Quelli che... Ingroia for president!
Luigi De Magistris, Antonio Padellaro, Antonio Di Pietro, Beppe Grillo, Maurizio Landini: sta per nascere il nuovo partito giustizialista italiano? E con quali prospettive? Intercettazioni: lo speciale di Panorama
Antonio Ingroia for premier! L’obiettivo è fin troppo scoperto: portare a Palazzo Chigi il pm palermitano delle inchieste sulla trattativa Stato-mafia sfruttando l’onda di una campagna vittimistica. Già, il cavaliere solitario senza macchia e senza paura, sostenuto dai buoni di ogni colore e avversato dai cattivi che, fuori campo Silvio Berlusconi, hanno la loro nuova icona nel presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un giornale, Il Fatto quotidiano diretto in modo brillante da Antonio Padellaro, è il fulcro mediatico dell’operazione: l’appello a difesa del magistrato siciliano, lanciato dalla testata, ha raccolto 150 mila firme in pochissimi giorni ed è il manifesto elettorale. E infine un terzetto di prim’ordine: il segretario della Fiom, Maurizio Landini; il segretario dell’Idv, Antonio Di Pietro; l’ex presidente della Corte costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, che sono, rispettivamente, il cervello organizzativo, lo stratega e l’ideologo della formazione in pectore.
Tutto (o quasi) è pronto per lanciare il nuovo partito dei giustizialisti. O dei «non allineati», come preferisce definirlo Di Pietro. Quelli che non s’intruppano dietro il verbo tecnocratico del presidente del Consiglio Mario Monti e che criticano il presidente della Repubblica per le sue scelte.
Oltre alle forze della Fiom e dell’Idv, sono attesi quelli del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Poi i reduci del comunismo, i nostalgici dei bei tempi di Rifondazione, che non perdonano a Nichi Vendola l’alleanza col Pd di Pier Luigi Bersani: Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Marco Rizzo. Segue la lista «arancione» dei sindaci capeggiata dai primi cittadini di Napoli e di Bari, Luigi De Magistris e Michele Emiliano (più problematica sarà invece l’adesione di quello di Milano, Giuliano Pisapia, noto garantista).
Parteciperanno poi i vari movimenti della cosiddetta società civile: dalle «agende rosse» siciliane al «popolo viola», agli ex «girotondini» e alle donne di «se non ora, quando?». Con una corona di maître-à-penser: giuristi come Franco Cordero e filosofi come Gianni Vattimo. Ma anche uomini e donne di lettere e di spettacolo, come il premio Nobel Dario Fo e la sua compagna Franca Rame. Esponenti del cinema e della tv come il regista Nanni Moretti (ideatore dei girotondi e regista del Caimano), lo scrittore-sceneggiatore Andrea Camilleri (inventore del commissario Montalbano), l’attore Luca Zingaretti (interprete tv del medesimo Montalbano) e il conduttore Fabio Fazio. Ma prima di tutti e sopra tutti, va da sé, il direttore di Micromega Paolo Flores d’Arcais.
Il nuovo partito potrebbe irrompere sulla scena con la forza di un ciclone. Attenzione ai sondaggi: i più recenti, condotti dall’Istituto Piepoli, danno Movimento 5 stelle e Idv rispettivamente al 15 e al 5 per cento, insieme farebbero il 20. Se a loro si aggiungessero tutti gli altri, potrebbero sfiorare il 25. E se poi scendesse davvero in campo Ingroia, la quota potrebbe ancora salire. C’è poco da scherzare, visto che gli stessi sondaggi danno il Pd al 25 per cento e il Pdl al 20. Se si votasse con una legge come quella in discussione al Senato (proporzionale con le preferenze e premio di maggioranza del 15 per cento al primo partito), quello dell’Ingroia premier sarebbe tutt’altro che uno scenario fantapolitico.
D’altra parte, è già successo che il candidato della sinistra moderata sia stato battuto da quello della sinistra radicale e variopinta. È accaduto a Milano, a Napoli, a Genova, a Palermo, a Cagliari. Quel vento non si è ancora esaurito. Una domanda non ha ancora risposta: il possibile candidato premier Ingroia, dato in partenza per il Guatemala, rinuncerebbe alla trasferta per guidare l’assalto a Palazzo Chigi sulla gioiosa macchina da guerra giustizialista?