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(Ansa)
Salute

Torna la paura della «Aviaria»

Aumentano i casi nel mondo ed è passata anche ai mammiferi

C’è un “nuovo” allarme-virus nel mondo, e si chiama influenza aviaria.

H5N1, virus influenzale di tipo A altamente infettivo tra gli uccelli selvatici e domestici, è noto dal 1996, quando venne isolato in un allevamento di oche in Cina: torna oggi a far paura, dopo anni di relativa quiescenza, fatti salvi sporadici episodi localizzati soprattutto nel Sud est asiatico.

Ora però, l’Organizzazione mondiale della Sanità, davanti a una enorme diffusione nella popolazione aviaria in quasi tutto il mondo e un pericoloso salto di specie (dagli uccelli ai mammiferi) che ha causato di recente anche il contagio di un intero allevamento di visoni in Spagna, ha diramato una nota, mercoledì 8 febbraio, nella quale specifica che “per il momento, il rischio per l’uomo è valutato come basso, ma non possiamo presumere che rimarrà tale e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento”; raccomandando altresì “di rafforzare la sorveglianza in ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici“.

Dopo 3 anni di pandemia da Covid-19, è normale e comprensibile che il pericolo derivante dai virus sia un “nervo scoperto” per tutti, ma è bene riportare le notizie al giusto contesto: “Di aviaria si parla da più di 25 anni” spiega Roberto Cauda, direttore UOC Malattie infettive, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e componente dello Scientific Advisory Group dell’Ema “e fin dal primo manifestarsi dell’influenza nelle oche cinesi, si discute di rischio potenziale riguardo a una diffusione di tipo pandemico, anche nella popolazione umana. In verità, i virus influenzali aviari –che sono tanti, ma quelli che a noi interessano sono H5N1 e in maniera minore H7N9- hanno dimostrato nel tempo, per fortuna, di non avere capacità di trasmissione da uomo a uomo. Questo a fronte, invece, di un’altissima mortalità, pari quasi al 50% degli individui coinvolti. E’ ovvio che al momento, per come conosciamo allo stato attuale questa influenza aviaria, sono a rischio solo coloro che lavorano in allevamenti di animali e chi dovesse toccare o manipolare, per esempio, uccelli morti per influenza aviaria o le feci degli stessi. Per la popolazione generale il rischio è praticamente nullo”.

E proprio per le modalità di trasmissione, anche in Italia ci si è mossi per tempo: nella zona del lago di Garda infatti, dove da qualche giorno si registra una moría di gabbiani – e dove le analisi effettuate sul primo volatile morto hanno confermato la presenza del virus H5N1- l’ATS ha subito diramato un allerta raccomandando alle persone di non toccare i resti degli uccelli morti, per non rischiare di contrarre l’influenza aviaria: “Ci si può contagiare anche con le secrezioni oro-nasali e congiuntivali che gli uccelli malati possono emettere, occorre quindi molta prudenza” continua Cauda “Soprattutto tra chi, per motivi professionali, deve comunque manipolare questi animali. Detto questo, dopo il Covid noi tutti, in tutto il mondo, abbiamo una sensibilità molto elevata rispetto alle malattie infettive, e io penso sia giusta e doverosa l’attenzione che le istituzioni stanno riservando a questo fenomeno, in queste settimane. Soprattutto perché questi focolai –sempre comunque tra animali- si stanno verificando in zone che sono al di fuori di quelle endemiche”.

Inoltre, le ripercussioni economiche della diffusione del virus H5N1 sono gravissime, e potrebbero anche rivelarsi devastanti: a fronte dell’enorme numero, per esempio, di polli contagiati in USA –dove si sta affrontando la peggiore ondata di aviaria della storia e dove nell’ultimo anno 57 milioni di uccelli sono morti per influenza- il prezzo delle uova è schizzato verso l’alto e si comincia a parlare di razionamento di questa importantissima fonte di proteine.

In più, come successo anche in occasione delle ondate degli anni scorsi, tra la popolazione si diffonde anche la paura di consumare carne di pollo: “Questo timore è assolutamente infondato” precisa il professor Cauda “Perché il virus muore dopo pochissimi minuti di cottura. E’ bene informare le persone riguardo al fatto che mangiare uova e carne di pollo è sicuro, onde evitare che al danno dell’aviaria si aggiunga quello economico per le aziende produttrici e anche quello per la nostra dieta, che si fonda anche su un consumo ragionevole di uova e carni bianche”.

Tornando sulle conseguenze mediche e cliniche, non c’è quindi riguardo al virus H5N1 eccessiva preoccupazione da parte dei virologi, ma attenta e proattiva osservazione dei fenomeni che si stanno diffondendo in tutto il mondo: ad essere attenzionata, è proprio la possibilità del “salto di specie”, il cosiddetto spillover che causerebbe la diffusione incontrollata. Proprio per questo, il contagio di centinaia di visoni in Spagna, fatto che ha dimostrato un’alta affinità del virus per i mammiferi (e quindi potenzialmente per l’uomo) ha allertato l’intera comunità scientifica: anche perché, oltre ai visoni, in diverse parti del mondo dal Perù all’Europa si sono verificati casi anche in volpi, orsi, maiali, delfini e leoni marini.

Per quanto riguarda l’uomo, i dati ci dicono che negli ultimi 20 anni si sono verificati in tutto il pianeta solo 868 casi confermati di H5N1, con 457 morti, a conferma di una letalità del 50%. Il 23 febbraio di quest’anno, però, si è verificato un caso mortale in Cambogia, che ha coinvolto una bambina di 11 anni, dopo molti anni che nel Paese non si riscontravano morti per aviaria: “Il rischio puramente teorico, con questi virus” spiega ancora Cauda “è che possa verificarsi il cosiddetto riassortimento genetico tra un virus aviario -che non colpisce l’uomo- e il virus del maiale che, riassortito, potrebbe rivelarsi responsabile di una nuova pandemia. Questo è avvenuto con la spagnola del 1917-1920 ed è avvenuto con l’asiatica nel 1956-1957. Finora il fenomeno non si è verificato, e non è assolutamente detto che debba succedere, ma forti delle esperienze passate dobbiamo tenerne conto e monitorare attentamente qualsiasi avvenimento”.

I sintomi iniziali dell’aviaria H5N1 sono quelli tipicamente influenzali: raffreddore, tosse, lacrimazione degli occhi, che possono successivamente e rapidamente evolvere in polmoniti emorragiche, molto gravi e molto difficili da controllare. Ma in Italia, al momento, non ci sono segnali di rischio: solo giusta e doverosa attenzione.

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Maddalena Bonaccorso