#primogiornodiscuola, la festa dei genitori "liberi"
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#primogiornodiscuola, la festa dei genitori "liberi"

Molte mamme oggi celebrano la fine della presenza dei figli a casa 24h al giorno. Perché?

È stata dura, ammettiamolo. Inseguirlo sulla battigia, dover tornare a casa per il «suo» pranzo mentre si aveva ancora voglia di mare; oppure rinunciare alla serata gagliarda, perché lasciarlo solo in camera mentre dorme «è da pazzi» «e se si sveglia?». E allora, eccolo il primo giorno di scuola, benedetto più della Pasqua dai genitori trenta e quarantenni, liberati per almeno un tot di ore dall’amatissimo ingombrante richiedente condizionante figlio/a. Al netto dell’esibizionismo collettivo, della privacy negata se oggi su facebook and C. le pagine si riempiono di sospiri di sollievo dei genitori, qualcosa vorrà pur dire (sospiri corredati di foto del primo giorno di scuola, perché si è pur sempre orgogliosi di quel traguardo!).

E allora? Si perdoni il bacchettonismo, ma nessuno vi aveva detto che i figli sono un pezzo de core che come tale necessita sangue? Sangue non alla patria, come era uso un tempo, ma alla famiglia.

Sillogismo urticante perché i nuovi genitori sono cresciuti con l’idea del sé come dominante («mi devo realizzare» «devo stare bene io per poter dare») dilatata a dismisura dalla società dei consumi solleticata all’idea di riempire palestre, piscine, bar per happy hours e ristoranti. In coro, gli psicologi dell’età evolutiva lamentano l’eccesso di egoismo dei genitori under 40 e insieme l’iperprotettività. Un sano ragionamento sul «modus» di darsi ai propri figli senza annullarsi, potrebbe essere un buon proponimento di inizio anno.

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Stefania Berbenni