Storia delle elezioni europee in Italia
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Storia delle elezioni europee in Italia

Questo appuntamento ha rappresentato, per il nostro Paese, più che un evento internazionale, un indicatore della situazione politica interna. Ma ora potrebbe cambiare tutto

 

Le elezioni europee hanno una storia relativamente recente; infatti, in origine, dalla nascita della Ceca (Comunità del carbone e dell’acciaio), avvenuto nel 1951, al 1979, quando si ebbero le prime consultazioni, i membri erano designati dagli Stati membri. L’atto di nascita ufficiale delle elezioni dell’Ue è datato 20 settembre 1976, quando i nove ministri degli Esteri dei Paesi aderenti alla Comunità europea, riuniti a Bruxelles, firmarono l’atto che disponeva l’elezione del Parlamento europeo a suffragio universale diretto.

Tra il 7 e il 10 giugno 1979, 180 milioni di elettori di nove Stati (Italia, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Irlanda e Lussemburgo) si recarono alle urne per eleggere, per la prima volta, i 410 membri del Parlamento europeo.

L’89.9% degli italiani si erano già recati ai seggi soltanto una settimana prima per le elezioni politiche anticipate e, diligentemente, quasi tutti tornarono volentieri a votare; anche perché c’era l’opportunità di poter dare il proprio contributo a un evento storico  che, con le dovute proporzioni, lo si poteva paragonare al Referendum del 2 giugno 1946. Il nostro Paese fece registrare la percentuale più alta di votanti con l’86%, contro il 60% di Germania e Francia, e soltanto il 32% della Gran Bretagna che era diventato membro nel 1973 e che sin da subito mostrò la sua diffidenza verso un simile apparato burocratico.

Archiviati i dati storici, sin da subito, queste elezioni, hanno rappresentato, per il nostro Paese, più che una partecipazione a un evento internazionale, un banco di prova e un indicatore della situazione politica interna. Come abbiamo visto nel 1979 l’Italia veniva dalle elezioni politiche anticipate che avevano visto la non vittoria di Dc e Pci, conseguenza della strage di via Fani e della morte di Aldo Moro avvenute un anno prima; tant’è che i due maggiori partiti replicarono il medesimo risultato anche nelle consultazioni europee. Quattro anni dopo, il 18 giugno 1984, il rinnovo del Parlamento europeo fece registrare un risultato epocale, il primo e unico sorpasso del Partito Comunista ai danni della Democrazia Cristiana. Ma, anche lì, c’era una data che ne aveva influenzato l’esito, Enrico Berlinguer era morto l’11 giugno, e sull’onda dell’emozione gli italiani decisero di dare il loro tributo al partito facendo raggiungere la soglia del 33,3% contro il 33% della Balena Bianca.

Passano altri cinque anni e il 1989 segna la fine di un’epoca. Questa volta la data entrerà nei libri di storia con la caduta del Muro di Berlino. Certo, questo avverrà il 9 novembre, ma il mondo stava già cambiando da qualche anno grazie alla Perestrojka di Michail Gorbacev. Le percentuali tornarono a registrare la supremazia della Dc (32,9%) a scapito del Pci guidato da Achille Occhetto che si fermò al 27,6%. Quelle saranno anche le ultime elezioni europee della Prima Repubblica. Cinque anni dopo, nel 1994, e una Tangentopoli e una stagione di stragi e morti di mezzo, sulle schede elettorali compariranno nuove sigle che andranno a sostituire la Dc, il Pci, il Psi e tutti quei partiti che avevano fatto la storia del Paese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

I nomi dei politici e le sigle dei partiti cambieranno dalla Prima alla Seconda Repubblica, ma il significato e il valore di quelle consultazioni rimarrà lo stesso, e cioè capire lo stato di salute del governo in carica e dei partiti e, alla luce dei risultati, valutare le chance di una eventuale crisi.

Arrivando a oggi, una novità nelle elezioni del 25 maggio c’è ed è figlia della grave crisi economica che l’Europa sta attraversando ormai da sei anni. Per la prima volta gli elettori di 28 Paesi, si recheranno ai seggi, non per capire la situazione del proprio Paese, ma per giudicare la politica che l’Ue ha tenuto nel corso del suo mandato, e i rischi che queste possano passare alla storia come le prime elezioni anti-europee, è purtroppo elevato.

Lo scrittore Leonardo Sciascia, candidato tra le fila dei Radicali nel 1979, ammoniva:“E’ possibile ritrovare il sogno di un’Europa viva e vigile a patto che ci si ricordi della fragilità della nostra natura di europei, perché veramente saremo come vasi di terracotta tra vasi di ferro”.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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