E se Renzi si fosse montato la testa?
Matteo Renzi, premier - ANSA FOTO
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E se Renzi si fosse montato la testa?

Dove nasce e dove rischia di finire la marcia trionfale dell'ex "rottamatore" che vuole "asfaltare" i moderati - Matteo, il vecchio

 

“Se si vota, stavolta li asfaltiamo”. La frase mi gira nella testa da un po’, non riesco ad asfaltarla. Il sol dell’avvenire splenderà giallo e immenso sul Viale delle Parate il giorno in cui Matteo Renzi celebrerà il suo inesorabile trionfo. Il sindaco di Firenze dev’essersi convinto che quel giorno è vicino. Un tempo ammiccava con fare suadente e frasi magnanime al popolo di centrodestra, sostenendo che in fondo è brava gente, chiede soltanto un po’ d’ascolto, sarebbe perfino pronta a non votare più Berlusconi ma il Pd se il capo fosse lui, Renzi, se la sinistra avesse la forza di rottamare i burocrati del Pd-Pcus (che oggi, però, sono quasi tutti renziani). Parlava morbido ed ecumenico, quasi liberale, Renzi. Troppo berlusconiano, si disse allora.  

Poi, il successo lo ha accecato. Il buono è diventato perfido. Il dialogante è diventato un proto-comunista militante, pur di conquistare il Partito. Alla fine ha superato se stesso, annunciando non solo che Berlusconi “non va salvato” (niente prigionieri), ma che i moderati del centrodestra faranno una pessima fine in caso di elezioni anticipate. Una fine da horror politico. “Se si vota, stavolta li asfaltiamo”. Papale papale. Il giorno dopo, ecco che invece di ricredersi ed emendarsi, Renzi insiste, persiste, cavalca la gaffe: “Negli ultimiquattro  anni a Firenze abbiamo asfaltato 132 km di strade, la più grande opera di asfaltatura in città”. Ergo: “Non è che cambio lavoro, eventualmente continuo”. Allora si è acceso un flash nella mia testa; ho percepito come un ballonzolio meccanico di pneumatici sull’asfalto lungo una strada, il Viale delle Parate a Baghdad che taglia l’Arco della Vittoria inaugurato da Saddam Hussein nell’89 per celebrare la controversa vittoria con l’Iran e l’uccisione di vagonate di nemici. Il ballonzolio era dovuto al fatto che gli architetti di regime avevano cementato nell’asfalto, asfaltato, decine, centinaia di elmetti di soldati iraniani morti ammazzati. Qualcosa di barbaro e terribile. La descrizione ufficiale dell’opera parlava di una crepa nel terreno da cui “emerge il braccio che rappresenta il potere e la determinazione, con nel pugno la spada”. Il braccio è proprio quello di Saddam, “che Dio lo preservi e lo protegga, ingrandito quaranta volte. Emerge per dare a tutto il popolo iracheno la buona notizia della vittoria e si trascina appresso una rete che è stata riempita con gli elmetti dei soldati nemici”. Le automobili scorrono sotto, saltellando su un pavimento di teste rotte.

Asfaltare gli avversari, asfaltare il dissenso, asfaltare le idee, asfaltare chi è diverso. La marcia trionfale di Renzi che mira a cementare nell’asfalto gli elmetti (sbrindellati) dei moderati non è un bel sentire. Renzi-Saddam in jeans, camicia bianca e scarpe da ginnastica fa lo show sul palco mentre il sindaco di Torino, PieroFassino, renziano dell’ultim’ora, siede scomodo a terra coi gomiti sulle ginocchia. Sì, sarà rosso fuoco il sol dell’avvenire. E illuminerà la fronte di Saddam-Renzi in piedi sul pick-up saltellante sopra gli elmetti di Forza Italia. A quando un paese normale?    

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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