La "lottizzazione" dei sottosegretari di Renzi
ANSA/ FABIO FRUSTACI
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La "lottizzazione" dei sottosegretari di Renzi

Altro che novità. La squadra del nuovo governoè fatta con il manuale Cencelli, come nella prima Repubblica

Il “Facite Ammuina” di Matteo Renzi lascia di sale. La Campania non è rappresentata come si deve nel governo, dicono i campani. E lo stesso i siciliani. E di Sud Matteo non parla abbastanza, dicono i meridionali. Però il suo modo di rappezzare e impastare il governo somiglia molto al falso ordine borbonico “Facite Ammuina”: “Tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora; chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta; tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann’ abbascio passann’ tutti p’o stesso pertuso; chi nun tene nient’ a ffà, s’ aremeni a ‘cca e a ‘ll à”.

Molti, per la verità, sono rimasti al loro posto, per pigrizia o perché affezionati alla poltrona. A cominciare dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e dalla squadra di “vice” e “sotto” del Viminale. Poi da metà degli Esteri e dello Sviluppo Economico.

Qualcuno ha obbedito al “Facite ammuina” nel senso dello spostamento dal basso all’alto, come la vincitrice delle primarie del Pd in Sardegna, Francesca Barracciu, costretta a ritirarsi dalla corsa a Governatore per il coinvolgimento nell’inchiesta sui rimborsi facili del Consiglio regionale.

Ma il punto non è l’essere alcuni membri del nuovo governo impelagati in qualche (non definitivo) guaio giudiziario. La presunzione d’innocenza, anzitutto. No. Il punto è che il criterio di selezione delle caselle governative è tutt’altro che quel trionfo della novità e del merito che era la bandiera di Matteo Renzi. 

È piuttosto banale sottolineare che anche nella composizione delle seconde file dell’esecutivo (come per la prima fila dei ministri), Renzi ha sfogliato e attinto al manuale Cencelli. Quale altro sacro testo lui e i suoi avrebbero dovuto consultare, se il cambiamento è ancora una promessa, se questo governo è ancora un governo di coalizione in cui bisogna accontentare i partitini delle poltrone, se dietro la facciata della rottamazione fa capolino quella del riciclaggio e del contentino? Certo, nei posti chiave ci sono i fedelissimi di Renzi, alter ego del presidente del Consiglio che sa di non voler fare bracci di ferro per imporre la propria linea esclusiva in materie come gli Esteri, l’Europa, le Riforme, perfino l’Economia (il viceministro Morando è la sentinella renziana di Padoan). 

Ancora una volta è la matematica della lottizzazione a imporre la mappa del potere.

Sessantadue caselle in tutto coi ministri, uno in più del governo Letta (ci sarà stato un errore di calcolo del sottosegretario Delrio o proprio non si poteva farne uno di meno?). Venticinque su 44 spettavano al Pd. Nove al “vecchio” Nuovo centrodestra, 4 ai montiani di Scelta civica e 4 ai popolari per l’Italia di Mauro. Là dove bisognava compensare, ci si è inventati il finto “tecnico”. E anche tra i 25 del Pd c’è l’etichettatura Dop delle correnti nazarene. Secondo il pallottoliere del “Fatto quotidiano” (ma se ne potrebbero citare altri), almeno 6 i renziani in diverse sfumature, 6 i cuperlian-bersaniani, 5 i franceschiniani, poi un dalemiano, un prodiano, un fioroniniano (da Beppe Fioroni), un lettiano. Niente civatiani. 

Renzi ha lasciato fuori dal suo vocabolario le parole merito, competenza, esperienza. Il nuovo è vecchio. Il vecchio è ritinto. I cittadini assistono sbigottiti all’ennesimo esecutivo privo di legittimazione popolare. Una qualche giustificazione Matteo l’avrebbe avuta se avesse dato qualche segnale di governo illuminato stile Lorenzo il Magnifico nella Firenze del ‘400. Non ho l’investitura elettorale, perciò scelgo chi mi pare, scelgo chi secondo me vale di più. Ma sottosegretari alla cultura sono la Barracciu e la Borletti Buitoni, non un Medici.

Anni per conquistare la fiducia, basta un consiglio dei ministri per perderla.        

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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