Sii come Bill diventa un magazine. «Mi auguro che comunicare positivo possa aiutare a pensare altrettanto»
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Sii come Bill diventa un magazine. «Mi auguro che comunicare positivo possa aiutare a pensare altrettanto»

Andrea Nuzzo è la giovane mente dietro la fortunata serie di vignette «Sii come Bill». Con il suo approccio divertente e fuori dagli schemi, Andrea ha guadagnato oltre 1 milione di followers su Facebook e dopo cinque anni ha deciso di lanciarsi in una nuova avventura: un magazine online che debutta oggi e che si propone di raccontare l'attualità sotto il segno della positività.


Partiamo dal principio. Come nasce la prima vignetta “Sii come Bill"?

«La prima vignetta è nata per caso, una notte durante le feste di Natale del 2015. Volevo esternare la mia perplessità rispetto alle fake news e ho deciso di giocare in modo ironico e semplice su un argomento che in realtà è una vera e propria piaga sociale. Il successo della prima pubblicazione mi ha fatto capire fin da subito che avrei potuto parlare di qualsiasi argomento serio, rendendolo comprensibile a tutti e strappando una risata. La semplicità è il segreto di Bill, tanto da aver creato il personaggio su Paint, un programma di grafica base che utilizzano anche i bambini più piccoli. È stato il mio modo per trasformare in punto di forza il punto debole del non saper disegnare.

Questo riassume che la filosofia di Bill è la conseguenza del voler sottolineare la sostanza e non l'apparenza. Il messaggio è che tutti possono essere Bill, semplicemente condividendo il suo modo di essere intelligente e invitando gli altri a fare altrettanto».

La fondazione del tuo magazine ti porta dall'universo social a quello dei media tradizionali. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?

«È stata un'evoluzione naturale e necessaria. Infatti erano troppi gli argomenti trattati attraverso i meme, e sapevo che prima o poi avrebbero meritato un approfondimento. Il pubblico delle pagine social condivide il pensiero di Bill e apprezza il suo modo educato di far riflettere su diverse questioni. Il magazine ci permette di focalizzare l'attenzione su avvenimenti che meritano di avere eco. Proprio in riferimento alla prima vignetta di Bill, nella quale consigliavo di fare attenzione alle fonti delle notizie, mi piace l'idea di creare un giornale che diventi un luogo familiare in cui trovare esclusivamente informazioni utili, positive, e soprattutto attendibili».

Un giornale dedicato alle buone notizie, in un periodo decisamente difficile. Perché pensi sia necessario in questo momento?

«Mi sono chiesto come poter essere utile in prima persona in questo momento storico particolare in cui proprio le notizie e la comunicazione partecipano a diffondere un terrore mediatico collettivo. Non sono il primo a sentire quest'esigenza e non mi sono ritrovato da solo a pensare questo. Quando ho proposto il progetto a Monica Landro, direttore responsabile della testata, e Michele Casula, il socio che con me ha investito nel progetto, abbiamo trovato subito un gruppo di persone interessate e pronte a condividere la filosofia. Ci ha unito il desiderio di agire per il bene comune, in modo non convenzionale. La mente ha bisogno di buone abitudini per ritrovare fiducia e speranza nella società e, anche se può sembrare un'utopia, negli esseri umani. In una società dell'informazione fondata sull'emulazione, anche solo portare alla luce avvenimenti e progetti socialmente utili può aiutare il prossimo a diffondere buone abitudini. Mi auguro che comunicare positivo possa aiutare a pensare altrettanto».

Cos'è un “unfluencer", figura chiave della tua redazione?

«Come le buone abitudini, così anche l'educazione e l'utilità sociale hanno necessità di tornare di moda. Mia nonna ogni volta che mi racconta della sua vita trova parole gentili e garbate per descrivere la sofferenza della guerra e la paura che ha dovuto sopportare. Se lei avesse un profilo Instagram con la lettera “k" o “mila" nei follower, sarebbe un “Unfluencer", ovvero personaggio non convenzionale perché andrebbe contro corrente aiutando le persone che lo seguono a riflettere. L'idea da cui è nato questo movimento è che i social, e più in generale il web, hanno un potenziale che potrebbe essere utilizzato infinitamente migliore di come lo si usa ora.

Così abbiamo deciso di utilizzare l'influenza mediatica di alcuni amici e colleghi che, come me, utilizzano il loro seguito indirizzandolo verso una buona educazione e informazione, su tutti gli argomenti possibili. In un momento in cui non è più possibile viaggiare, trovare il bello, come consigliava Proust, è un modo per guardare il mondo con altri occhi».

Il tuo magazine sarà anche su Twitch, piattaforma amata dai gamer. Cosa farete sul sito? Come mai l'avete scelto?

«Twitch è una piattaforma che, come TikTok, nasce con un determinato intento ma si trasforma in tutt'altro nel corso del tempo. Abbiamo visto che ultimamente è stata utilizzata da personaggi pubblici di un certo calibro come Massimiliano Dona, Presidente dell'Unione Nazionale Consumatori che tra l'altro ha una sua rubrica nel Magazine, e questo ci ha permesso di vederla da un altro punto di vista. Ci ha divertito pensare di portare formazione e informazione in un luogo dove l'unica regola è non avere regole. Chi di voi conosce il canale di streaming infatti, sa che quasi tutti lo utilizzano per sfogarsi in ogni modo mentre giocano ai videogiochi. Ci sentiamo un po' dei visionari in questo - e forse anche un po' spericolati - ma è proprio questo che ci dà la spinta per andare avanti. L'obiettivo è unire il sacro e il profano in modo costruttivo, così da provare a incuriosire chi entra nella piattaforma per giocare con argomenti che in realtà interessano tutti. Unidiversità è il titolo del talk show che vogliamo portare su Twitch, e gli argomenti saranno portati da vari ospiti che, attraverso le loro esperienze, potranno aiutare gli spettatori a essere più consapevoli di loro stessi e del loro futuro».

Dopo la conquista dei social e questo nuovo magazine, quali sono i progetti per il futuro?

«Per ora ci stiamo concentrando al 100% sul Magazine. Tanti sono i progetti e le collaborazioni in essere, come ad esempio con Social Warning, il Movimento Etico Digitale che sosteniamo attraverso il giornale per portare nelle scuole formazione e consapevolezza sull'utilizzo dei social. Un progetto estremamente necessario che va a colmare un vuoto lasciato dalle istituzioni. E come questa, tante altre partnership. Mi piace pensare che il Magazine possa avere lo stesso successo della pagina di Sii come Bill, e per far questo dobbiamo concentrarci sul presente. Ciò non toglie però che un paio di assi nella manica per l'inizio del 2021 già li abbiamo pronti. Vi terremo aggiornati».

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Mariella Baroli