Un tamburo contro l'evasione fiscale
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Un tamburo contro l'evasione fiscale

In India percussionisti improvvisati suonano sotto casa dei debitori fino a quando non pagano

La foto di questa settimana ci riporta in India, in un periodo in cui in parecchi stati si avvicina la scadenza ultima per saldare gli arretrati con il fisco. E se vi state chiedendo per quale motivo abbiamo associato tasse e tamburi, sappiate che questa scelta non è stata fatta perché in qualche angolo particolarmente arretrato del Subcontinente chi non dispone della liquidità necessaria per versare quanto dovuto può scegliere di risarcire il governo con "beni alternativi", ma perché anno dopo anno aumenta il numero di municipalità che ingaggiano gruppi di percussionisti più o meno professionali per riportare gli evasori sulla retta via.

A questo punto, però, dobbiamo capire in che modo suonatori di tamburi il più delle volte improvvisati possono riuscire ad avere la meglio su imbroglioni navigati. Ebbene, anche in questo caso la risposta può sorprendere: il compito dei percussionisti è infatti quello di indurli a rispettare la legge per...sfinimento. Vale a dire per l'incapacità di riuscire a sopportare, anche solo per un istante in più, il rumore assordante dei loro strumenti. 

Le squadre di tamburi vengono generalmente inviate a "fare rumore" davanti alle aziende che notoriamente non pagano le tasse o alle case dei debitori noti. Nella speranza che per evitare di ritrovarsi a vivere questo incubo in prima persona altri evasori decidano spontaneamente di saldare i propri debiti col fisco. I percussionisti restano davanti all'azienda o all'abitazione segnalata dalle autorità per giorni e giorni, fino a quando non cambia qualcosa.

Questo metodo apparentemente sconclusionato, infatti, funziona. In parecchie cittadine tra il 15 e il 20% delle persone fisiche e giuridiche tradizionalmente insolventi hanno ricominciato a pagare le tasse. Non del tutto, ovviamente, ma la differenza si nota. Anche perché il problema dell'evasione ha raggiunto in India livelli che non hanno precedenti. La Banca Mondiale ha calcolato che solo il 3% della popolazione paga regolarmente le tasse. E questo non perché la maggior parte degli indiani sia poverissima e quindi esente o perché tanti lavori pagati male siano gestiti con trasferimenti di denaro contante impossibili da monitorare, ma perché nessuno crede sia opportuno versare al fisco quanto richiesto. Al punto che solo nei primi tre mesi del 2013 pare siano andate perdute entrate per un valore complessivo di diciassette milioni di dollari.

In passato New Delhi aveva contribuito alla lotta all'evasione finanziando un telefilm il cui protagonista, un attore molto famoso, spiegava ai suoi fedelissimi quante cose l'India avrebbe potuto costruire o migliorare se tutte le tasse fossero state versate. Senza ottenere alcun risultato. Qualche tempo fa ci ha riprovato coi tamburi. Che sia davvero questa la strada giusta..?   

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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