Covid
(M.Dorati/Nur/Getty Images)
Salute

Tutti gli errori nella gestione del Covid

Giorgio Sestili, fisico e dagli inizi della pandemia impegnato ad analizzare i numeri del Covid spiega come la strategia del governo sia piena di lacune

Siamo in piena seconda ondata di Covid e, come per la prima, le informazioni che ci arrivano da medici, virologi, anestesisti ed infermieri sono varie e spesso in contrasto l'una con l'altra. Non fa male cercare di vedere quanto sta accadendo con occhi diversi, ad esempio quelli di un fisico, abituato a mettere insieme analisi scientifiche e fattori numerici.

«I più grandi epidemiologici sono fisici o matematici - spiega Giorgio Sestili, il fisico che dallo scorso marzo è diventato una delle voci più ascoltate sui social che le analisi della sua pagina Facebook, Coronavirus: Dati ed Analisi Scientifiche - Il più noto è Alessandro Vespignani professore di Fisica e Informatica alla Northeastern University di Boston ed epidemiologo italiano che vive negli Stati Uniti. È stato proprio lui a spiegare che per combattere il Covid ci si deve avvalere delle tre T "testing, tracing and treating" ossia testare, tracciare e trattare. I fisici si occupano di epidemie perché sono abituati a descrivere con i numeri anche fenomeni naturali molto complessi del mondo microscopico e macroscopico. Raccogliamo dati e costruiamo dei modelli che siano in grado di analizzare i fenomeni e fare previsioni».

Come spiega lo stato di emergenza in atto?

«L'emergenza di queste settimane è il frutto di una strategia che non è stata messa a punto nel corso dei mesi estivi quando il virus ci ha concesso una tregua. In quei tre mesi avremmo dovuto pianificare una strategia con un monitoraggio capillare dei contagi per il contact tracing. Soprattutto per capire quali sono i luoghi del contagio. Noi oggi non abbiamo dati in grado di dirci se i contagi avvengono nelle scuole, nei luoghi di lavoro, sui mezzi di trasporto, nelle piscine o nelle palestre, nei bar e nei ristoranti. Il governo ha chiuso tutta una serie di attività commerciali senza avere dei dati, che dimostrino che i contagi avvengono in questi luoghi. Abbiamo perso del tempo prezioso e non siamo stati in grado di mettere a punto questa strategia. Molto probabilmente il Governo con questi Dpcm sta andando avanti per tentativi che rischiano di portarci al disastro come in Francia e alla fine l'unica soluzione sarà di chiudere tutto».

Quali sono le sue valutazioni sull'aumento fuori controllo dei casi positivi di queste settimane?

«In fisica l'attuale emergenza covid ci dice che siamo nel pieno di una "crescita esponenziale". I positivi dall'analisi dei numeri raddoppiano ogni settimana e con loro raddoppiano i morti. Ieri 22mila casi positivi. Esattamente una settima fa erano 11mila, mentre i morti sono 281, quando sette giorni prima erano 89. La previsione purtroppo è che se non si assiste ad un rallentamento per la fine di novembre, finiranno tutti i posti in terapia intensiva. Oggi 1411 posti letto sono occupati. Fra 10 giorni raddoppieranno i casi e ne serviranno 2800 che è la metà dei posti in terapia intensiva che abbiamo a disposizione. Per la fine di novembre se non rallenta la crescita dei casi, serviranno 6000 posti letto e sarebbe la saturazione completa delle risorse del sistema sanitario nazionale. Un'altra cosa importante da sottolineare è che gli effetti di questo nuovo Dpcm, non saranno subito visibili. Riusciremo a vedere dei risultati positivi entro 15 giorni. Il covid ha un'incubazione di 5 giorni e per tracciare il contagio di una persona e il dato della sua positività ci vogliono tra i 7 e i 15 giorni secondo l'attuale ritmo. Serve pazienza. Occorre attendere per vedere diminuire i contagi».

Qual'è la differenza tra la prima e la seconda ondata?

«La differenza è che nella prima ondata ci siamo accorti a febbraio che esisteva il virus ma circolava già da due mesi. Inoltre abbiamo fatto pochi tamponi tra i 25mila e 30 mila al giorno contro, i 180mila al giorno di adesso. Sicuramente ora siamo molto più capaci di contare i casi e nella prima ondata erano molti di più».

Quando vedremo il picco dei massimo dei contagi?

«La situazione si è fatta drammatica in pochissime settimane. Siamo ancora lontani dal picco. Il numero massimo in un giorno nella prima ondata lo abbiamo visto ad inizio aprile e poi è sceso. In questa seconda ondata dovremmo arrivare al picco in 15-20 giorni».

Quale potrebbe essere il massimo numero dei casi registrati in un giorno?

«È difficili dirlo con certezza potrebbe variare da 40 ai 60mila casi in un giorno. L'obiettivo principale adesso è tenerlo sotto controllo».

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Linda Di Benedetto