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I pazienti? Con i medici dei bugiardi inguaribili

Chi più, chi meno, tutti mentiamo al dottore, per ansia, paura ma così mettiamo a rischio la nostra salute

Seduti davanti al nostro medico, mentiamo spudoratamente. È quanto emerge da uno studio, coordinato dai ricercatori dell’University of Utah Health di Salt Lake City su quasi 5 mila partecipanti, il cui risultato non lascia molte incertezze: la maggioranza dei pazienti (tra il 60 e l’80 per cento) non dice la verità al proprio dottore. I casi in cui raccontiamo più frottole? Sempre secondo lo studio americano, è quando rispondiamo a domande su cosa mangiamo e su quanta attività fisica (non) facciamo; e spesso omettiamo anche di comunicare al medico il nostro disaccordo sui farmaci che ci prescrive (e che poi magari non prendiamo)o la scarsa comprensione delle istruzioni da seguire.
«Gli americani riescono a far sembrare straordinario ciò che è praticamente la norma» commenta Claudio Cricelli, presidente della Simg, Società italiana di Medicina generale. «I pazienti mentono ai medici, lo sappiamo bene. È un fenomeno vastissimo, quello della falsificazione e della mistificazione, ma dirò di più: nella relazione umana medico-paziente, si tratta di una specie di gioco del gatto con il topo, che noi siamo ben addestrati a riconoscere e a smascherare. Oltre ai casi citati dallo studio, aggiungo che - per quella che è la mia esperienza di quarant’anni anni da medico di base - la stragrande maggioranza di bugie che ci vengono raccontate riguarda la non aderenza alla terapia: i pazienti dicono di aver preso le medicine che gli abbiamo prescritto e poi invece non è vero». Un «gioco» pericolosissimo, oltretutto, che rischia di vanificare le cure, o peggio di indurre il medico a una diagnosi errata.

Ma perché si mente davanti a un camice bianco, pur sapendo che questo, è proprio il caso di dirlo, «nuoce gravemente alla salute»? In base all’analisi dell’Università dello Utah (che ha condotto lo studio in collaborazione con i colleghi del Middlesex Community college di Bedford), innanzitutto per la paura di essere giudicati male, per la vergogna e anche per il timore di deludere il proprio medico.
A conferma delle ricerche di oltreoceano, arrivano gli studi italiani: alla fine del 2017, infatti, era stato il portale dedicato alle prenotazioni specialistiche Mio-Dottore a diffondere i risultati di un sondaggio tra gli utenti dal quale si evincevano percentuali molto simili a quelle dell’università americana: due pazienti su tre ammettevano candidamente di mentire al medico. «Due su tre, in verità, mi sembrano ancora pochi» ironizza Nadia Cerutti, medico nutrizionista dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. «Purtroppo anche noi medici dovremmo fare un esame di coscienza riguardo a questo problema: spesso le bugie sono figlie del poco tempo che abbiamo a disposizione. Non riusciamo, per la fretta, a entrare in sintonia con il paziente e quindi a metterlo nella condizione di essere sincero, sempre e comunque».

Le bugie più diffuse tra i suoi assistiti? La dottoressa non ha dubbi: «Occupandomi di nutrizione ed endocrinologia, mi scontro quasi ogni giorno con il paziente diabetico che mi dice che “la glicemia è aumentata perché ieri mi hanno costretto a mangiare tanti dolci”; oppure con la persona obesa che mi racconta il classico “in settimana non ho mangiato praticamente nulla, se il peso è aumentato sarà perché sto bevendo tantissimo”. E poi, in generale, si mente praticamente in ogni campo: i pazienti dicono al dentista di lavarsi i denti tre volte al giorno ed è tanto se arrivano a una, dicono di aver smesso di fumare quando magari l’odore di fumo li precede. È sempre stato così».
E proprio perché è sempre stato così, c’è una regola che i medici rivelano di imparare l’un l’altro, con il passaparola nei corridoi degli ospedali più che dai manuali di medicina: è la «regola del tre»: qualunque cosa noi confessiamo di bere o di mangiare, o il numero di pacchetti di sigarette che ammettiamo di fumare, sappiate che il medico la moltiplica per tre. Ammettiamo un bicchiere di birra a fine serata? Sanno che ne beviamo tre. Confessiamo uno sgarro alla dieta? Sempre loro, i medici, sono a conoscenza del fatto che «le eccezioni» sono tre.
Non la facciamo franca, dunque. Anche perché, «regola del tre» a parte, sulle tecniche per disinnescare il fenomeno i medici italiani hanno le idee molto chiare: «Io cerco di essere il più possibile comprensivo ed empatico» dice Luca Dainese, cardiochirurgo dell’Unità operativa di Chirurgia vascolare ed endovascolare del Centro cardiologico Monzino di Milano. «Il paziente non mente mai per volontà o divertimento, ma perché non ce la fa fisicamente a stare dietro a determinate prescrizioni e quando si trova davanti al medico, che per lui in fondo è un’istituzione, si sente davvero mortificato. Ricordiamoci che spesso i pazienti hanno dietro storie personali terribili, è inutile buttargli addosso il nostro “lei deve smettere di fumare, sennò morirà”. Bisogna invece mostrargli vicinanza, fargli capire che la menzogna fa loro del male, che il percorso verso i comportamenti virtuosi possiamo farlo assieme, a poco a poco».

Punta invece sulla razionalità il dottor Cricelli: «Bisogna cercare di disinnescare il “gioco” medico-paziente usando la ragione: tu mi stai assicurando che segui una dieta corretta ed equilibrata, ma la bilancia mi dice un’altra cosa. Tu mi stai dicendo che prendi le medicine così come dovresti, ma la tua pressione mi racconta un’altra storia. Facendolo sempre notare, con gentilezza, le cose migliorano. Il paziente, a poco a poco, smette di fingere». E magari, così facendo, inizia anche il suo cammino verso la guarigione.
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Maddalena Bonaccorso