Renzi commissaria il Pd romano
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Renzi commissaria il Pd romano

Così la tempesta dell'inchiesta sulla mafia nella Capitale ha travolto il partito

Il Pd romano è commissariato e affidato a Matteo Orfini; che aveva già fatto sapere come la pensava: "Il partito a Roma va rifondato".

In casa Pd, è un po' come assistere al crollo del Colosseo. Perché qui un tempo c'era il Modello Roma, virtuoso sistema amministrativo nell'asse di continuità Rutelli-Veltroni. Mentre ora alcuni pezzi politico-amministrativi del partito si ritrovano nelle quasi 1200 pagine di un'ordinanza che disegna una Roma melmosa e illegale.

A risultare indagati sono l'ormai ex assessore capitolino Daniele Ozzimo, l'ex presidente dell'Aula Giulio Cesare Mirko Coratti e il consigliere regionale Eugenio Patanè. Ma nell'ordinanza vengono citati uomini come Umberto Marroni, ex capogruppo in Campidoglio del partito. E poi c'è un arrestato eccellente come Luca Odevaine, già vicecapo di gabinetto di Veltroni. Per non parlare dei tanti dirigenti, funzionari, manager di "area" o comunque vicini al Pd indagati o arrestati.

"Emerge a Roma un partito da ricostruire su basi nuove. Credo che la segreteria nazionale darà al più presto una risposta", riflette Orfini. E c'è da giurare che si tratti di commissariamento. La richiesta ora è fare pulizia e anche subito. Già ieri il ministro Maria Elena Boschi aveva sottolineato che "il Pd romano deve fare chiarezza: evidentemente a Roma c'è un problema".


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La valanga giudiziaria è arrivata in un momento di tensioni politiche forti all'interno del partito romano e laziale: da una parte tra il sindaco e la sua maggioranza, tanto che si era arrivati a parlare di nuove primarie per il primo cittadino, criticato soprattutto da quel Pd ora sconvolto dall'inchiesta; dall'altra la vicenda del deputato Marco Di Stefano accusato di aver preso una tangente milionaria quando era assessore regionale nella giunta Marrazzo.

Uno scenario che, a 10 giorni dall'assemblea nazionale fissata per il 14 dicembre, porta oggi il deputato del Pd Walter Verini, capogruppo della Commissione Giustizia del Pd alla Camera a dire di augurarsi "che davanti a una situazione di emergenza come quella che si è profilata a Roma il Pd risponda con decisioni di emergenza all'altezza della situazione".

Non meno dure le parole del deputato del Pd Roberto Morassut, già assessore nella giunta Veltroni, che chiede "l'azzeramento del tesseramento e degli organismi assembleari eletti a Roma, nelle province e a livello regionale". Sotto accusa ora sono anche le primarie. "C'è una questione di sistema sulla selezione della classe dirigente affidata sempre piu' all'esterno con le primarie e le preferenze, un meccanismo che rende piu' difficile il controllo da eventuali infiltrazioni", riflette Orfini. E Morassut punta il dito contro le "tribù interne del partito, non correnti ma tribù che si confrontano solo sul terreno del potere". (ANSA)

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