Il medico di San Patrignano: «La cannabis crea dipendenza»
Antonio Boschini (iStock/San Patrignano)
Salute

Il medico di San Patrignano: «La cannabis crea dipendenza»

Cannabis Si, Cannabis No. È questo il quesito su cui si interroga la politica da anni e che torna ad animare anche questa campagna elettorale. Eppure sono molti gli esperti che assicurano che l’uso prolungato di questa sostanza crei dipendenza nel 10% dei casi oltre a ripercuotersi in modo negativo sulla vita dei soggetti che ne fanno uso. Arresti, comportamenti antisociali, esordi psicotici, disinteresse per le cose, scarso rendimento scolastico, sono solo alcuni degli effetti che l’uso della cannabis può causare.

Mentre nei giovanissimi secondo il dottor Antonio Boschini della comunità di San Patrignano addirittura abbasserebbe il quoziente intellettivo, un fenomeno che ha preso piede negli ultimi anni e non va sottovalutato - continua il medico - ma soprattutto che deve essere affrontato esclusivamente da chi si occupa di salute pubblica.


Cosa ne pensa dell’uso della cannabis?

«La prima droga illegale che si usa è la cannabis. Solitamente si inizia a fumarla alle feste o a scuola ma non necessariamente può portare alla dipendenza che varia da persona a persona. I soggetti che sono più predisposti a sviluppare una dipendenza da cannabis hanno solitamente un malessere psicologico e sociale che trasforma l’uso occasionale in dipendenza vera e propria al pari di tutte le altre droghe».

Da quanti anni si occupa di ragazzi con dipendenza da droghe?

«Io sono 40 anni che lavoro a San Patrignano e mi sono laureato in medicina mentre ero qui nel 1987. A San Patrignano ho visto passare 20.000 ragazzi con problemi di droga e anch’io ne ho fatto uso. Posso dirle dopo questa breve premessa che ho conosciuto tanti giovani che avevano a che fare con droghe pesanti e per questo ho sempre sottovalutato la cannabis, perché la ritenevo una sostanza stupefacente intermedia. Invece negli ultimi due anni ho cambiato opinione e mi sono dovuto ricredere. Le cose sono cambiate perché la cannabis porta gli stessi problemi delle altre droghe. Si ruba per procurarsela e dà dipendenza in molti casi. Ad esempio ultimamente ho conosciuto ragazzi con questo problema, uno di loro addirittura mi ha raccontato di essere andato a rubare per procurarsela e un’altra ragazza giovanissima invece mi ha confessato di poter fare a meno dell’eroina ma non della cannabis».

Cosa dicono le statistiche?

«Le statistiche ci dicono che il 10% delle persone è dipendente da questa sostanza. Un fatto legato alla concentrazione di THC. In pratica più è maggiore e più aumenta la dipendenza. Invece c’è anche una percentuale di persone (10%) che fumano una volta sola e stanno talmente male da non rifarlo piu. Quindi capisce che, escludendo quella per uso terapeutico, fa male come tutte le altre droghe. Poi c’è anche da dire che a lungo andare crea nei soggetti che ne fanno uso un disinteresse totale per le cose e in uno studio condotto in Nuova Zelanda è stato dimostrato che nei giovani rallenta lo sviluppo del cervello e diminuisce il quoziente intellettivo».

Lei è contrario?

«Ripeto io non ho alcun pregiudizio per l’uso terapeutico ma coltivarla sul terrazzino di casa per noi come comunità non ha senso perché è una sostanza stupefacente come le altre e fa male. La cannabis è una droga che è stata sdoganata e la discussione sul suo utilizzo non dovrebbe passare per gli antiproibizionisti e la politica ma solo per Ministero della Salute attraverso un’attenta analisi delle fonti scientifiche».

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Linda Di Benedetto