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Botteghe storiche d’Italia

Botteghe storiche d’Italia

Dalla Salumeria Giusti che a Modena è aperta dal 1598, ai secolari Caffè Florian di Venezia o Pedrocchi di Padova, o alla Fiaschetteria dov’è nato il Brunello di Montalcino nel 1888. Un’affascinante mappa ragionata dei luoghi del buon vivere nel nostro Paese.


Bisogna dar ragione al filosofo Karl Popper, almeno in questa occasione. Non c’è una storia, c’è «soltanto» un numero illimitato di storie. Sono quelle ci vengono incontro quando ci si siede a prendere il cappuccino là dove faceva colazione Giosuè Carducci o Giuseppe Mazzini, a sorseggiare un aperitivo nei luoghi in cui Giacomo Casanova scrutava le sue «prede», quando si ordinano i carciofi alla Cavour seduti esattamente al tavolino dove il conte Camillo padre dell’Italia unita era solito consumare il suo piatto preferito.

Sono i pezzi di vita e di fama racchiusi e tutelati nei cento e cento locali storici d’Italia. Un itinerario che aggiunge la leggenda dei secoli alla bellezza degli arredi, all’impeccabile qualità dei cibi offerti, alla raffinatezza delle boiserie, dei bronzi dorati, dei mobili liberty, dei quadri e delle tele o delle biancherie profumate, alle abilità artigiane di maestri cioccolatieri e pasticceri. È nel centenario proustiano una meravigliosa, attraente e raffinata recherche du temp che si può condurre da Bressanone a Palermo, da Venezia a Napoli, da Firenze a Portofino, da Roma a Cortina senza mai interrompere il romanzo dell’Italia del bello.

Anzi, è una delle tendenze del momento. Si può compiere un itinerario a tema per fare un viaggio nel passato godendo attualissime comodità decidendo di dormire in un albergo di duecento anni fa, di fare colazione in un caffè degli artisti, di pranzare a una tavola antica e di fare shopping in una bottega plurisecolare. È l’invito che a ogni inizio ottobre rivolge l’Associazione locali storici d’Italia (www.localistorici.it) con una manifestazione ad hoc che si prolunga per tutto il mese e sconfina anche a novembre. Quelli riuniti dall’Associazione – da 45 anni pubblica una guida dedicata che si può richiedere – sono 200 con un’età media di 150 anni, ma in Italia sono molti di più e l’elenco, nonostante le enormi difficoltà che il turismo e il commercio stanno incontrando in questi anni, si perpetua allungandosi.Sarebbe anche il caso di rammentarsi – con l’antico proverbio maliano – che se è vero che quando muore un vecchio è come se bruciasse una biblioteca, quando s’estingue un’antica bottega è come se evaporasse l’anima di una comunità.

Le norme che proteggono i locali storici funzionano a corrente alternata, perché la legge che tutto sovrasta è quella del canone d’affitto. Capita così che il contenitore resti quello di un tempo, ma il contenuto cambi radicalmente. Là dove si servivano le gozzaniane dolcezze alle «golose» – immortale inno alla voluttà delle cioccolaterie – oggi sovente si vendono mutande. Tuttavia c’è un Italia d’antan che resiste e prospera.Si può fare un tour dei caffè letterari: dal Pedrocchi di Padova che è il più grande di tutti, ai più piccoli il Bicerin e il Mulassano di Torino. Uno dei più famosi al mondo è il Caffè Greco a Roma, che è anche la galleria d’arte più ampia esistente in un locale pubblico: è emozionante sedersi a quei tavoli di serpentino levigati dal tempo e dalle consumazioni.

Poi c’è il Caffè dell’Ussaro di Pisa dove Giuseppe Mazzini incendiava gli animi degli studenti. La teoria dei Caffè è infinita: a Trieste in piazza Unità d’Italia c’è il Caffé Specchi. Qui si può avere l’illusione di conversare con Zeno e i suoi travagli di coscienza così mirabilmente narrati da Italo Svevo. A Venezia al Florian ci si aspetta di condividere un divanetto in velluto rosso con Giacomo Casanova (è questo il caffè più elegante al mondo, seicentesco tutto sticchi e specchi). A Firenze da Paszkowski (per i fiorentini è il Pazzi in riferimento agli eccentrici che nell’Ottocento erano clienti fissi) si sentono arie risorgimentali. Al Caffè Meletti di Ascoli Piceno si sentono nostalgie alchemiche e idee eretiche con Cecco d’Ascoli, al Cova di Milano si respira aria di successi borghesi.

Ci sono luoghi apparentemente minori, ma da dove è passata una grande storia. Così la Fiaschetteria italiana a Montalcino oltre ad offrire il meglio in fatto di Brunello ci ricorda che fu fondata da un giovane garibaldino in cerca di una nuova pace, poi c’è il Caffè del Tasso a Bergamo dove il Generale reclutava i suoi Mille e l’antica Focacceria San Francesco a Palermo dove Garibaldi e i suoi si rifocillarono con pane e panelle. In fatto di gastronomia un brivido assoluto è varcare la soglia della Salumeria Giusti, con annessa Hosteria, a Modena. Fu aperta nel 1598 da signor Giovanni Francesco Zusti iscritto nell’elenco dei «lardaruoli e salsicciari» e da allora non ha mai smesso di affettare.

Così come dalla fine del Settecento a Napoli si può comprare cioccolata da Gay-Odin o a Bassano del Grappa i distillati alla Bottega Nardini. Ci sono le pasticcerie eterne come Sandri a Perugia e luoghi del mito come la Locanda del Cerriglio, nel capoluogo campano, che sta lì dalla fine del Duecento. E poi ci sono i posti imperdibili. Due legati a Ernest Hemingway: il mitico Harry’s Bar a Venezia, l’Hotel de La Poste a Cortina. Raffinatissimo lo Splendido di Portofino, antichissimo e unico a Bressanone l’Elephant Hotel – è stato aperto nel 1490. Sempre nel centro altoatesino c’è un locale ancora più antico dove si mangia: l’Oste Scuro risale al 1200. .

La teoria dei ristornati è infinita. Si va dalla Trattoria della Pesa, a Milano, a un luogo leggendario per gli appassionati di Bacco: l’Antica Bottega del Vino a Verona. Una tavola che dice tutto nel nome è La Matriciana a Roma davanti all’Opera, aprì i battenti per sfamare l’alta borghesia del Regno appena riunito. Ha molto a che fare con l’Unità d’Italia Suban a Trieste, ha moltissimo a che fare con la storia di Napoleone l’Antica Locanda Mincio a Valeggio. Ma forse il locale storico che tutto racchiude narrando la forza evocativa di queste alcove del buono e del bello sta in piazza di Spagna a Roma: è Babingtons la prima sala da tè aperta fuori dall’Inghilterra.

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