre il limite, come nel caso tra un adulto e una diciassettenne che divide ampiamente legge e morale.

Nonostante molti uomini (e io, per il momento, sono fra questi) non pensano che una relazione con una diciassettenne, sedicenne, diciottenne, sia appetibile nel complesso (dopo qualche ora in compagnia di una liceale potreste finire sull’orlo del suicidio per la noia o in galera per le stesse ragioni) non ho mai conosciuto uomini sinceri che non le trovino sessualmente appetibili e sono mosche bianche quelli che, al dunque, si tirerebbero indietro, nonostante regni sovrana quando questi casi, comunissimi, vengono resi pubblici.

Il tiro al bersaglio contro il "gigante", reo di aver ghermito una "bambina", è uno degli sport giornalistici più in voga in questi tempi di moda forcaiola.

Nonostante la tentazione poliziesca però sembra che stavolta riesca difficile sbattere il mostro in prima pagina. Infatti da ieri Valter Giordano, insegnante di italiano e storia al liceo socio-pedagogico Soleri, 57 anni, arrestato per abuso e "pedofilia" è stato trasferito agli arresti domiciliari. E in sua difesa si levano le voci di chi lo conosce bene, tra cui, oltre al figlio, anche professori e studentesse del suo liceo.

Gli si contestano la detenzione di materiale pedopornografico (fotografie che lui ha scattato o si è fatto scattare durante gli incontri sessuali) e il plagio nei confronti di 2 studentesse in "stato di sudditanza psichica" "con attività manipolatoria mantenuta nel tempo”. Piace ai giornali usare questi termini altisonanti, come piace sottolineare che le due ragazze vivessero situazioni familiari complicate ed erano alle prese con "aspetti depressivi significativi", "disperatamente alla ricerca di qualcuno che le capisse, le valorizzasse, le amasse".

Parlare di pedofilia riferendosi a un rapporto consenziente tra un adulto e una ragazza di diciassette anni appaga il pruriginoso puntiglio giudiziario. Che nei casi più eclatanti, facendo leva su un moralismo becero, offre ai politici e agli intellettuali facili argomenti per contendersi il ruolo di campione del politicamente corretto dell’anno.

Ma è difficile pensare che sia giusto condannare un uomo perché quattro anni fa ha avuto un rapporto sessuale consenziente con una diciassettenne che non ha e non ha mai avuto alcuna intenzione di denunciarlo. Che sia colpevole di qualcosa è inevitabile. Dabbenaggine, nel migliore dei casi. Ma come si fa a non capire che non si devono MAI mandare sms compromettenti in un mondo in cui l’amore per le “intercettazioni” che ha dato origine al fenomeno televisivo del grande fratello ha trasformato le intercettazioni giudiziarie in un nuovo genere letterario? E soprattutto di pessimo gusto.

Un professore quasi sessantenne di cui si loda la cultura umanistica (testimoniata dalle sue letture di Dante come quelle di Benigni) come può avere una relazione sentimentale con una ragazzina per quasi 3 anni?

Ecco, secondo me il fatto più grave: gli scambi di sms pieni di smile e abbreviazioni ("…dolce e obbediente che mi mandi in paradiso. Mai un no. …:-)" "La bravissima sei tu, dolce e senza complessi", "Io non pensavo si potessero fare queste cose, xò mi piacciono un sacco", "Cmq auguri a noi e ai nostri 2 anni e 8 mesi:) ti amo me ne sn dimenticata lunedì") e gli incontri pomeridiani perché la notte gli era proibita ci restituiscono l’immagine di una liaison cialtronesca, priva di ogni fascino, di ogni dominio, di ogni estetizzazione letteraria.

Si potrebbe approfittare di questo caso in cui l’eco dell’opinione pubblica più manettara stenta a propagarsi per lanciare un appello perché si costituisca una polizia estetica che sanzioni, se non penalmente, almeno civilmente, chi viene trovato in flagranza di cattivo gusto.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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