Il sesso degli italiani? Breve. Lo dice lo smartphone
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Il sesso degli italiani? Breve. Lo dice lo smartphone

Uno studio realizzato sulla base dei dati di un'app ci colloca al nono posto nel mondo. Gli australiani i primi

Sicuramente breve. Se intenso, non è dato sapere. L’Italia si assesta al 9° posto nella classifica delle performance sessuali più durature. Durata media: 2 minuti e 50. Nemmeno 3 minuti. Una disfatta totale.

Per il maschio italiano (nessuno, nonostante la parità sessuale, si sogna di contare il tempo al piacere femminile, potenzialmente infinito), l’ennesima smentita del mito dei grandi amatori in cui crediamo sempre meno, e in cui, prima o poi, smetterà di credere anche il resto del mondo.

Australian do it better, potrebbe dire oggi Madonna. Ma insomma, secondo questa classifica, non è che abbiamo molto da vantarsi anche nella terra dei canguri, primi, con 4 minuti e 02 secondi.

Al secondo posto gli Stati Uniti (3:45), al terzo il Canada (3:41). Seguono Russia (3:31), Messico (3:23), Spagna (3:22), Regno Unito (2:56) e Francia (2:53). Poi noi, che, possiamo consolarci, battiamo di dieci secondi i cinesi, fermi a 2 minuti e 40.
E questa è la top ten.

Chissà gli altri.

A stilare la classifica è Spraedsheets, un’app dedicata al sesso, gioco di parole tra i fogli di calcolo tipo Excel e le lenzuola. Basta tenere lo smartphone accesso durante l’amplesso, e il diabolico marchingegno, attraverso accelerometro e microfono, registrerà durata, ritmo, rumori e decibel durante (l'eventuale) orgasmo. Nel tempo, i rapporti si sommano, ed ecco una griglia di Excel che riassume la propria vita sessuale (distinguerà se il partner è sempre lo stesso o sempre diverso?).

È assegnato anche un punteggio in base alla prestazione, una cosa tipo: al mattino (che è più facile) 10 punti, la domenica (che vorresti solo guardarti la partita e tirare le cuoia prima che venga lunedì mattina) 20 punti.

I dati, in teoria, salvo spontanee pubblicazioni sui social network da parte di esibizionisti e bari, restano privati. Ma niente impedisce a questi pirati delle app di trarre statistiche generali per farsi pubblicità.

Questa top ten è data dal sondaggio su 13,500 utenti in 133 Paesi, una fotografia agghiacciante, nel complesso, come ogni fotografia realistica, che dimostra come il sesso, e tutta la mitologia che lo circonda, poggia molto più sulle nostre speculazioni intellettuali che sui reali incastri anatomici.

Ora, ogni lettore misurerà mentalmente se stesso, si spera senza scaricare la app che misura il piacere, come se il piacere fosse davvero misurabile e, soprattutto, come se una simile statistica avesse davvero un qualche valore. E trarrà le sue debite conclusioni.

Anche se il punto, limitandosi a guardare i dati, rischia di sfuggire: quale tipo di amante si piazza lo smartphone sotto il cuscino e aggiorna i suoi godimenti come fossero un videogioco?

Non c’è bisogno di essere maschi alpha, deviati da un superomismo coltivato negli anni, per cui tutto riguarda il sesso, a parte il sesso, visto che il sesso riguarda il potere (parafrasando Frank Underwood, alias Kevin Spacey, non Oscar Wilde, perché rubare è lecito e citare è cortesia) per capire che quei 13.500 volontari sono dei ragazzini o degli imbecilli, figli di un tempo sovrastato da imbecillità tecnologiche che non aumentano in sé il numero dei mentecatti, ma danno loro nuovi strumenti di espressione e quindi di espansione.

Se è vero che la maggior parte degli uomini (le donne hanno altri problemi) non sono che i pallidi spettri degli amanti che vorrebbero essere, è altresì vero che la mamma dei cretini è sempre incinta.

Questa statistica non prova nulla, solo la pochezza sessuale di un ammasso di poveretti.

Personalmente, mi piacerebbe piazzare uno smartphone (con installata relativa app) dove so io agli sviluppatori del progetto, per vedere se sono all’altezza delle loro aspettative, o se riescono a perdere perfino dai cinesi. Anche se fosse breve, sarebbe sicuramente intenso.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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