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Politica

La sinistra si calmi: Salvini, Meloni e l'Italia non sono Trump e Bolsonaro

Anche stavolta vicende internazionali vengono piegate a interessi politici italiani. Ma il centrodestra ha già dimostrato una serietà istituzionale che la mette al riparo da ogni critica

Mentre scorrono sugli schermi le immagini dell’inaccettabile occupazione del parlamento e del palazzo presidenziale, a casa nostra è subito iniziata a serpeggiare l’equazione impronunciabile: avete visto? Questi sono i fascisti brasiliani, tali e quali ai nostri. «La destra al governo in Italia fa una figura da peracottari», dichiara il leader di Sinistra Italiana Fratojanni. «Riflettano gli amici di Bolsonaro», dice Mara Carfagna. «Odio i fascisti sempre, anche quelli del Brasile», generalizza il candidato del centrosinistra alla regione Lombardia Majorino. «Destre illiberali e pericolose», punta il dito Dario Nardella.

Forse qualcuno intende fare di tutta l’erba un fascio, visto che di fascisti parliamo. Ma lasciare intendere che la gazzarra ignobile di Brasilia sia in qualche modo imparentata con la destra di casa nostra, non solo è scorretto: ma è praticamente folle. Non c’è bisogno di precisare che la destra italiana non c’entra nulla con certe manifestazioni di violenza. Mai nessuno si è sognato di avallarle. Ed è piuttosto paradossale che mentre la premier Meloni stringe un rapporto più solido con Ursula Von der Leyen sull’applicazione del Pnrr, e intavola trattative avanzate con i partiti storici del consenso europeo, qualcuno in Italia torni a scampanare l’allarme democratico. Una forzatura bizzarra, dal momento che fino a ieri si rinfacciava alla destra italiana di essersi “convertita” allo stile di Mario Draghi e ai riti dell’europeismo. Al di là delle ipocrisie, come si può paragonare un paese dalle istituzioni vulnerabili come il Brasile, a democrazie solide come Stati Uniti e Italia? Fino a che punto si può piegare la realtà ad interessi politici?

Sarebbe come dire che certi personaggi della sinistra politica sono pronti a fare la rivoluzione. Qualcuno potrebbe spingersi a pensarlo, dal momento che alcuni di loro sono aperti ammiratori di Maduro in Venezuela e di Castro a Cuba. Ma sarebbe ridicolo ritenerlo, non foss’altro perché, come diceva Flaiano, in Italia la rivoluzione si fa col permesso dei carabinieri. Eppure, c’è ancora qualcuno che sfidando il ridicolo, si abbassa a paragonare il nostro Paese alle democrazie tropicali. Costoro si confermano, ancora una volta, turisti della democrazia.

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Federico Novella