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(Ansa)
Politica

Le frizioni dentro il centrodestra alla prova della Sardegna

La coalizione pare troppo litigiosa e rischia di regalare la regione al centrosinistra

Nel, quasi, silenzio assoluto domenica in Sardegna sono in programma le elezioni regionali, elezioni che vedono oggi il centrodestra in difficoltà per una serie di ragioni locali, nazionali e anche scaramantico-matematiche.

La prima è che la coalizione di maggioranza al governo ha tutto da perdere dato che di fatto detiene la poltrona. L’eventuale vittoria sarebbe quindi una conferma dello status quo e nessuno parlerebbe di grande vittoria o trionfo; se invece dovesse prevalere la candidata di Pd e M5S, Alessandra Todde, beh ci sarebbero buone ragioni per fare grande festa. Va poi ricordato che l’opposizione non vince una elezione anche amministrativa o regionale da anni, anni di delusioni cocenti. Anche solo matematicamente parlando per la legge dei grandi numeri prima o poi, vocifera qualcuno nella maggioranza, si dovrà pur perdere.

Ci sono però considerazioni politiche che vanno fatte e non bisogna nascondere e che rischiano di determinare l’esito della votazione.

La coalizione di centrodestra infatti ha parecchio litigato sulla scelta del candidato, con la Lega a difesa dell’ex governatore, Solinas, saliviniano doc, e Fratelli d’Italia che, forte del 30% quasi dei consensi contro gli 8 dei leghisti, ha chiesto ed ottenuto di poter candidare un proprio uomo, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. il braccio di ferro è stato piuttosto rumoroso e, purtroppo per la coalizione di governo, si sta ripetendo anche per la Basilicata e soprattutto per le prossime elezioni nelle grandi regioni del nord dove Giorgia Meloni vorrebbe interrompere il dominio leghista, soprattutto in veneto. La tensione di questi giorni sul via libera al terzo mandato (senza il quale Luca Zaia non potrebbe ricandidarsi) è lo specchio di un attrito interno evidente e che, diciamo la verità, agli elettori piace poco.

A preoccupare poi ci sono voci circolanti nei palazzi della politica secondo la quale una sconfitta in Sardegna verrebbe vista quasi con favore da alcuni leghisti, che potrebbero in qualche modo incolpare Fratelli d’Italia per il cambio di candidato…

Ci sono poi attriti sugli agricoltori, sulla morte di Navalny, sull’Europa (con Meloni molto vicina ad Ursula Von del Leyen fresca di ricandidatura alla guida della commissione europea e Salvini che guarda sempre più a destra), su piccole questioni quotidiane. Una sorta di punzecchiamento spiegabile con l’avvicinarsi delle elezioni europee dove i partiti si conteranno per quello che sono, determinando nuovi equilibri e poteri interni alle coalizioni (e c’è da questo punto di vista grossa preoccupazione in via Bellerio dove si teme addirittura il sorpasso di Forza Italia).

Ecco perché quella di domenica non sarà una votazione da sottovalutare o da considerare di secondo piano. Soprattutto perché dimostra una cosa sola, ma importante: con l’opposizione così debole il vero nemico del centrodestra è il centrodestra stesso.

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Andrea Soglio