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Politica

Cara Milano (di Beppe Sala), quanto ci costi

Mezzi pubblici, mense, piscine, sport e ora anche gli asili: mappa degli aumenti con cui Palazzo Marino ha scaricato crisi e inflazione sulle tasche dei milanesi. Sperando che sia finita qui...

A gennaio ci ha pensato l'Istat a certificare tutto con i numeri: Milano è la città più cara d'Italia, quella dove il morso dell'inflazione si è fatto sentire di più nel 2022 costando rialzi per 3.258 euro a famiglia media. Nelle tasche dei milanesi, insomma, la nuova situazione economica si è fatta sentire con forza non risparmiando nulla e la certificazione dell'Istat non ha fatto altro che aumentare la frustrazione per il potere d'acquisto che si sta rapidamente erodendo nel mezzo di una crisi combinata, tra energia e beni di consumo, senza precedenti nella storia recente.

I cittadini di Milano, però, lo sapevano già e avevano capito per tempo che l'assalto ai loro stipendi e risparmi non si sarebbe fermato con il cenone di Capodanno. L'inizio di 2023 è stato, se possibile, ancora peggiore perché sugli stessi si è abbattuta una valanga di aumenti delle tariffe dei servizi del Comune di Milano. Non tutti riguardano ogni famiglia e non tutti pesano allo stesso modo, visto che il sistema delle fasce Isee prova a tutelare i redditi più bassi nelle prestazioni considerate base. Ma è una consolazione da poco, visto che nella città del sindaco Beppe Sala la scelta del Comune è stata quella di scaricare l'inflazione e gli aumenti nei costi di produzione direttamente sui cittadini-utenti.

Tecnicamente si chiama "adeguamento alle tabelle Istat", in concreto si traduce nell'obbligo di mettere mano al portafoglio oppure di rinunciare. A muoversi, ad esempio, visto che le tariffe dei mezzi pubblici ATM sono rincarate del 10% allo scoccare della mezzanotte dell'8 gennaio scorso: da 2 a 2,20 euro per il biglietto ordinario e via a salire per giornaliero (da 7 a 7,60), tre giorni (da 12 a 13) e carnet (da 18 a 19,50). Salvi, per ora, gli abbonamenti. Poi si vedrà.

Qualche ora prima il famigerato adeguamento aveva colpito le tariffe di Milano Ristorazione, che garantisce i pasti nelle mense delle scuole: +8% con costo medio giornaliero del pranzo da 4,44 a 5,50 euro. Stessa sorte per le rette degli asili nido e delle classi primavera dove una famiglia normale con reddito Isee oltre i 27.000 euro (non benestante, dunque) si è vista aumentare la quota da 465 a 502 euro.

E non è andata meglio a chi sceglie di praticare sport presso le strutture di Milanosport, società che gestisce i servizi sportivi e ricreativi dei centri di Palazzo Marino. Qui la sorpresa si è materializzata con la fine di gennaio e con l'annuncio dei rincari dal 1° febbraio. Qualche esempio? Da 6 a 7 euro il ticket per l'ingresso singolo in una delle piscine milanesi (+16,5%), da 50 a 57 l'abbonamento mensile (+14%) e via crescendo a seconda della tipologia di contratto. O, ancora, da 48/50 a 50/56,50 euro per un'ora e mezza di padel, da 19 a 21,50 per il tennis e stesso trattamento per il calcetto e ogni altra disciplina. Che non è un bene necessario ma voluttuario, ovviamente. Ma che è l'ennesima ed ultima conferma di come a Milano chi paga siano sempre gli stessi e cioè i milanesi.

In attesa di scoprire se le voci sull'aumento di Area C e relative alla stretta sui parcheggi per residenti siano stati solo una boutade natalizia o siano destinati a trasformarsi in realtà. Cara Milano, quanto costi ai tuoi cittadini...

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Giovanni Capuano