Rondoni: "L'arte e la cultura devono essere libere"
Le riflessioni del poeta costretto alle dimissioni dal Centro di Poesia Unibo per questo intervento al Paladozza alla manifestazione di Salvini
Se l'arte ha come orizzonte massimo il "politico" è facile che gli artisti o i critici, soprattutto mediocri, usino la cultura confondendola con gli argomenti politici. È facile che se la politica è per costoro l'unica cosa importante, l'unico idolo, sottomettano tutto a valutazioni politiche, spesso banali e da bar. Mentre gli artisti veri e grandi non hanno mai avuto la politica come ultimo orizzonte di valutazione. E come un sacco di mezzi poetucoli e criticuzzi mi hanno imputato con strali e offese -a volte grottesche- di aver parlato di poesia e cultura dinanzi a cinquemila leghisti (mentre invece chissà come mai Camilleri poteva urlare le sue orrende poesiuole antiberlusconiane nei ritrovi di migliaia di ex-post-comunisti e questi tutti zitti) così ci sono quelli che imputano a Handke le sue posizioni sula crisi dei Balcani e come già accade imputano a Ungaretti una dedica a Mussolini (ma a Moravia no e a Picasso non mai il ritratto di Stalin o a Neruda l'ode al dittatore). Tutti segni di idolatria, ovvero di retrocessione dell'arte a pretesto per adorare l'unico idolo, la Politica. Tutti segni, appunto, di cultura da sottobosco politico. Cose di cui l'Itala fatica a liberarsi, perchè utili a tener vivo quel clima da guerra civile che distorce ogni vero confronto democratico e che serve a bloccare il Paese nelle mani dei soliti poteri. L'arte e la cultura devono invece liberare gli sguardi dai blocchi imposti dai veri poteri.
Di seguito pubblico dunque quel che ho detto a un importante ritrovo politico democratico nel nostro Paese, al Paladozza di Bologna. Che altri leader invitino altri poeti se li conoscono e ne stimano il contributo. Questo sarebbe bello vedere invece che la bassa canaglia dei frustrati e degli invidiosi, o quella degli intolleranti, di quelli che sono talmente rincoglioniti dalla loro ideologia divenuta segatura nel cervello, per i quali la democrazia vale ma a patto che tu non esista. Ringrazio il maestro Nazzareno Carusi che su queste pagine ha reagito a questi atteggiamenti di bassa lega, e pubblico il mio discorso, fatto a braccio e rimesso in appunti da qualcuno dei presenti.
"Se un poeta è qui è perché la poesia è l’arte della bellezza, e della libertà.
L’arte e la cultura devono essere libere.
Io non sono né di sopra né di sotto, né di destra, né di sinistra…l’arte è libera, la cultura è libera.
Questo un po’ se lo sono un po’ dimenticato da qualche parte, e invece va ripetuto, perché la vera cultura è quando si ha il coraggio di pensare, di non andare dietro i luoghi comuni imposti, di criticarsi e criticare con libertà, e occorre questo, occorre nuovamente cultura in Italia.
Pensate che Pasolini (un poeta nato a Bologna) nell’ultimo discorso che aveva preparato prima che lo ammazzassero, e che non ha potuto fare, diceva, profetizzando l’epoca che abbiamo appena vissuto, che in Italia ci sarebbe stato un nuovo tipo di chierico, usava questa parola per dire intellettuale, un chierico di sinistra che avrebbe usato certe parole "libertarie" per imporre i propri luoghi comuni.
È quello che è avvenuto spesso in questi 40 anni: non si può discutere di certe cose, han ragione sempre quelli.
Un grande scrittore come Manzoni diceva che il sugo della storia lo capisce il popolo, lo capiscono Renzo e Lucia, non necessariamente il direttore di Repubblica, non per forza il direttore del Corriere della sera.
Ci sono stati un sacco di chierici che invece volevano spiegarci il sugo della storia.
Io sono un po’ anarchico, sono romagnolo, sono di Forlì, quindi sono di temperamento un po’ anarchico, cristiano anarchico di rito romagnolo, e quindi non amo avere dei padroni in terra, semmai amo avere dei patroni in cielo ma dei padroni in terra no.
Ho provato a pensare a tante cose che stanno succedendo, e la poesia è anche un grande modo per amare e per conoscere la propria terra.
Qualcuno forse si ricorda il nome di Giovanni Pascoli, grandissimo poeta romagnolo che canta la campagna, il lavoro degli umili, e del mistero delle notti e canta della piadina. Abbiamo in Emilia Romagna anche un altro grande poeta che invece viene dall’appennino emiliano, Attilio Bertolucci, che canta invece il lavoro degli appennini, delle castagne, la casa della famiglia, gli smarrimenti, insomma i poeti hanno dato voce a questa terra.
Poi c’è un poeta meraviglioso, lo coglio citare qui, ci tengo molto, che è nato a Bologna, si chiama Guido Guinizzelli che avrete visto sui libri di scuola. È colui che ha inventato in Italia il dolce stil novo, colui che ha detto che l’uomo si nobilita puntando sull’amore e sul desiderio non su quello che ha, che possiede. Non sei nobile se hai molto, sei nobile se senti molto, se sei capace di amare anche qualcosa che non possiedi.
La grande poesia d’amore è nata qui, è nata su questa terra.
Lo voglio ricordare, ed è questo se permettete il piccolo consiglio che un poeta può dare a chi fa politica con grande rispetto e umiltà: puntate sul desiderio, questa terra deve ripuntare sul desiderio, sul fatto che c’è gente che dal basso ha fatto tante cose belle, nel campo sociale, culturale, in campo imprenditoriale, puntate sul desiderio della gente, bisogna fidarsi del desiderio della gente.
Questa invece è una terra dove la politica spesso ha voluto organizzare tutto, cercando un sistema perfetto, indiscutibile. Ma pensate che a Bologna qualche anno fa un bambino è morto di freddo in piazza maggiore, mentre si diceva che c’è un sistema perfetto. Non esiste un sistema perfetto, e quando si vuole costruire un sistema perfetto in qualche modo si sbaglia.
Allora non illudiamoci di costruire un sistema perfetto ma cerchiamo di valorizzare il desiderio delle persone, il cuore delle persone.
È una terra che ha dato anche molti santi, tanti missionari che sono andati lontano, non gente che fa il buono all’ultimo miglio, perché a fare i buoni all’ultimo miglio sono capaci tutti, mentre c’è bisogno di gente buona veramente, gente che si impegna con i problemi veramente. A fare i buoni all’ultimo miglio siamo capaci tutti, non costa nulla.
Invece abbiamo avuto grandi santi, grandi missionari che sono andati in giro per il mondo.
Poi voglio ricordare le ultime due cose, ne parlavamo prima con Matteo, c’è stato un grande cardinale a Bologna, si chiama Biffi che veniva dalla terra ambrosiana perché queste terre sono legate, non è vero che esiste una frattura tra la Lombardia e la Emilia- Romagna.
La cultura è stato un continuo attraversamento di queste cose, san Carlo Borromeo era amatissimo a Bologna. Ecco allora Biffi usò un espressione che è rimasta memorabile: questa è una terra che rischia di essere sazia e disperata perché la speranza non viene dall’avere. Un'artista non può che dire questo, non hai più speranza perché hai più soldi. C'è un sacco di gente ricca e disperata. La speranza viene solo se si prende sul serio il proprio cuore, il proprio desiderio come dicevo prima. E la politica può aiutare questo, oppure può sostituirsi al desiderio della gente a sostituirsi alla volontà di fare. Bisogna ripartire da qui, dalla speranza che nasce dal cuore. Un mio grande amico e padre che è stato don Giussani, diceva ai politici, “mi raccomando prendete sul serio il desiderio della gente, le opere che nascono dal basso, quando uno desidera e ama si organizza, prova a fare qualcosa per il bene degli altri”.
Se invece vuoi organizzare tutto dall’alto il desiderio diminuisce e infatti in questa regione è diminuito il desiderio di fare. Parlate con chiunque...Permettetemi, per finire, di ricordare queste cose agli amici che faranno politica direttamente.
Fare politica non è il mio compito, ma io ho sempre avuto rispetto della politica contrariamente a molti intellettuali che sparano contro i politici. Spesso sono intellettuali che non si sono mai occupati di nulla se non di se stessi. Mentre invece occuparsi degli altri è più difficile, per questo non ho mai sopportato la retorica di tanti intellettuali che sparano contro i politici a costo zero. È troppo semplice, prova tu a fare un piano regolatore, prova tu a fare una legge per le cooperative, prenditi tu cura della sanità. Bisogna avere rispetto di chi fa politica, criticare, ma avere rispetto.
L’ultima cosa che voglio dire agli amici che fanno politica è di non dimenticare quella fiamma, quel fuoco che è all’origine del loro impegno. Si può chiamare senso religioso, senso del reale, desiderio, ma non bisogna dimenticarselo mai, e per non dimenticarselo, non bisogna guardarsi allo specchio ma bisogna scegliersi gli amici giusti, quelli che ti aiutano a ricordarlo, bisogna scegliersi la compagnia giusta. Io spero che voi siate una compagnia giusta per il desiderio di tanta gente in questa regione. Grazie"