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(Getty Images)
Politica

Schlein, come Letta nel 2022, in ginocchio dalla Germania prima del voto

Il segretario Pd da Scholz per l'endorsement pre elettorale proprio come fece il suo predecessore prima delle ultime politiche. e sappiamo com'è andata a finire

Estate 2022. Mancava poco alle elezioni politiche e alla disperata ricerca di voti l’allora segretario del Pd, Enrico Letta, si recava a Berlino per chiedere l’appoggio del cancelliere Scholz; appello raccolto al volo dal governo tedesco decisamente pro Dem. Erano i giorni dell’allarme fascismo, quelli in cui si diceva che con la Meloni a Palazzo Chigi l’Italia sarebbe stata isolata, umiliata, non considerata a livello internazionale con le inevitabili e pesanti conseguenze a livello economico interno etc etc etc. Un mare di bugie, belle grosse, visto come stanno oggi le cose che però al Nazareno devono essersi dimenticati un po’ troppo in fretta. Perché due giorni fa Elly Schlein ha fatto la stessa cosa. Certo, non era un viaggio privato e fatto ad hoc per chiedere l’aiuto del Bundestag, la scusa infatti è stato il raduno dei socialdemocratici europei, ma la sostanza è la stessa. Il Partito Democratico ha chiesto l’aiuto di Berlino, oggi come due anni fa, in ginocchio sui ceci.

Un’idea poco brillante per tutta una serie di ragioni. La prima è la pura scaramanzia: due anni fa quelle parole, i sorrisi e le pacche con relative parole poco generose e benevole verso l’Italia e gli italiani, portarono poca fortuna al Pd ed al suo segretario che prese un sonoro schiaffone dagli elettori e venne rispedito dai suoi alla sua cattedra a Parigi. Che oggi l’endorsement teutonico si possa trasformare in un booster di voti e consensi è davvero dura. C’è poi una questione politica: perché il Pd vede ancora Berlino come la superpotenza, la guida unica e suprema della Ue? La Germania infatti sta vivendo con il cancelliere socialdemocratico forse il periodo economico e politico meno brillante della sua storia, arrivando persino a toccare con mano la parola «recessione» che nel vocabolario tedesco nemmeno esisteva. Anche i recenti dati del pil dicono che l’Italia sta facendo meglio, quindi, perché la sinistra si ostina ad andare di fronte ai tedeschi in ginocchio sui ceci? Terzo: scusate, amici del Pd. Ma Elly Schlein non doveva essere simbolo di novità, di cambiamento, di rinnovamento? Ed allora perché si comporta come un Enrico Letta qualsiasi? Quarto, ed ultimo. Ogni volta che il segretario lascia il suo ufficio al Nazareno le famose «correnti interne» tornano a soffiare forti. E così ecco che mentre Schlein annuncia il suo voto a favore dell’abolizione del Jobs Act (del fu segretario Renzi e votato da decine di parlamentari Pd ancora oggi a Montecitorio e Palazzo Madama per il medesimo partito) i progressisti interni hanno spiegato che l’opinione del segretario e la sua scelta non sono quelle di tutti. E vai con un’altra bella spaccatura interna.

Tutti dicono di voler cambiare l’Europa e siamo tutti d’accordo. Per il bene dell’Italia però sarebbe bello che cambiasse un poco anche il Partito Democratico, nella sua sudditanza verso la Germania ma non solo.

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Andrea Soglio