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Politica

Il flop degli Stati Generali di Conte: ecco cosa sono stati

Dovevano essere l'occasione per pianificare il rilancio dell'Italia dopo la pandemia, si sono trasformati in una passerella priva di contenuti

Una cosa è certa: gli Stati Generali non resteranno nei libri di storia. Al massimo resteranno nei libri di marketing: di quelli che si comprano in edicola a fascicoli. Se lo scopo era quello di allestire una fiction nel centro di Roma, e far piovere lustrini e paillettes a favore di telecamera, con centinaia di comparse a transitare sul tappeto rosso mentre fuori il Paese annaspa, allora sì: obiettivo raggiunto. Ecco cosa resta a bilancio:

I leggendari gerundi del Presidente del Consiglio. "Stiamo valutando" di intervenire sulla cassa integrazione. "Stiamo verificando" la fattibilità degli aiuti alle imprese. "Stiamo pensando" a un grande rilancio "Green". E' tutto un problema di tempi: il governo parla ancora al gerundio, mentre l'italiano medio è quasi trapassato.

Gli sponsor eccellenti. Il presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen ha commosso gli astanti con appelli lacrimogeni del tipo "Grazie Italia, l'Europa s'è desta". Sottinteso: "La sveglia, per voi, arriverà quando vi presenteremo il conto. Nel frattempo, teneteci lontano i sovranisti".

Fate presto, anzi: fate piano. Prima il piano Colao, poi il piano di Rinascita, poi il piano per "reinventare il paese". Chiusa un'agenda, se ne apre un'altra, neanche il tempo di far asciugare l'inchiostro alle slide, e ogni volta si ricomincia da capo. Fino all'annuncio che ha fatto cadere le braccia anche al Quirinale: "Comunque il piano Recovery Italia arriverà a settembre". Mettiamoci comodi: per quella data, brinderemo tra le macerie. Quando prometteva "L'Alta Velocità", evidentemente il premier non si riferiva al suo governo.

La gente che piace. Più che il popolo delle partite iva, a Villa Pamphili ha sfilato il popolo del monopattino nella Ztl: Alessandro Baricco, Massimiliano Fuksas, Stefano Boeri, Monica Guerritore, Giuseppe Tornatore. Per l'economia italiana è la notte più buia; per il governo è la notte dei Telegatti. C'era anche il sommelier Franco Maria Ricci: ma solo per dare un messaggio di sobrietà.

Il finale a sorpresa. Come ogni serie televisiva che si rispetti, non poteva mancare il colpo di scena finale. "Ipotizziamo di tagliare l'Iva". Che sarebbe anche bellissimo, mentre c'è gente che deve ricevere ancora la cassa integrazione di aprile: ma farlo come, dove, quando, perché, con quali soldi, non è dato sapere.

Inutile stupirsi se alla fine del cinema, i sondaggi dicono che due italiani su tre non hanno capito cosa fossero gli Stati Generali. Ce lo chiediamo anche noi, dopo otto giorni gettati via. La fiction intitolata frettolosamente "Reinventiamoci" si è rivelata un flop: perlomeno, abbiate pietà, risparmiateci la seconda stagione.

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Federico Novella