Marina Berlusconi: “L’incertezza del diritto può distruggere il Paese”
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Marina Berlusconi: “L’incertezza del diritto può distruggere il Paese”

“È mostruoso pensare che il destino del Paese passi per le mani  di magistrati spalleggiati da qualche redazione e qualche  arruffapopoli”. Così il presidente di Mondadori in un'intervista esclusiva su Panorama in edicola domani, giovedì 16 maggio

“È mostruoso il solo pensare che il destino del Paese passi per le mani di un gruppo di magistrati spalleggiati da qualche redazione e qualche arruffapopoli”. Lo afferma Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Mondadori, in una intervista che verrà pubblicata sul numero di Panorama da domani in edicola. E aggiunge: “Sbaglia chi pensa che oggi la questione riguardi solo le vicende giudiziarie di mio padre. No, quello della giustizia malata è un problema che tocca direttamente la vita quotidiana di ciascuno di noi. L’incertezza del diritto può distruggere un Paese”.

Alla domanda se non teme di essere accusata di voler delegittimare la magistratura, Marina Berlusconi risponde: “Qui nessuno si sogna di criticare la magistratura, qui stiamo parlando di un gruppo non ampio di magistrati, a cominciare da una pattuglia di procure, che sono, quelle sì per davvero, procure ad personam. E poi, è proprio il comportamento di certe toghe a minare la credibilità della magistratura”.

 

 

“L’indipendenza della magistratura è un principio costituzionale sacrosanto” aggiunge. “Il problema è che è stato usato per cancellare altri principi, altrettanto fondamentali. Si è fatto scempio dei più elementari diritti della persona: il diritto al rispetto della propria dignità, ad una privacy, a non vedersi linciati sui media prima ancora non dico di una sentenza, ma di un processo… Hanno imposto un meccanismo in cui sono saltati tutti i confini tra personali opinioni di tipo morale, valutazioni di tipo politico, verdetti giudiziari. È un meccanismo diabolico, dove rischi di trovarti in totale balia dei personalismi e dei protagonismi di certe toghe. Che a volte sembrano proprio aver dimenticato quel che dovrebbero essere: servitori della giustizia, e non “giustizieri” in nome di qualche fanatismo ideologico”.

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