Decreto Lavoro: in arrivo la delibera il primo maggio
Giorgia Meloni (Ansa)
Politica

Decreto Lavoro: in arrivo la delibera il primo maggio

Tre miliardine mezzo per rivedere le regole precedenti; taglio del cuneo, pensioni, sostituzione del reddito di cittadinanza, fringe benefit tra i punti cardine del testo

Decreto lavoro in arrivo. Un testo che dovrebbe vedere la luce il 1° maggio e che potrà contare su tre miliardi e mezzo per finanziare le misure che hanno l’obiettivo di rivedere le regole del mondo del lavoro. Gli interventi toccheranno diversi nodi: dall’aumento in busta paga per i lavoratori che hanno redditi medio-bassi (taglio cuneo fiscale), alle nuove misure previste per sostituire il reddito di cittadinanza al superamento dei contratti a termine e agli incentivi alle nuove assunzioni. Spazio ci sarà poi anche per i fringe benefit che hanno visto la soglia di esenzione per il 2023 essere tornata a 258,23 euro. Secondo il sottosegretario all’Economia, Lucia Albano,questa potrebbe essere raddoppiata: “Spero si possa come minimo raddoppiare", dato che il governo, secondo quanto annunciato dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, punta ad innalzare la soglia di esenzione dei fringe benefit nel decreto lavoro. Misure che nel complesso saranno discusse con i sindacati che sono stati convocati a Palazzo Chigi domenica pomeriggio alle 19, prima dell’approdo del decreto in Consiglio dei ministri il giorno successivo. Sul testo si è scagliata la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein,che ha accusato il governo di voler approvare “un decreto lavoro che interverrà su questioni di grande rilevanza come il taglio del cuneo fiscale, le regole del lavoro a termine e le politiche contro la povertà” senza “aver minimamente consultato le organizzazioni sindacali. Un decreto lavoro scritto senza dialogare con le organizzazioni che i lavoratori li rappresentano è una contraddizione evidente, l'ennesimo passo falso di un esecutivo che preferisce la propaganda unilaterale al confronto con le parti sociali". Preoccupati anche i sindacati “per le decisioni che stanno emergendo”.

I nodi da sciogliere

La prima questione da risolvere è legata alla mancata approvazione dello scostamento di bilancio in relazione all’approdo del decreto Lavoro in Cdm il 1° maggio: "Certo che bisognerà prima sciogliere questo nodo, poi vedere se si può andare. Va sciolto questo nodo". "Ci saranno delle decisioni che andranno assunte a Palazzo Chigi, il ministro dell'Economia e gli altri ministri, se andare avanti, come andare", ha spiegato Maurizio Leo, viceministro dell’Economia.

Entrando nel merito delle questioni, un punto importante è la sostituzione del reddito di cittadinanza con le misure di contrasto alla povertà che sta studiando il governo. Parliamo dunque della garanzia per l'inclusione, per l'attivazione lavorativa e la prestazione di accompagnamento al lavoro. Misure che, per il momento, non convincono molto i sindacati che nei giorni scorsi hanno dichiarato come queste soluzioni “prevedono percorsi, importi economici, durata dei trattamenti e presa in carico distinti a prescindere dalla reale condizione di povertà e di disagio dei nuclei familiari e delle persone che li compongono”.

Altro punto è il contratto a tempo determinato. Secondo quanto dichiarato dal presidente nazionale di Confapi, Cristian Camisa ad Adnkronos, "serve uno scatto in avanti per dare agibilità alle aziende che mai come in questo momento hanno bisogno di flessibilità, di un mercato del lavoro che consenta agli imprenditori di poter disporre di strumenti più agili in linea con le attuali esigenze produttive. Sarebbe fondamentale ad esempio che le pratiche per i prolungamenti dei contratti siano più semplici, in prospettiva di un inserimento duraturo soprattutto dei più giovani. Non a caso in molti casi per le nostre aziende il contratto a tempo determinato si è evoluto in assunzione a tempo indeterminato". Per il momento la bozza del decreto Lavoro prevede che le imprese potranno stipulare contratti a termine per 12 mesi, senza indicarne il motivo. Nel caso in cui si dovesse prolungare a 24 mesi il datore di lavoro dovrà invece precisarne la motivazione. Sempre in campo lavorativo si punta poi ad una semplificazione di alcune norme, come quelle legate alla contrattualistica del periodo di prova, al congedo per ferie, all’importo iniziale della retribuzione e alla programmazione dell’orario di lavoro.

Dovrebbero poi tornare i soliti incentivi per assumere persone che percepiscono i sussidi di contrasto alla povertà stipulati dal governo e chi è under 30 Neet (soggetti che non studiano né lavorano). Nel primo caso, stando alla bozza, l’azienda potrà beneficiare di uno sgravio contributivo del 100% per 24 mesi, fino a 8.000 euro l’anno se il soggetto viene assunto a tempo indeterminato. Mentre per i datori di lavoro privati che assumono i beneficiari della “Garanzia per l’Inclusione” con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o stagionale, pieno o parziale, è riconosciuto, per un periodo massimo di 12 mesi e comunque non oltre la durata del rapporto di lavoro, l’esonero dal versamento del 50% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori. Per l’assunzione dei giovani Neet è invece riconosciuto un incentivo per un periodo di 12 mesi, nella misura del 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali.

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Giorgia Pacione Di Bello