Come ti porto una bomba sull'aereo
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Come ti porto una bomba sull'aereo

Avvicinarsi ad un aereo e portare a bordo esplosivi o armi non è poi così difficile. Quanto accaduto all'aereo malese ne è la prova

Far esplodere un aereo? E’ una cosa fattibile. Lo può fare chiunque e non c’è bisogno di imbarcarsi con un passaporto falso. La riprova di quanto i controlli ai varchi aeroportuali siano dei veri e propri bluff lo dimostra proprio il giallo del volo della Malaysia Airlines scomparso due giorni fa: due uomini imbarcati con passaporti rubati, dunque documenti falsi, che non sono stati neppure controllati. "Anche se e' troppo presto per speculare su un possibile collegamento tra i passaporti rubati e l'aereo scomparso, e' molto preoccupante che dei passeggeri siano stati in grado di imbarcarsi su un volo internazionale con un passaporto rubato e registrato nella banca dati dell'Interpol", ha dichiarato, senza giri di parole, il segretario generale della stessa Interpol, Ronal Noble.

Comunque portare a bordo di aeromobili armi ed esplosivi, così come tonnellate di droga, è davvero semplicissimo. E i metodi vengono spiegati con dovizia di particolari nelle decine di testimoniante di piloti e addetti alla manutenzione degli aerei, raccolte nel libro edito da Chiarelettere “Paura di Volare. Da indagini e testimonianze segrete ecco chi imbroglia sulla nostra sicurezza”. Ecco alcuni dei modi possibili per dirottare o introdurre materiale “pericoloso" a bordo di un aereo.

Equipaggi. Mentre i passeggeri vengono letteralmente spogliati e controllati ai raggi x, interi equipaggi, non effettuano i controlli ovvero non passano sotto i metal detector. E questo accade, secondo i piloti, molto frequentemente. Mentre per i piloti non è certamente necessario portare un’arma a bordo per dirottare un aereo, come ha dimostrato il caso dell’aereo decollato da Addis Abeba e diretto a Roma e dirottato dal copilota su Ginevra, in Svizzera lo scorso 17 febbraio, gli equipaggi invece potrebbero farlo solo attraverso l’uso di un’arma, di una pistola, di una bomba o comunque di un liquido esplosivo.

I portavivande. Questi carrellini d’acciaio che in gergo vengono chiamati ‘trolley’ che contengono bibite e pasti per i viaggiatori, in realtà potrebbero essere facilmente imbottiti di esplosivo oppure di armi. I carrelli, infatti, vengono confezionati direttamente all’interno delle ditte appaltatrici del servizio e una volta riempiti con l’occorrente, vengono sigillati. Verranno aperti solo una volta caricati a bordo. Per far esplodere un aereo in volo, dunque, basta che un addetto della ditta appaltatrice inserisca una bomba a timer all’interno di uno di questi trolley e lo sigilli. I portavivande vengono successivamente caricati sui camion e portati direttamente sottobordo. Neanche i camion, spesso vengono controllati. Se all’interno vi sono delle armi e non bombe, basta che vi sia un solo complice a bordo. Che può, ovviamente, anche essersi imbarcato con documenti non falsi.

Area “sterile”: I contenitori, i panini, i dolci non confezionati, le bottiglie di acqua o di altri materiali come ad esempio profumi che si trovano all’interno della cosiddetta “area sterile” vengono tutti controllati? Secondo le testimonianze di molti piloti e addetti, i dipendenti dei punto ristoro e dei negozi “duty free” entrano ed escono con le vivande senza passare dal metal detector. “Nascosto all’interno di un panino o sotto un vassoio di dolciumi – spiegano i piloti – possono essere introdotte con una facilità disarmante qualsiasi tipologia di armi: da pistole ad pezzi di fucili. Una volta oltrepassato il controllo doganale e del metal detector, un potenziale terrorista, può facilmente assemblare e portare direttamente a bordo”.  Dunque i controlli fatti al metal detector sono al quanto  inutili. Per non parlare poi dell’assurdità di sequestrare bottigliette di acqua, succhi di frutta o confezioni di profumo.

Addetti alla manutenzione. “Non esiste un vero e proprio controllo dei tecnici e dei meccanici che lavorano sottobordo e a bordo degli aeromobili- spiegano gli stessi dipendenti delle società di servizi aeroportuali- spesso entriamo ed usciamo dall’area sensibile senza che nessuno ci perquisisca”. E la riprova che i tecnici possono far entrare ed uscire dall’aeroporto così come piazzare o contrabbandare sostanze “pericolose”, è nelle numerose notizie di cronaca. A Fiumicino, ad esempio, 4 trafficanti di droga sono riusciti ad indossare la tuta da lavoro dei tecnici della ditta appaltatrice dei servizi e salire a bordo per “ritirare” dalla “botola” presente nella cabina di pilotaggio 15 chilogrammi di cocaina purissima ‘spediti’ dal Sudamerica. Evidentemente, la stessa facilità di “accesso” all’aeromobile l’avevano avuta anche i “colleghi” d’oltreoceano. Stessa identica cosa anche per gli addetti al rifornimento carburante.

Se invece il Boeing 777 delle Malaysia Airlines in rotta tra Kuala Lumpur e Pechino non è stato dirottato, la scomparsa dal radar, senza neppur avere lanciato un segnale di mayday, potrebbe ricondursi anche ad un guasto tecnico dovuto alla scarsa manutenzione degli aeromobili. Nel libro “Paura di Volare” viene spiegato come con la crisi economica si registri un incremento dell’utilizzo di pezzi di ricambio non originali (bogus parts ndr.) o provenienti da vecchi aerei precipitati o “rottamati” nella manutenzione ordinaria dei vettori. E non solo di quelli asiatici. In questa “mega truffa” sulla sicurezza dei passeggeri sono coinvolte moltissime compagnie aeree di tutto il mondo. Anche il Civil Service Bureau di Hong Kong ha spiegato come nel 2014 il volume di affari del solo settore di ricambi aerei raggiungerà i 1.500 miliardi di dollari. “E se consideriamo anche solo il 7 per cento di questi ricambi come non originali- spiega Arturo Radini, esperto di bogus parts, perito ed ex comandante - il loro valore raggiungerà i 105 miliardi di dollari”.

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Nadia Francalacci