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I saggi più belli del 2017

Dieci esplorazioni dentro le nostre società, il pensiero, l'arte e la scrittura, l'economia, la musica. Senza timore di arrivare fino al "rancore" italiano

I SAGGI PREFERITI DI ANDREA BRESSA

Ho molti amici gay, di Filippo Maria Battaglia, Bollati Boringhieri
Un titolo che richiama uno delle più fastidiose formule autoassolutorie di chi vuole celare i propri atteggiamenti omofobi. Da qui parte l'autore per proporre un'interessante analisi di come la politica italiana, dall'Unità a oggi, si pone nei confronti del tema, non senza ipocrisie o aperte ostilità.
La recensione

Milano by night. Quando lo spogliarello era un'arte, di Michele Focarete, Book Time
Un divertente, curioso e breve saggio dal sapore nostalgico, che permette di scoprire il lato nascosto della Milano notturna, dagli anni del Dopoguerra fino quasi ai giorni nostri.
La recensione

Il mistero Arnolfini, di Jean-Philippe Postel, Skira Scrittore, medico e appassionato d'arte, Postel ha costruito un affascinante saggio che ha il sapore del giallo. Il mistero da scoprire si cela nel famoso dipinto del 1434 Ritratto dei coniugi Arnolfini, del pittore fiammingo Jan van Eyck. Una storia corna e fantasmi.
La recensione


I SAGGI PREFERITI DI MATILDE QUARTI

Homo deus. Breve storia del futuro, di Yuval Noah Harari, Bompiani
Lo storico istraeliano traccia un percorso antropologico-filosofico sui processi macrostorici a cui condurranno in un prossimo futuro le ricerche tecnologiche e genetiche compiute tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo. Dalla guerra batteriologica alle problematiche sollevate dal datismo, Harari invita i suoi lettori al pensiero critico.
La recensione.

Teoria della classe disagiata, Raffaele Alberto Ventura, Minimum Fax
Ventura indaga le cause che hanno condotto all'impasse lavorativa ed esistenziale in cui si trova la generazione degli odierni trenta-quarantenni. Senza autocommiserazione, ma con una seria analisi economica e sociologica, Ventura racconta la storia economica dell'ultimo secolo, la scomparsa della borghesia, e le problematiche interne all'industria culturale.
La recensione

La vita segreta. Tre storie vere dell'èra digitale, Andrew O'Hagan, Adelphi
Con tre long-form il giornalista scozzese Andrew O'Hagan racconta l'indeterminatezza, a volte spaventosa, della realtà virtuale. I protagonisti delle sue storie sono Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, Satoshi Nakamoto, inventore del Bitcoin, e Ronnie Pinn, alter-ego digitale con cui l'autore esplora i meandri del dark web e che finisce per acquistare vita propria.
La recensione.


I SAGGI PREFERITI DI MICHELE LAURO

Rivoluzioni, di Federico Ballanti e Ernesto Assante, Arcana
You say you want a revolution, cantava John Lennon nel brano-manifesto del 1968 sul White Album dei Beatles. Lo slogan ispira questo saggio dedicato all'ultima epoca - in termini temporali - caratterizzata dall'intervento diretto delle masse negli eventi storici, come sintetizza il sottotitolo: "L'insurrezione poetica e la rivolta politica. Controcultura (1955-1980)". Azione politica, filosofia libertaria, poesia e musica rock concorrono, in maniera sincretica, a delineare una mappa culturale simile a una lunga cavalcata nel tempo. Con un epilogo provvisorio sugli orizzonti del possibile.

Vite che sono la tua, Paolo di Paolo, Laterza
Paolo di Paolo si traveste nel maestro di italiano che tutti abbiamo sognato di incontrare e racconta "il bello dei romanzi in 27 storie".
Da Le avventure di Tom Sawyer a Esperienza di Martin Amis, passando per Salinger, Calvino, Bassani, Dostoevskij, Tabucchi, Camus, Foster Wallace e moltissimi altri, estrae l'intimo nucleo di un classico come potrebbe fare un cantastorie attorno alle braci di un falò. In un'epoca contrassegnata da una moltitudine di appelli alla lettura - per lo più astratti, noiosi, apocalittici - regala un formidabile stimolo a imbracciare un libro come una chitarra, cioè a "fare entrare nella propria vita molte più persone di quelle che davvero riusciamo a incontrare per strada".
Un manuale di emozioni in una lingua chiara e appassionante. Per tutti.
La recensione.

Nudge - La spinta gentile, di Richard H. Thaler, Cass R. Sunstein, Feltrinelli
Uscito originariamente nel 2009, il libro che ispirò Obama in campagna elettorale è stato riproposto con successo nell'anno in cui il suo artefice ha vinto il Nobel per l'economia: Richard H. Thaler, studioso degli effetti che hanno i fattori psicologici e cognitivi sulle scelte economiche degli individui.
Secondo la filosofia del paternalismo libertario, un pungolo (nudge) dall'alto, una spinta gentile, spesso è in grado di ridurre la nostra fallacia nelle scelte di ogni giorno. Con una miriade di esempi quotidiani, uno stile brillante e divulgativo, l'autore dimostra che tendiamo a premiare chi ci propone una soluzione predeterminata, una scorciatoia, anche quando essa non è affatto trasparente. Ecco allora l'importanza degli incentivi, come la famosa mosca adesiva al centro dell'orinatoio, e dei disincentivi, come il controverso cap-and-trade (vuoi inquinare? allora paga): per creare le condizioni in cui sia più facile – o addirittura "di default" – fare la cosa giusta.


Il decimo saggio che proponiamo è invece anomalo. È il 51° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2017 del Censis.
Lettura un po' faticosa, sia per i temi affrontati, sia per la prosa e il linguaggio fra sociologia e economia e psicologia sociale: costrette a cercare le metafore adeguate per descrivere fenomeni complessi e generali e spesso fatoicosi da abbracciare.
Ma è una lettura che aiuta a capire cosa succede: sui luoghi di lavoro, negli autobus, allo stadio, in coda ai semafori, nelle scuole. E a comprendere le parole che, anche quando non sono pietre, sono cose, diventano fatti duri e spessi.
Esemplari sono le prime cento pagine; che da sole forse bastano (tra l'altro sono scaricabili in pdf gratuitamente dal sito del Censis).
In esse -La società italiana al 2017- troviamo davvero lo sforzo di sintesi delle persone del Censis, per rappresentare il paese.
Ne riporto un pezzo, l'ormai famosa parte sul "rancore":

Il rancore è di scena da tempo nella nostra società, con esibizioni di volta in volta indirizzate verso l’alto, attraverso i veementi toni dell’antipolitica, o verso il basso, a **caccia di indifesi e marginali capri espiatori, dagli homeless ai rifugiati. È un sentimento che nasce da una condizione strutturale di blocco della mobilità sociale, che nella crisi ha coinvolto pesantemente anche il ceto medio, oltre ai gruppi collocati nella parte più bassa della piramide sociale. (Pagina 16.)

Per divagare

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