L'ultima grana di Sala: la retata all'Atm
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Ansa).
Politica

L'ultima grana di Sala: la retata all'Atm

I 13 arresti per appalti truccati all'azienda controllata dal Comune di Milano rappresentano un problema per il sindaco meneghino, che non nasconde ambizioni politiche a livello nazionale.


Tredici arresti all'alba hanno tramortito Milano e l'Atm, l'Azienda municipale dei trasporti controllata dal Comune. Sarebbero stati truccati almeno otto appalti per le linee della metropolitana, per un totale di 150 milioni di euro, e in particolare quello per la fornitura dei sistemi di segnalazione automatica della Linea 2, la cosiddetta «verde», che da solo ne vale 100 milioni.

I 13 ordini di custodia cautelare (12 in carcere e uno ai domiciliari) per una trentina d'imputazioni, tra cui la turbativa d'asta e la corruzione, sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari Lorenza Pasquinelli, su richiesta del procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e del sostituto Giovanni Polizzi.

Gli arrestati sono 11 manager delle imprese fornitrici dell'Atm, due di Alstom Ferroviaria e uno di Siemens Mobility, e due sono dirigenti dell'azienda comunale. Figura centrale dell'inchiesta pare essere Paolo Bellini, che in Atm è il responsabile dell'Unità amministrativa tecnica complessa sugli impianti di segnalamento e automazione delle linee 1, 2, 3 e 5: gli inquirenti gli attribuiscono 125.000 euro di tangenti incassate (o quantomeno concordate) tra l'ottobre 2018 e il luglio 2019.

Da stamattina sono in corso perquisizioni non solo presso gli uffici milanesi dell'Atm, ma in molte aziende in varie città italiane: alcune società, come Siemens Mobility e Alstom Ferroviaria, Ceit e Engineering Informatica, risultano indagate in base alla legge 231 del 2001, che prevede la responsabilità delle persone giuridiche «per i reati commessi dai loro dirigenti nell'interesse aziendale».

Nell'ordine di custodia cautelare si legge che gli indagati avrebbero posto in essere «un sistema metodico di alterazione degli appalti». Fra le contestazioni mosse ad alcuni degli arrestati c'è l'ipotesi di associazione a delinquere. La fattispecie riguarderebbe anche Bellini, che viene accusato di aver chiesto come prezzo della presunta corruzione uno «stipendio mensile» di alcune migliaia di euro per tutta la durata dei contratti viziati da turbativa, e secondo l'accusa avrebbe cercato anche di ottenere dalle aziende il subappalto di parte delle forniture a una società di cui era amministratore di fatto. Fra la trentina di imputazioni contestate agli indagati raggiunti emergono alcune rivelazioni di segreti d'ufficio (per le notizie «carpite» sui capitolati di alcune gare), il peculato e l'abuso d'ufficio.

La retata all'Atm, mai colpita da un'inchiesta giudiziaria di tale portata dai tempi di Tangentopoli, avrà inevitabili ripercussioni politiche in consiglio comunale, e per la sua portata rischia d'imbarazzare la giunta di centrosinistra. Sarà un problema anche per il sindaco, Beppe Sala, che da tempo non nasconde ambizioni politiche a livello nazionale. L'Atm ha circa 10.000 dipendenti, e prima del coronavirus trasportava oltre 800 milioni di passeggeri l'anno, per 1 miliardo circa di ricavi e 9 milioni di utile nell'esercizio 2019.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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