scuola multietnica
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Politica

Scuola multietnica: i numeri

La volontà di Matteo Salvini di abbassare la percentuale di studenti stranieri presenti nelle classi si scontra con la realtà di province (come Prato) in cui il numero di stranieri supera notevolmente la presenza limite stabilita dal governo. E la polemica si infiamma

La presenza degli studenti stranieri nelle scuole italiane è una questione complessa che va ben oltre il semplice calcolo numerico. È un tema che intreccia politiche educative, questioni sociali e culturali, nonché i diritti degli individui. Negli ultimi anni, la discussione su questo argomento è diventata sempre più accesa, soprattutto alla luce delle proposte politiche che mirano a fissare limiti percentuali alla presenza degli studenti stranieri nelle classi italiane.

Secondo dati del ministero dell'Istruzione e del merito relativi all'anno scolastico 2022/2023, gli studenti stranieri rappresentavano l'11,32% del totale degli iscritti nelle scuole statali italiane. Tuttavia, queste cifre variano notevolmente da regione a regione e da provincia a provincia. Ad esempio, in alcune province dell'Emilia-Romagna, più della metà delle scuole primarie ha una percentuale di studenti stranieri superiore al 20%. Situazioni simili si riscontrano anche in Lombardia, Liguria, Veneto e Piemonte.

Tuttavia, fissare un tetto alla presenza degli studenti stranieri solleva diverse questioni. Innanzitutto, la legge vigente impedisce di rifiutare le domande di iscrizione per motivi legati alla provenienza degli studenti. Questo significa che spesso il limite proposto viene superato, poiché le scuole sono tenute ad accogliere tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro nazionalità.

Inoltre, esistono sfide legate all'integrazione linguistica e culturale. Gli studenti stranieri spesso affrontano difficoltà linguistiche che possono influire sul loro rendimento scolastico. I dati delle prove Invalsi del 2023 indicano che gli studenti stranieri hanno risultati inferiori nei test di italiano rispetto agli studenti italiani, con una differenza significativa del -22,1% per la prima generazione e del -16,3% per la seconda generazione.

È importante notare che gli studenti stranieri non costituiscono un gruppo omogeneo: quasi la metà di loro proviene da paesi europei, con la Romania e l'Albania in testa alla lista delle nazionalità più rappresentate. Tuttavia, è fondamentale considerare anche la diversità culturale all'interno di questo gruppo e adattare le politiche educative di conseguenza.

Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, dando seguito alle parole del vicepremier Matteo Salvini sulla vicenda della scuola di Pioltello, nel Milanese, che sarà chiusa per la fine del Ramadan, è d'accordo sulla proposta di fissare un tetto per gli alunni stranieri in ogni aula. Il titolare di Viale Trastevere sta pensando a un modo per garantire che in ogni classe vi sia una maggioranza di alunni italiani.

"Se si è d'accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l'italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l'arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell'apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci", ha detto oggi il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara sui social.



E proprio la questione di Pioltello accende i riflettori sui numeri della scuola italiana, sempre più multietnica e complicata. Un'analisi condotta da Skuola.net, basata sui dati più recenti del Ministero dell'Istruzione e del Merito relativi all'anno scolastico 2021/2022, rivela la diffusione delle situazioni di sovraffollamento nelle scuole italiane con studenti di origine non italiana. A livello nazionale, il 6,8% delle classi - circa 1 su 15 - ha una percentuale di alunni stranieri superiore al 30%, con un picco ulteriore dell’11,2% nella scuola primaria. Questi dati riflettono una costante crescita del fenomeno, che era del 5,3% poco più di cinque anni fa. Le differenze religiose sono un aspetto da considerare in questa analisi e possono emergere in varie situazioni. In alcuni casi, possono coinvolgere quasi la maggioranza degli studenti iscritti: nel 3,3% delle classi, gli alunni stranieri superano il 40%. La Lombardia, regione di appartenenza dell'istituto coinvolto nella controversia di Pioltello, è una delle aree in cui la concentrazione di scuole oltre la soglia indicata dal Ministero è più evidente, con il 14% delle classi al di sopra del limite raccomandato. Anche se in termini assoluti, la Lombardia registra il maggior numero di classi (1.100) in cui il numero di alunni di cittadinanza non italiana supera il limite raccomandato, seguita dall’Emilia-Romagna con 599 classi. Percentuali significative si registrano anche in Veneto (11,3%), Liguria (12%), Piemonte (9,8%), Toscana (9,7%) e Friuli Venezia Giulia (9,6%). Al contrario, alcune regioni risultano meno esposte da questo punto di vista: la Sardegna, la Puglia, la Campania, la Basilicata e il Molise presentano una percentuale più bassa di classi con più del 30% di alunni stranieri, oscillando tra lo 0,5% e l'1,3%.

Questi dati evidenziano la complessità dell'integrazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane e la necessità di adottare approcci equilibrati e sensibili per affrontare le sfide connesse a questa realtà. Guardando al futuro, i dati dell'Istat sui nati nel 2023 indicano che una percentuale significativa di bambini nati in Italia sono figli di persone di origine straniera. Dei 393.000 bambini nati in Italia lo scorso anno, 52.000 erano figli di persone di origine straniera, corrispondenti al 13,3% del totale. Questo suggerisce che la diversità nelle scuole italiane continuerà a essere una realtà importante, con implicazioni sia per l'istruzione che per la società nel suo complesso.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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