Matera
(Ansa)
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Matera, la capitale della Cultura senza un teatro

La storia, infinita e triste, del «Duni», tra esordi e scintille, la crisi e la voglia di rinascita

La bella Matera, più nota al mondo come città dei Sassi, patrimonio Unesco dal 1993 e Capitale europea della cultura nel 2019, mostra senza veli tutto il suo splendore, ma rimane ammutolita di fronte a un teatro che ancora non c’è.

In realtà, c’era una volta un teatro materano inaugurato il 26 marzo del 1949 e intitolato al grande musicista del ‘700 Egidio Romualdo Duni, raffinato compositore e gloria cittadina. L’edificio fu progettato dall’architetto Ettore Stella, che dopo aver terminato gli studi e avviato la sua carriera a Roma, fece la scelta coraggiosa di ritornare nella città dei Sassi per promuovere con il suo stile la modernità architettonica. Il suo ritorno fu determinato dalla volontà di dare una svolta all’immagine materana attraverso la realizzazione di opere che, interpretando i bisogni culturali della comunità, ne migliorassero anche la qualità della vita. E così, a un anno dalla pubblicazione del «Cristo si è fermato a Eboli» di Carlo Levi, in cui è descritta la miserevole condizione sociale dei contadini lucani, nell’estate del 1946, Ettore Stella convinse gli imprenditori Carlo Conti, tipografo editore, e l’avvocato Domenico Latronico a dare prova di attivo civismo, investendo nella costruzione di un cinema-teatro. Ancor prima che l’opera fosse compiuta, il patron Antonio Andrisani acquisì circa il 90 per cento delle quote societarie, investendo un capitale pari a 150 milioni di vecchie lire. L’opera architettonica di Ettore Stella mandava in visibilio i materani ancor prima che questi fossero trasferiti dalle vecchie case fatiscenti alle nuove dei rioni popolari, costruite grazie all’intervento della legge speciale 619 per il risanamento dei Sassi.

La storia del gigante di architettura moderna alterna momenti di gloria a cadute vertiginose, intrecciando allo stesso tempo svariati tipi di interesse: politico, economico e sociale a bizzarre scaramucce di provincia. Se fino al 1980 tutto era andato a gonfie vele, poi per il Teatro Duni cominciano colpi duri da attutire che nella pratica vedono impossibile tenere in vita un’attività culturale di buon livello. Nel 1984, poi nel 1999 e ancora nel 2010, sulle pagine dei quotidiani nazionali, si parlava di “chiusura del Duni” e si faceva appello a mantenere in vita uno dei pochi luoghi di svago per una comunità che da sempre aveva dimostrato di essere affamata di cinema e teatro.

Realmente, a Matera già nel Primo dopoguerra c’era un piccolo cinema, l’Impero, dove, nell’autunno del 1926, sul piazzale antistante fu allestito un palco reale per accogliere Re Vittorio Emanuele III. Ma non solo, negli anni 40 i materani trascorrevano il proprio tempo libero nei tre cinema all’aperto: l’Arena Italia, l’Arena ENAL (gestito dall’ente omonimo) e l’Orfeo, che divennero poi stagionali quando, nel Secondo dopoguerra, furono costruiti altri due cinema: Quinto e Kennedy. Di fatto, negli ultimi anni il Teatro Duni non è stato più in grado di proporre un’offerta culturale di buon livello e a nulla è valso l’arrivo dell’anno della cultura con il 2019, lo stesso anno in cui il teatro della città dei Sassi avrebbe potuto festeggiare i suoi 70 anni.

Adesso che quel 2019 è andato via, Matera ancora non ha un teatro che le dia dignità culturale. Tuttavia, sembrerebbe che qualcosa si stia muovendo: prima con l’acquisto del teatro in ambito giudiziario da parte del Comune di Matera per un importo di 2,5 milioni di euro, poi con l’affidamento, nel 2022, da parte dello stesso ente, del progetto di restauro e adeguamento funzionale a un’associazione temporanea di professionisti guidati dall’architetto materano Luigi Acito. Il fine progettuale è sempre quello del dono emozionale, proponendo alla comunità contenuti culturali e di intrattenimento all’interno di un luogo magico in perfetto stile “stelliano” con l’aggiunta di elementi innovativi che potrebbero lasciare gli spettatori ammutoliti di fronte al restauro di tanta bellezza.

E allora, non resta altro che aspettare fiduciosi che i tempi maturino per assistere alla restituzione del teatro che Matera merita di avere. Quando? Forse, nel 2024.

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Rosita Stella Brienza