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Courtesy of Auto e moto d'epoca press office
Lifestyle

Auto epoca, perché una passione snob è diventata pop

Le vetture del passato piacciono sempre più anche ai Millennial. E, da nicchia per pochi, sono ormai una tendenza trasversale

Da smontare c’è un intero immaginario, almeno quello che ragiona con il pilota automatico: no, le auto d’epoca non sono più solo una cura contro la noia per ricconi esagerati, che tra un raduno e una sfilata sorseggiano champagne sui prati immacolati di villoni di periferia. Ancora meno sono un antidepressivo per over nostalgici, che custodiscono in garage l’ultimo rifugio di un passato sbiadito. Da snob, queste antenate con le marce sono diventate pop. Da nicchia âgé, hanno generato un fenomeno fresco e trasversale: «Le vetture di ieri piacciono sempre più ai giovani perché li incuriosiscono. Le percepiscono come oggetti di design, ne riconoscono il carattere, ne apprezzano l’odore e i rumori. Quei graffi di carattere che sono stati azzerati dai costruttori di oggi». Parola di Mario Carlo Baccaglini, l’organizzatore di «Auto e moto d’epoca», uno dei principali saloni di settore in Europa.

La prossima edizione, in programma a Padova dal 24 al 27 ottobre, sarà la numero 36 e ospiterà 5 mila modelli in vendita, oltre a una selezione sterminata di ricambi. Quella dell’anno scorso ha raccolto circa 120 mila visitatori: «Tra cui tanti ragazzi» conferma Baccaglini «che con poche migliaia di euro comprano un’eccezione in un’epoca di standard». C’è chi sposa il «dress to impress», la moda come veicolo per rompere con gli schemi ovvi. E chi, letteralmente, li infrange tramite il veicolo che guida.

Nanna-youtuberGiovanna Parascandolo

Tra loro, anche Giovanna Parascandolo, 23enne romana investita dalla passione incontenibile per le Fiat 500 d’antan: «Mi sono innamorata del cruscotto» spiega. Ha acquistato un rottame e ha imparato sulla bottega universale per apprendisti moderni (internet) come resuscitarlo: «Grazie ai suggerimenti di altri impallinati, sono arrivata a rimontare il motore nella mia cameretta. I miei genitori erano disperati» ricorda ridendo. Anche un po’ per dimostrare agli scettici che ci sapeva fare, Giovanna ha aperto un canale su YouTube, «Nanna’s garage», in cui, armata di guanti blu, la si vede passare con disinvoltura dall’impianto elettrico alle trasmissioni. Il risultato? Un successo da quasi 700 mila spettatori totali. E visto il pubblico di riferimento del mezzo (YouTube, non la 500), si tratterà perlopiù di Millennial e dintorni. Che poi sono i protagonisti del vero trend capace di svecchiare e irrobustire l’universo dell’auto d’epoca: le «Youngtimer». Al netto dell’ennesimo anglismo, ci riferiamo alle macchine prodotte del 1980 al 2000. Quelle parte della solita maledetta categoria degli anni che corrono, del «sembra ieri, invece era un sacco di tempo fa». Dalla Peugeot 205 alla Renault Clio, per tutte è la stessa metamorfosi: da protagoniste di milioni di post-adolescenze, hanno raggiunto il rango di pezzi da collezione. A costi non siderali, l’opposto delle sportive di lusso.

L’ultimo numero della rivista tricolore loro dedicata, che si chiama giustappunto «Youngtimer», ha piazzato in copertina la Fiat Ritmo. Il che rende evidente quanto il concetto di auto d’epoca, oggi, sia parecchio più vasto di quanto sia lecito immaginare. Lo certificano i numeri ufficiali dell’Asi, l’Automotoclub storico italiano, il principale ente dedicato al comparto che conta oltre 150 mila soci: l’indotto annuo generato dai veicoli storici è pari a 2,2 miliardi di euro. Per un quarto è turismo legato al settore, il resto arriva dal loro acquisto e dalla loro manutenzione.

Nel proficuo business si sono tuffati anche nomi noti come Garage Italia, fondato da Lapo Elkann, con il progetto Icon-e: l’idea è prendere quattro ruote classiche e applicargli codici e caratteristiche contemporanee, a cominciare da un motore elettrico (così viene anche meno l’obiezione che queste vecchie vetture inquinino troppo). Apripista è stata la Fiat 500 Jolly, ora tocca alla Panda 4x4 disegnata da Giorgetto Giugiaro. Tra l’autunno e l’inverno ne saranno realizzate e svelate cinque varianti in tutto. A firmare la parte audio provvede l’americana JBL, uno dei brand più di tendenza tra i ragazzi e i giovani adulti: a bordo ci saranno un poker di speaker e un subwoofer. Nessuno rimpiange la radiolina gracchiante.

JBL-GarageItaliaDettaglio della Panda personalizzata da Garage Italia con JBL

Nel frattempo, c’è chi non si è limitato a stare al volante ma ha voluto allenarsi per acquistare agilità sotto il cofano. Niente fai da te via web stavolta, ma un autentico master: quello per «Restauratori d’auto d’epoca», che si è concluso lo scorso luglio vicino Milano, alternando sessioni in aula con esperti e officina. Nelle foto di gruppo, una quasi totalità di volti ventenni. Non mancano le opzioni per chi non ha nessuna intenzione di acquistare un’auto, tantomeno di mettersi a recuperarne una: dal 23 novembre (fino al 19 aprile) al Victoria and Albert Museum di Londra è in programma la mostra «Cars», un viaggio nel tempo che ripercorre 130 anni su ruote, a cominciare dalla prima vettura prodotta in serie: la Patent Motorwagen, la capostipite delle auto, dunque pure di quelle d’epoca. E chi non ha in calendario gite londinesi da qui al prossimo semestre, valuti almeno una tappa ad Agrate Brianza, dov’è stato appena inaugurato Memorabilia, uno spazio con varie anime: un ristorante, un cocktail bar, una galleria di oggetti vintage e, soprattutto, un garage di macchine mitiche, come una Rolls Royce appartenuta a Cary Grant. Che senza offesa per i Millennial, è tutta un’altra storia rispetto a una Ritmo.

L’INTERVISTA

«Comprare un’auto d’epoca significa fare propria la storia che ogni vettura custodisce. Quella delle gare che ha corso, i raduni e le esposizioni a cui ha partecipato, la cura e le emozioni che gli hanno riversato dentro i suoi precedenti proprietari». A spiegarlo è Sandro Binelli, capo dipartimento automotive di Finarte, il leader italiano delle aste di queste vetture. La prossima sarà a Padova il 25 ottobre, proprio durante il salone «Auto e moto d’epoca».

Binelli, però tutti gli elementi che cita sono invisibili.

Il nostro compito è renderli visibili ai potenziali acquirenti. Trovando foto, documenti, le testimonianze e le tracce che possano provare le unicità di un veicolo. C’è un enorme lavoro di ricerca alle spalle.

Quali di queste scoperte porterete a Padova?

Varie chicche. Una Maserati 3500 GT usata dal pilota Juan Manuel Fangio per i suoi spostamenti quotidiani in Italia. O una coppia di Porsche 911, una d’epoca e l’altra moderna, con lo stesso bagno di colore. Due gemelle diverse.

È evidente che le aste siano passatempi per ricchi.

Niente affatto. Ci sono lotti da 700 mila euro, ma altri chiudono a meno di 10 mila. Con un investimento non impossibile ci si aggiudica vetture presenti in grandi collezioni, pronte per sfilare a testa alta nei raduni: a volte basta un dettaglio di stile per distinguersi, come un tettuccio apribile. Alcune possono persino candidarsi per correre la 1000 Miglia. L’asta stessa è già una gara tra appassionati, una competizione in cui non esiste il valore assoluto di un’automobile, ma quello che gli si proietta sopra in base ai propri desideri. Entra in gioco una componente irrazionale, passionale, che rende l’intero meccanismo ancora più affascinante.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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