Tutte le grandi sfide del mondo nel 2014
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Tutte le grandi sfide del mondo nel 2014

Il nuovo anno potrebbe regalare molte sorprese. Il 40 per cento della popolazione mondiale andrà alle urne e ci saranno ancora manifestazioni di piazza contro la crisi, dal Brasile alle ex repubbliche sovietiche

Il 2014 si aprirà così come si è chiuso il 2013: sulla scia di proteste di piazza che stanno facendo tremare i governi di tutto il pianeta. Ultima, solo in ordine cronologico, la Turchia, dove il premier Recep Tayyip Erdogan è stato travolto dallo scandalo corruzione. La tangentopoli del paese della Mezzaluna ha colto con le mani nel sacco 4 ministri del governo a guida islamica, accusati di aver ricevuto mazzette per più di 4 milioni di dollari. Immediate le manifestazioni anti-governative in tutto il Paese.

Da Ankara a Izmir e Istanbul in migliaia sono tornati in piazza per chiedere le dimissioni di Erdogan, che si trova ad affrontare uno dei momenti più difficili della sua carriera politica e che sta combattendo una guerra tutta all'interno del mondo islamico. L'inchiesta contro il suo governo sembra sia stata alimentata dal clerico Fetullah Gulen, potente islamico radicale che ha deciso dagli Stati Uniti, dove vive, di lanciare il guanto della sfida a Erdogan, che incarna un islamismo più "moderato". E nel 2014 la Turchia sarà chiamata al voto per eleggere il suo nuovo presidente. Incarico al quale ambisce il premier, ma che potrebbe essergli negato in seguito allo scandalo tangenti nel quale è implicato il suo partito, l'AKP.

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Nel 2014 tra il 40 per cento della popolazione mondiale chiamata al voto ci sono anche i siriani, che dovranno eleggere il loro "nuovo" presidente. Ovviamente, l'unico candidato sarà l'attuale capo di Stato, Bashar al Assad, che sta definitivamente piegando militarmente i suoi avversari, anche grazie all'aiuto delle truppe di Hezbollah, il Partito di Dio libanese che affianca i fedelissimi di Assad negli scontri che proseguono in Siria. Secondo voci che però non trovano conferma, Assad sarebbe pronto a fare un passo indietro solo dopo aver vinto le elezioni presidenziali. Intanto, i rapporti con la Russia si fanno ancora più stretti e alla fine del 2013 Mosca ha siglato un accordo per sfruttare le riserve di gas e petrolio del mare siriano. Indice che l'asse Damasco-Cremlino è più che mai solido.

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Si vota anche per eleggere il nuovo Parlamento europeo, e i risultati che usciranno delle urne potrebbero essere scioccanti. Secondo i sondaggi si prevede l'ingresso in massa a Strasburgo di partiti ferocemente anti-europeisti, dall'Ukip britannico al Fronte National francese di Marine Le Pen. Populisti e gruppi di estrema destra puntano a conquistare un seggio in Europa per poter dare battaglia dall'interno contro le istituzioni dell'Unione. In pole position ci sono anche i grillini del Movimento 5 Stelle per l'Italia e diversi partiti xenofobi nati come funghi in tutta Europa in seguito alla crisi economica, a cominciare dalla Grecia e per finire alla Finlandia, alla Svezia e all'Olanda. 

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Molto atteso oltre la Manica è il risultato del referendum sull'indipendenza della Scozia, che si terrà a settembre del 2014. Il leader Alex Salmond sogna di vedere coronato l'obiettivo di una vita: quello di sganciarsi da Londra e di non dover più obbedire a Sua maestà. Ma i sondaggi al momento si dividono al 50 e 50. E' vero che molti scozzesi sono indipendentisti, ma è pur vero che la Scozia indipendente dovrebbe sobbarcarsi molti oneri - soprattutto finanziari - dei quali fino ad ora si è occupata la Gran Bretagna, e questo in un momento di crisi economica al popolo in kilt non sembra una buona idea. Ma la strada per il referendum è ancora lunga e Salmond spera di riuscire a portare dalla sua parte quella metà che al momento vorrebbe restare a corte con la Regina.

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La più grande democrazia del mondo sarà chiamata alle urne nel 2014, E anche in questo caso potrebbero esserci molte sorprese. Sonia Gandhi, presidente del partito Nazionale del Congresso, che è anche il primo partito dell'India, vede la sua popolarità calpestata da una serie di proteste che stanno attraversando il Paese. L'alto tasso di corruzione della burocrazia indiana e lo stato di povertà in cui continua a versare una larga parte della popolazione sta mettendo in discussione i vertici dell'alleanza che finora ha guidato l'India. Sonia Gandhi punta tutto su suo figlio Raul, un giovane di belle promesse che sta battendo il Paese già da tempo per una lunga campagna elettorale. Ma la rabbia e il risentimento sono troppo forti e fanno credere molti analisti che il risultato delle urne non sarà più così favorevole all'italiana che governa l'India.

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In Brasile si vota a ottobre del 2014 per eleggere Parlamento e presidente. Nel frattempo il Paese sarà al centro dell'attenzione del mondo per i Mondiali di calcio. Una miscela esplosiva, visto che le proteste che sono esplose nel 2013 contro il governo (e contro le spese folli per la World Cup della prossima estate) non accennano a diminuire. Da gennaio sono previste nuove manifestazioni di piazza a San Paolo e a Rio de Janeiro. In molti condannano la corruzione che regna sovrana tra gli alti papaveri di Brasilia e chiedono "più pane e meno calcio". Il fischio d'inizio metterà tutto a tacere? Probabile, anche se questo non è certo. Le forze di sicurezza brasiliane sono allertate per manifestazioni e sommosse popolari proprio durante i Mondiali di calcio. Quale palcoscenico migliore per gridare la propria rabbia sotto i riflettori di tutto il pianeta?

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Tra paura del boicottaggio degli attivisti per i diritti civili e umani e desiderio che tutto vada alla perfezione e che si celebri la "grandezza" del presidente Vladimir Putin, la Russia si appresta ad ospitare i Giochi Olimpici invernali nella città di Sochi. Per l'occasione la Federazione ha stampato anche delle monete "speciali". Ma il timore maggiore, man mano che si avvicina la data dell'inaugurazione, è che il terrorismo di matrice cecena possa tornare a colpire proprio in occasione delle Olimpiadi. La kamikaze che si è fatta esplodere nella stazione di Volgograd potrebbe essere un'anticipazione di quello che gli uomini (e le donne) dell'emiro del Caucaso , Doku Umaru, stanno progettando in vista dei riflettori che a febbraio si accenderanno su Sochi. 

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Una delle sfide maggiori che il mondo dovrà affrontare nel 2014 sarà la stabilità del continente africano, scosso da una serie di guerre civili, infarcite di terrorismo e attività qaediste in diversi Paesi dell'Africa. Dall'Egitto, dove i Fratelli Musulmani continuano a manifestare contro il "governo dei militari" e chiedono di ritornare al potere con il loro presidente destituito, al Sud Sudan, dove si teme un nuovo eccidio etnico a causa della guerra civile esplosa tra il presidente Salva Kiir e il vice presidente Riek Machar. Il Sud Sudan è il Paese più giovane del mondo. Fondato nel 2011, con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Onu, è subito sembrato una buona soluzione all'atavico conflitto territoriale tra Khartoum, in Sudan, e Juba. Ma, messa a tacere la guerra "esterna" è esplosa quella interna. In molti temono un epilogo simile a quello del genocidio che falcidiò il Rwanda nel 1994. I morti sono già migliaia e le Nazioni unite parlano di "catastrofe umanitaria".

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Nella Repubblica Centrale Africana (CAR) si muore a causa di violenze settarie. Il governo francese ha inviato le sue truppe a Bangui per ristabilire la pace, ma gli scontri continuano a esplodere e l'Onu ha deciso di inviare i caschi blu per riportare il Paese alla stabilità. La CAR è lo Stato più povero dell'Africa. Feroci gli scontri tra milizie cristiane e islamiche. Alla fine del 2013 truppe di ribelli cristiani hanno preso d'assalto il palazzo presidenziale. Sul terreno ci sono decine di migliaia di morti, anche se è difficile stilare un bilancio definitivo. Proprio come per il Sud Sudan, quello che si teme è un eccidio etnico-religioso. L'arrivo dei caschi blu che affiancheranno le truppe francesi potrebbe dare al Paese un po' di respiro e aiutare la popolazione civile, ostaggio della guerra.

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Non c'è pace nemmeno in Congo. Gli scontri e le violenze settarie sono riesplosi a Goma. Le Nazioni Unite avevano appoggiato le truppe governative contro i ribelli negli ultimi 18 mesi. Sembrava che si fosse giunti a una tregua, ma sono ricominciati gli spari. La guerra civile in Congo è una delle più sanguinarie e feroci del mondo. Al momento in cui scriviamo ci sono delle famiglie italiane che non possono lasciare il Paese a causa di spari e scontri che si stanno verificando all'aeroporto. I ribelli hanno rialzato la testa e ripreso le armi dopo meno di due mesi dall'ultima tregua.

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Un'altra partita che terrà il mondo col fiato sospeso nel 2014 sarà quella del Pacifico. Alla fine del 2013 la Cina ha dimostrato di voler premere il piede sull'acceleratore per affermare la sua sovranità sulle isole Diaoyu, che invece il Giappone chiama Sengaku e che considera territorio dell'impero nipponico. Pechino ha fatto alzare i suoi aerei per sorvolare lo spazio sopra le isole contese, che godono di fondali ricchi di gas, e immediatamente è scattato l'allarme. Gli Usa hanno annunciato pieno sostegno all'alleato giapponese e si sono schierati con Tokyo contro la Cina. La partita delle isole Diaoyu/Sengaku crea instabilità in tutta la regione del Pacifico e non mancherà di regalarci delle evoluzioni nel 2014. 

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Infine, un'altra grande sfida dell'anno che sta per iniziare vede protagonista l'Europa. Ce la farà a sconfiggere i suoi nemici "interni" e a darsi nuove regole per non affondare sotto i colpi degli anti europeisti? Riuscirà a tamponare la crisi e a trovare nuovamente la strada della crescita e dello sviluppo?. Un buon inizio potrebbe essere l'Unione bancaria europea. Nella notte tra 18 e il 19 dicembre 2013 a Bruxelles i ministri delle finanze dell’Ue hanno raggiunto un accordo storico: l’Europa si doterà di un’agenzia e di un fondo unico per liquidare le banche in fallimento, in sostanza di un meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie. L’intesa dovrà essere approvata dal Parlamento europeo entro la fine della legislatura, fissata per l’aprile del 2014. Il piano prevede la creazione di un fondo unico di risoluzione (Srf) da 55 miliardi di euro in dieci anni, che servirà al sistema bancario per rifinanziare gli istituti europei in crisi. L’obiettivo è di evitare che la crisi di importanti istituti di credito trascini con sé gli Stati, come è successo a Cipro e in Irlanda. Ma per dire se l'Unione bancaria funzionerà, sarà necessario aspettare la "nuova Europa" che vedremo nel 2014.  

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Anna Mazzone