Stefania Craxi: 'Sì, Berlusconi trattato come mio padre'
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Stefania Craxi: 'Sì, Berlusconi trattato come mio padre'

La figlia dello statista socialista risponde all'invito a scappare dall'Italia che Beppe Grillo ha rivolto all'ex premier: "Ma non fu Bettino a cacciarlo dalla Rai"

Hammamet, 1997. Bettino Craxi, seduto al tavolo ingombro di libri, che era diventato il suo ufficio scriveva: «L’obiettivo è uno e uno solo: la distruzione personale e politica di Silvio Berlusconi». Stefania Craxi, presidente dei Riformisti italiani, rivela a Panorama.it l’appunto inedito dell’ex premier e leader socialista  e sottolinea: «Ho inviato tutta la mia solidarietà al presidente Berlusconi».
Beppe Grillo si accanisce sul suo blog su  Craxi, anche da morto. La madre di tutte le accuse del Pd a Berlusconi continua ad essere la sua amicizia con Craxi. On. Craxi, che effetto le fa questo continuo evocare suo padre sulle vicende giudiziarie che colpiscono Berlusconi?

«Come ho detto altre volte, Craxi e Berlusconi non sono paragonabili, sono personalità diversissime, in epoche diverse. La vicenda di Craxi era tutta politica, i processi di Berlusconi sono anche per fatti personali. Detto questo, Berlusconi ha ragione quando dice: vogliono farmi fare la fine di Craxi».
L’eliminazione per via giudiziaria?
«Leggo una cosa: “C’è un vero e proprio piano al massacro che procede con gradualità e per linee convergenti ma che ha al fondo un obiettivo: uno e uno solo e cioè Silvio Berlusconi. Gli strateghi della conquista del potere, i teorici della falsa rivoluzione e i loro collaboratori e aiutanti puntando alla distruzione politica e personale di Berlusconi sanno che questo comporterà quasi automaticamente il disfacimento di Forza Italia”. Firmato: Bettino Craxi. Hammamet, 1997».
Aveva lucidamente previsto tutto…
«È innegabile che Berlusconi sia un personaggio di primo piano della politica italiana. È altrettanto vero che l’Italia è in una situazione politica più disperata che difficile con due dei tre partiti  che si contendono il potere che è quasi fuori controllo: il Movimento 5 Stelle e il Pd incapace di  digerire una sconfitta che minaccia nuove e catastrofiche elezioni. È altrettanto vero che l’Italia può uscire da questo piano inclinato solamente se il presidente Giorgio Napolitano riuscirà a far emergere tutte le energie positive che sono ancora esistenti nelle forze politiche italiane. Io mi faccio una domanda: è lecito, opportuno, utile umiliare e colpire l’unico protagonista e l’unica forza politica che rappresenta se non più la maggioranza degli italiani, un 35 per cento e passa degli italiani?».
La principale forza politica dei moderati intende?
«Sì, i magistrati vivono sulla terra o sulla luna? La magistratura è non è una forza dello Stato che vive in questo Stato democratico? Possono essere alieni dalla responsabilità verso il paese, la Nazione?».
Come giudica l’intervento del Capo dello Stato con il suo richiamo a un senso comune di responsabilità?
«Positivo, ora però mi aspetto un segnale distensivo».
Napolitano è lo stesso Capo dello Stato che riconobbe la «durezza senza uguali» nei confronti di Craxi…
«Sì è lo stesso. Io non auguro a nessuno e men che meno a Berlusconi che vengano compiute le cose infami compiute verso Craxi.
Che Grillo continua a insultare augurando a Berlusconi l’esilio…
«Un signore, un ex comico che si augura che Berlusconi finisca in esilio è una vergogna politica giuridica di civiltà. Augurarsi che il capo dell’opposizione finisca i suoi giorni in esilio è una vergogna  intollerabile! Dopodiché mio padre per le leggi giuridiche internazionali era un esiliato perché il diritto internazionale prevede la figura dell’esiliato perseguitato politico».
Come si spiega questa ossessione di Grillo con Craxi? È vero che suo padre allora presidente del Consiglio lo cacciò dalla Rai nel 1986?
«Mio padre non ha mai cacciato nessuno. Purtroppo. Forse se avesse cacciato qualcuno che meritava di esserlo anche nel suo éntourage sarebbe stato meglio».
Il Pd perché continua ad attaccare suo padre?
«Mio padre viene evocato totalmente a sproposito.  Il punto è che il  Pd non è mai diventato un partito riformista e non ha mai fatto i conti con la sua sua storia. Evidente che su  Craxi continua ad avere la coda di paglia. Dopodichè mi fa ridere Bersani erede di Berlinguer che cita Craxi dicendo che con la minoranza voleva governare. Veramente chi ha sempre voluto governare dall’opposizione per tutto il corso della Prima Repubblica è stato il Partito comunista e l’ultima battaglia di Bersani è quella di conservare nel Pd i vecchi e i nuovi comunisti».
Per la prima volta intanto in Parlamento ci sarebbe una maggioranza favorevole alla richiesta di arresto per Berlusconi o chi per lui. È nato il Pdm(5S), ovvero “partito delle manette” fatto da Pd più Grillo?
«Rispondo con quello che ha scritto mio padre tra il ’96 e il ‘97: “Il Parlamento o meglio ancora le istituzioni democratiche non possono continuare ad essere ricattate dalla magistratura o meglio da alcuni clan di magistrati organizzati come una setta più che come un partito. Questi clan sanno di arrivare a tenere in pugno o di tenere in pugno per  poter minacciare, intimidire condizionare gli elementi chiave della classe politica».
Ha sentito Berlusconi?
«Gli ho fatto  arrivare tutta la mia solidarietà. Siamo di fronte all’ennesimo tentativo manovrato come al solito da poteri nazionali e internazionali di destrutturare il sistema politico italiano identificato come la catena debole dell’Europa».

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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