Arcade Fire: Reflektor - La recensione
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Arcade Fire: Reflektor - La recensione

Il gruppo di Montréal torna con un nuovo album dopo il successo planetario di The Suburbs

"Ti piace il rock'n'roll? Perché io non saprei", dice una voce all’inizio di "Normal person" , la canzone che dimostra che gli Arcade Fire avrebbero potuto comodamente incidere il quarto album di trascinanti inni rock. Ma non hanno voluto farlo.

Hanno preferito mettersi su una strada incerta e scrivere dell’età delle contraddizioni. Le luci, tema classico degli Arcade Fire, ingannano ("I thought I found a way to enter / It's just a Reflektor"). La debolezza arriva persino in copertina, con la scultura con cui Auguste Rodin rappresenta il dramma di Orfeo, che non riesce a salvare Euridice dall’Ade perché cede alla tentazione di voltarsi e guardarla.

Il produttore, già leader degli LCD Soundsystem, prova a costringere il gruppo a un salto simile a quello tentato dagli U2 con "Achtung Baby". Ne esce un doppio album (c’è ancora chi ci crede) ibrido, con esperimenti riusciti ed altri da rivedere. C’è più elettronica del solito. Spuntano strumenti come il sax, usato in "Here comes the night times" in un modo che ricorda "Sound and vision" di David Bowie.

Le marce trascinanti "alla Arcade Fire" si sono riempite di percussioni, che a volte rischiano di risultare indigeste. Per giustificare bonghi e congas alcuni hanno citato due viaggi ad Haiti e in Giamaica, che avrebbero avuto una grande influenza sulla band di Montréal. È di moda dire che hanno contribuito a rendere l'album moscio. Se volete far la figura dell'intenditore, dovrete dire che preferite l'ultimo disco dei Vampire Weekend, più di tendenza tra chi vuol darsi un tono alternativo. Dobbiamo darvi una delusione: a noi "Reflektor" piace. Anche se non sappiamo come farà l’ufficio stampa a giustificare l’ironia involontaria di "Joan of Arc": parte come una canzone punk e, dopo una ventina di secondi, scivola nel "Gioca jouer".

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Marco Pedersini

Giornalista. Si occupa di esteri. Talvolta di musica. 

Journalist. Based in Milan. Reporting on foreign affairs (and music, too). 

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