Perché gli USA hanno vietato software Kaspersky agli uffici governativi
Un mese per fare l’elenco di quelli usati, due per proporre alternative, tre per eliminare ogni traccia. La paura di un intrigo con Mosca
Donald Trump ce l’ha fatta. Dopo un paio di tentativi, il Presidente è riuscito a far emettere un bollettino che vieta ogni software di Kaspersky negli uffici governativi sparsi per tutta l’America. A luglio la prima avvisaglia, poi il silenzio e ora il diktat e l’ultimatum.
Il motivo? La paura che l’immensa compagnia di sicurezza russa, che serve oltre 400 milioni di clienti al mondo, abbia legami con Mosca, anzi, la aiuti a bucare i server statunitensi e a rubare i segreti dell’esercito a stelle e strisce.
Cosa succede: il ban
La direttiva emessa dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) prevede tre tappe che porteranno al divieto dei prodotti sviluppati dai famosi Labs. La prima consiste nel redigere, entro 30 giorni da oggi, un elenco dettagliato delle unità, uffici, organizzazioni riconducibili al governo, che usano i programmi di Kaspersky, annotando versione e numeri di utenze attive.
Entro il secondo mese dovranno arrivare sul tavolo del DHS le alternative individuate a sostituire i software attuali, mentre nei 30 giorni successivi avverrà il vero e proprio ban, una sorta di radiazione del marchio dalle stanze del potere.
L’intrigo con Mosca
Seppur non esistano evidenze di un nesso tra le operazioni Kaspersky e quelle del governo russo, la Difesa degli Stati Uniti non vuole rischiare ulteriormente, dopo il rilascio di vari report da parte di specialisti di cyberwar che riconducono recenti attacchi contro aziende e centrali americane ad hacker vicini al paese guidato dal primo ministro Medvedev.
Questa la versione ufficiale dell’agenzia: “Il Dipartimento è seriamente preoccupato dei legami tra alcuni dipendenti e alte cariche di Kaspersky e l’intelligence russa, così come con altre organizzazioni di spionaggio governative. Il rischio che Mosca, da sola o con la stessa Kaspersky, possa capitalizzare le conoscenze informatiche per accedere ai sistemi federali è alto e mette a repentaglio la sicurezza nazionale”.
Escalation di sospetti
Non c’è mai stata grossa simpatia tra Kaspersky e Washington, anche ai tempi di Obama, ma le cose sono peggiorate da quando gli USA hanno cominciato ad accusare la Russia di aver interferito con le lezioni presidenziali del 2016, sfruttando tecniche digitali.
Via dai negozi
Il timore è tale che anche singoli utenti e catene commerciali stanno seriamente pensando di abolire la vendita dei principali antivirus sfornati dal team internazionale. La scorsa settimana Best Buy ha ritirato tutte le copie nei negozi e online dei software, tirando in ballo i noti dubbi sullo spionaggio oltreoceano.
Kaspersky e Mosca: amore inseguito
Kaspersky Lab ha 33 uffici in tutto il mondo, anche negli USA, ma il suo quartier generale è a Mosca. I suoi concorrenti sono brand storici nel panorama della difesa digitale personale e aziendale: Norton, McAfee, Panda; insomma gente di un certo peso che si può essere battuta solo con qualità e professionalità.
Come abbiamo scritto diverse volte, il capo dei Labs è Eugene Kaspersky (qui la sua storia), che da giovane ha studiato presso un istituto partner del KGB, servizi segreti del Cremlino. Dopo la scuola ha lavorato per il Ministro della Difesa e poi ha dato il via alla compagnia che porta il suo nome.
Insider o no?
Rispondere Si o No alla domanda Kaspersky è un insider di Mosca? non è possibile, perché davvero non si hanno oggi prove sufficienti a far pendere l’ago della bilancia dall’una o dall’altra parte. Se dovessimo sospettare precedenti intrallazzi tra i due soggetti allora non avremmo grossi dubbi: qualche anno fa aveva beneficiato di un fondo extra da parte della Banca Centrale della Russia, una misura che il governo non concede a tutti, non senza qualcosa in cambio.
L'ultimo scoop
A far aumentare ancora di più i sospetti ci aveva pensato a luglio il sito Bloomberg che affermava di aver ottenuto uno scambio di email tra Eugene e alcuni capi di Kaspersky in cui si discuteva di un certo programma di spionaggio, richiesto dal servizio di intelligence russo FSB (l’ex KGB), e pronto per essere consegnato. Magari proprio quello che serviva per infiltrarsi nei computer federali.
La risposta: nessun legame
Kaspersky Lab non ci ha messo molto a rispondere al ban degli USA. Ecco un estratto del comunicato diffuso qualche ora fa
“Più dell’85% del fatturato dell’azienda proviene dall’esterno dei confini russi, un’ulteriore dimostrazione che una collaborazione non appropriata con qualunque governo sarebbe dannosa per il suo bilancio. Queste continue accuse ignorano che, nei suoi 20 anni di storia nel settore della sicurezza IT, Kaspersky Lab ha sempre rispettato i più elevati standard di etica commerciale e sviluppato tecnologie affidabili".