Ad Ischia, che oggi piange, la rappresentazione dell'Italia dei furbi
(2010, gente di Ischia contro la Polizia per le demolizioni delle case abusive)
Politica

Ad Ischia, che oggi piange, la rappresentazione dell'Italia dei furbi

Nel 2010 (video) i cittadini si scontravano con la Polizia che doveva eseguire le demolizioni delle case abusive. E vinsero la loro battaglia contro le regole e gli italiani onesti, con il benestare della politica locale e nazionale

Gli abitanti di Casamicciola si scontravano con la polizia, che doveva eseguire un’ordinanza per l’abbattimento delle case abusive. Gridavano, spintonavano, al grido di “questa è l’Italia della repressione”. Il video è del 2010, e quelle sono le stesse case trascinate via dalla frana di sabato. L’Italia della repressione, come la chiamavano loro, è oggi diventata l’Italia della tragedia annunciata. Che riscopre sempre troppo tardi i suoi vizi profondi. E dove si piangono i morti sapendo benissimo che prima o poi la catastrofe si sarebbe abbattuta su quelle terre.

Ischia, 2010: scontri con la Polizia davanti a case abusive da abbattere

scontri con la Polizia davanti a case abusive da abbatterewww.panorama.it

Casamicciola è un piccolo esempio che vale per il tutto. Una fetta d’Italia che racconta una patologia incurabile. I sindaci hanno le loro colpe, per aver assecondato un abusivismo selvaggio nei decenni. Ma è indubbio che buona parte di quella popolazione fosse saldamente schierata con i suoi rappresentanti locali, al punto da accapigliarsi con gli uomini in divisa.

Facciamo finta di non accorgerci che la legalità ad Ischia è stata da sempre un optional, e i dati lo dimostrano: a Casamicciola Terme una casa su due è abusiva, costruita dove non si poteva o allargata senza permesso. Una anarchia che ha bloccato i canali di scolo e rammollito il terreno fino al cedimento. Come un vulcano sul punto di esplodere, tutti sapevano che sarebbe successo: ma nessuno ha fatto nulla, nel nome della lotta all’ “Italia della repressione”.

Quella che qualcuno ad Ischia chiama repressione, in un Paese normale si chiamerebbe rispetto delle regole. Le stesse regole che sono tenuti ad osservare, a costo di sacrifici in termini di tempo e denaro, gli italiani di altre latitudini. Non si capisce perché una veranda a Brescia comporta un blitz dei vigili urbani sul pianerottolo, e una villa sul ciglio del burrone ad Ischia rientra invece tra le bellezze del paesaggio, monumento nazionale alla furbizia.

La politica locale ha chiuso gli occhi: quella nazionale si è tenuta ben lontana, anzi ha lasciato che l’inevitabile accadesse. Nel 2018 hanno infilato nel decreto del ponte di Genova una strada preferenziale per sanare gli abusi. Da Ischia sono arrivate 28 mila richieste di sanatoria, e da Casamicciola praticamente tutti se ne sono avvalsi. Forse un campanello d’allarme doveva suonare, nelle alte stanze governative: si è preferito attendere e sperare che la montagna si distraesse dinanzi alle pochezze umane. La morale, una delle tante, è che la dipendenza dal consenso e dai voti non è solo una meschinità, ma un pericolo. Nel nome del consenso a tutti i costi, si accettano rischi terribili e concreti, si accetta che qualcuno faccia a pugni con i poliziotti, si accettano altri morti in futuro. Si accetta, in definitiva, che sotto la frana finisca anche lo Stato e le sue leggi. Con buona pace degli italiani onesti.

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Federico Novella