Gli OneRepublic in concerto a Milano: la recensione
La band in Italia per il "Native World Tour": dalla famosissima "Apologize" alla nuove hit "Counting Stars" e "I Lived"
Abbiamo iniziato a conoscerli per la loro hit Apologize, ormai otto anni fa. Da allora, la carriera degli OneRepublic è stata tutta in salita. Tre album alle spalle, l’ultimo dei quali, “Native”, ha venduto 3.8 milioni di copie nel mondo. Ieri sera, una delle due tappe italiane del loro tour a Milano (il 9 giugno saranno sul palco dell’Anfiteatro Camerini in occasione dell’Hydrogen Festival di Piazzola sul Brenta, Padova). E noi c’eravamo.
La data milanese del loro “Native World Tour” non ha registrato un sold-out: il parterre è pieno fino a metà e la parte superiore delle gradinate è chiusa. Nonostante questo, un pubblico a dir la verità molto eterogeneo aspetta la performance degli OneRepublic.
Il concerto si apre con Light It Up. Si passa velocemente ad altre hit come le famosissime Secrets e Counting Stars. La band inizia a farsi conoscere meglio. Non mancano assoli del chitarrista e fin da subito si percepisce di avere di fronte una band di tutto rispetto. Ma la conferma di questo si ha da metà concerto in poi, momento dal quale - con Stop And Stare e Something I Need - gli OneRepublic dimostrano tutto il loro valore. Dal vivo emozionano, non esagerano. Non sono vittime della megalomania caratteristica di molte star americane. Non presentano uno spettacolo, non sono attori in uno show che vuole provocare, sconvolgere: sono musicisti e presentano semplicemente la loro musica. Con passione e professionalità.
Tutto questo si percepisce dai giochi di voce del frontman e cantautore Ryan Tedder che non perde occasione per impreziosire l’esibizione con il suo particolarissimo approccio vocale. Tra le canzoni degne di nota, la famosissima Apologize, proposta in una emozionante versione piano e violoncello. Poi, strano (ma piacevole) ascoltare la band del Colorado nelle cover di Budapest e Stay With Me: la loro duttilità vocale e strumentale è qui esposta senza esagerazioni né eccessive modifiche delle versioni originali.
Good Life, invece, è stata dedicata dagli OneRepublic all’Italia, in particolare a Milano. Durante l’esibizione, proiettate su uno schermo le immagini del nostro Duomo, del Castello Sforzesco e, in generale, di tutti i nostri luoghi che fanno veramente credere che in Italia si viva una vera “good life”. Coincidente con la fine dell’esibizione, la nostra bandiera tricolore alle spalle della band. Un momento che sicuramente ogni fan italiano ha apprezzato.
Prima della (carichissima) conclusione del concerto con If I Lose Myself, una cover della famosissima What a Wonderful World di Louis Armstrong. La conferma che per emozionare non è necessario alcun effetto speciale di particolare efficacia. La vera musica, se c’è e se è valida, basta. Ed emoziona.