vaccino AstraZeneca
(Ansa)
Salute

I motivi del ritiro del vaccino contro il Covid di AstraZeneca

L'azienda anglo-svedese ritira il suo siero ma le ragioni sono molteplici non solo legate agli effetti collaterali gravi

La notizia di oggi è che la multinazionale farmaceutica anglo-svedese AstraZeneca ha iniziato a ritirare a livello globale il suo vaccino contro il Covid-19, denominato Vaxzevria, a causa di “un’eccedenza di vaccini aggiornati disponibili”, che al contrario del proprio -non aggiornato da tempo- sono efficaci contro le tante nuove varianti del virus che purtroppo sono ancora in circolazione.

Autorizzato alla somministrazione da EMA, l’Agenzia europea del farmaco, il 29 gennaio del 2021 in un mondo bloccato dal lockdown e alle prese con milioni di morti a causa del Covid, il vaccino AstraZeneca (realizzato con la tecnologia del vettore virale, usata per molti altri vaccini in passato) sviluppato dall’azienda assieme all’Università di Oxford, è stato somministrato -nei Paesi UE- in circa 67 milioni di dosi: fino poi all’arrivo e alla fornitura massiccia di vaccini “a mRna” Pfizer e Moderna, che ci hanno permesso di concludere la campagna di immunizzazione con preparati più efficaci basati su tecnologie innovative.

Solo qualche giorno addietro, in un’audizione tenutasi presso l’Alta corte di Giustizia del Regno Unito, erano stati resi pubblici alcuni documenti nei quali AstraZeneca ammetteva la possibilità (molto remota) di un effetto avverso in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria: si tratta della trombosi con trombocitopenia, o TTS, sindrome molto rara che è stata riscontrata in circa 2 o 3 persone su 100mila vaccinate con il siero anglo-svedese. I querelanti costituiti in giudizio per gravi effetti collaterali da vaccino, in UK, sono 51, ma 12 hanno già rinunciato a portare avanti l’azione legale perché- secondo quanto riferisce il Daily Telegraph- c’è la concreta prospettiva di respingimento dei ricorsi e quindi di pesanti spese legali da sostenere.

Per inquadrare -scientificamente- il problema, occorre come sempre sottolineare il fatto che nessun farmaco è avulso da effetti collaterali. Presso l’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, nel 2001 è stato creato il sistema EudraVigilance, che monitora e raccoglie tutte le segnalazioni riferite a effetti avversi dei farmaci comunicate dalle reti nazionali di vigilanza: solo per il paracetamolo, farmaco da banco che tutti noi usiamo, arrivano al sistema tra le 400 e le 700 segnalazioni al mese. La stessa EMA aveva calcolato, tra l’aprile 2020 e l’aprile 2021, più di 200 morti in Europa probabilmente imputabili all’uso di questo farmaco. E’ solo un esempio: giusto quindi indagare i potenziali effetti avversi di un vaccino che ha comunque fatto la sua parte nel permetterci un ritorno a una vita normale, ma sempre commisurando i dati secondo scienza (e coscienza): “Il vaccino di AstraZeneca risultava ormai superato” spiega il professor Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene generale all’Università degli studi di Milano e direttore scientifico dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio “Perché con l’avvento dei vaccini americani a rna messaggero, più efficaci, non è stato più aggiornato. Inoltre molti Paesi l’avevano abbandonato già da tempo e altri l’hanno riservato agli anziani, per i quali c’erano meno rischi di effetti collaterali. Effetti che ricordiamo essere stati, percentualmente, molto pochi: ne sono state somministrate milioni di dosi, con notevole efficacia, e ha contribuito assieme agli altri a ridurre l’impatto del virus. La percentuale di 2,3 persone su 100.000 colpite da trombosi, molte delle quali non fatali, è molto bassa. E’ stato un vaccino necessario, in un periodo di altissima circolazione virale e di enorme rischio per la salute pubblica”.

Ricordiamo anche che il vaccino di AstraZeneca è stato massicciamente utilizzato proprio nel suo Stato di produzione, il Regno Unito, dove quasi l’80% della popolazione (che oggi è di quasi 67 milioni di persone) risulta essere stata vaccinata.

Percentuali di effetti avversi davvero irrilevanti quindi, e fermo restando che ogni morte e ogni disabilità causata da un qualsiasi farmaco rimane un dramma, personale e sociale, non possiamo dimenticare la situazione nella quale versava l’intero pianeta, solo 4 anni fa:” I vaccini hanno questa “sfortuna” che li rende poco amati” conclude Pregliasco “E cioè di venire somministrati a persone che stanno bene. Nessuno di noi, davanti a un dolore molto forte, una colica, un mal di denti, si sognerebbe mai di rifiutare l’ibuprofene per paura degli effetti collaterali. Ma siccome dobbiamo fare i vaccini da sani, e non sapremo mai se farli ci ha salvati da un virus e da conseguenze ben più gravi, ecco che l’esitazione vaccinale diventa alta: inoltre, la vaccinazione anti Covid ha ridotto la percezione di rischio della malattia, e paradossalmente la sua efficacia è diventata un effetto negativo: ha “schiacciato” il problema e la vittoria sul virus non è stata recepita né considerata nel giusto modo”.

Adesso si vedrà -anche in Italia- come procederanno le varie cause intentati dai familiari delle persone decedute in concomitanza della somministrazione delle dosi di vaccino AstraZeneca. L’attività di farmacovigilanza portata avanti dagli enti regolatori, che prosegue sempre e comunque, assicura che non c’è alcun rischio per chi abbia ricevuto, orami più di 3 anni fa, il vaccino Vaxzevria: i pochi eventi negativi si sono verificati entro un arco di tempo di 40 giorni dalla somministrazione.

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Maddalena Bonaccorso