Clochard aggredito
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Perché diventiamo sempre più violenti

Gli esseri umani sono sempre meno capaci di accettare un "no" come risposta e sempre più inclini a sottomettere i propri pari

“Anziché procedere verso un’evoluzione sociale che riconosce emozioni e sentimenti complessi, stiamo regredendo verso una società pulsionale, istintuale per cui l’impulso viene agito. È la paura dell’"altro diverso" che genera violenza. E si ha paura perché nessuno insegna il valore della diversità”.

Un agguato senza un "perchè"

La violenza, alla quale si riferisce Sara Pezzuolo, psicologa giuridica, è quella che si è per esempio scatenata nei confronti dei due cittadini stranieri, un bengalese ed un egiziano, aggrediti nel cuore di Roma mentre tornavano dal ristorante del centro storico dove lavoravano, e per la quale i carabinieri hanno fermato 5 ragazzi tra i 15 e i 19 anni.

Ma violenza e brutalità sono anche quelle che hanno ridotto in fin di vita, Gheoge Bod Naru, di origine romena, aggredito e dato alle fiamme in un giardino pubblico di Torino, probabilmente per un litigio su chi dovesse dormire su una panchina. Un caso sul quale gli inquirenti stanno ancora indagando.

Cosa sta succedendo

“Si sta verificando quello che negli anni scorsi era stato ampiamente previsto - spiega a Panorama.it, Sara Pezzuolo - la scarsa educazione al rispetto, l’incapacità di tollerare la frustrazione, la deresponsabilizzazione delle proprie azioni erano e, a maggior ragione sono, le premesse per i fatti di cronaca di oggi. Se un “no” non si insegna, si rinforza l’idea del potere e della sottomissione: tanto più vi è sottomissione tanto più cresce il potere - prosegue - l’assenza di moralità con i quali i giovani crescono e si sperimentano nel gruppo dei pari non può essere risolta creando nuove leggi e nuove norme”.

La paura della diversità

“La tolleranza si mostra nel rispetto dell’altro nella sua diversità: se non sono tollerante l’altro lo reputo un “diverso” un “nemico” qualcuno dal quale devo prendere le distanze e che, pertanto, va combattuto se non addirittura eliminato”.  

A farne le spese sono troppo spesso, persone innocenti e nel caso dell’aggressione avvenuta nella Capitale, lavoratori già inseriti nel tessuto produttivo della città. Sempre più frequentemente, i fatti di cronaca ci mostrano nuove generazioni incapaci di percepire il reale valore della vita umana.

“Quanti programmi, quante riflessioni politiche sono aperte alla vita? Parlare di valore della vita umana è “fuori moda” si propagandano piuttosto politiche sociali e familiari aperte ad altre strade - continua Pezzuolo - il valore della vita umana non può essere qualcosa che esiste in funzione del singolo caso o della singola persona perché sarebbe assegnarle un valore soggettivo. Educare alla vita vuol dire educare al significato del vivere nella sua più ampia accezione”.

Le immagini e il pericolo emulazione

La psicologa forense richiama anche i media all’utilizzo di terminologie, espressioni ed immagini meno aggressive .  

“È necessario prendere atto che i toni violenti dell’informazione contribuiscono a fungere da “megafono” e a dare risonanza alla notizia. Il problema non è parlarne o non parlarne. Il problema è come il contenuto della notizia viene trasmesso. L’operatore dovrebbe descrivere il fatto-evento consapevole della complessità dei processi comunicativi e, soprattutto, di come la drammatizzazione ed il livello sensazionalistico riescono a condizionare eventuali gesti emulativi”.

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Nadia Francalacci