Il "brutto" della (farsa in) diretta
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Il "brutto" della (farsa in) diretta

Siamo proprio sicuri che la diretta dell'incontro tra Bersani ed il Movimento 5 Stelle siano un bene per la politica ed il paese?

Il brutto della diretta. Ma che roba abbiamo visto in streaming? Era una consultazione per la formazione di un governo della Repubblica o una sceneggiata interpretata da teatranti di quart’ordine, con un copione da film verità in cui prendi gli attori per strada?

Il povero Pier Luigi Bersani, l’unico professionista insieme alla spalla Enrico Letta, si confrontava con due giovanotti, i capigruppo del M5S alla Camera e al Senato (Roberta Lombardi e Vito Crimi) a braccia conserte su una tristissima scrivania con alle spalle un plotone di grillini ligi a una sincronica divisione dei compiti: uno ascolta, un altro scrive, il terzo guarda ogni tanto la telecamera. Gli altri fanno massa. Come i carabinieri delle barzellette. E questa sarebbe la trasparenza?

Per carità. In nessun paese del mondo. In nessuna democrazia vera. In nessuna società evoluta. Questa è farsa.

Fortuna che subito dopo c’è stata la conferenza stampa di Crimi e della Lombardi, perché alla faccia della trasparenza non s’era mica capito con chiarezza come si comporteranno i grillini. Insomma, direte no alla fiducia a Bersani? Escludete di uscire dall’aula per consentire ugualmente la formazione del governo? Bersani è pronto ad andare da Napolitano a riportare l’ipotesi di un esecutivo grillino sostenuto in Parlamento? Se qualche 5 stelle uscirà dall’aula o darà la fiducia, che cosa gli succederà nel movimento? Sarà espulso? Tutte domande che erano rimaste in sospeso nel colloquio tra presidente incaricato Bersani e capigruppo del M5S. Anche perché quel colloquio ha dato l’impressione, sempre alla faccia della trasparenza, di esser costruito per il piccolo schermo. Tv o Pc. Ma tutto ciò che ha dimensione pubblica diventa necessariamente spettacolo.

E allora la sincerità (almeno quella) dei grillini ha fatto irruzione nelle parole pronunciate in tono colloquiale, non da fervorino plateale o da intervento in direzione pd di Bersani, dalla Lombardi: “Mi sembra di stare a Ballarò, queste parole le sento da 20 anni, sempre le stesse”.

Bersani in realtà non ha proposto nulla di concreto, ha citato come al solito pochissimi titoli (e solo quelli) del programma in 8 punti, senza spiegare nel concreto i provvedimenti fondamentali, senza dir nulla di come si comporterà il governo nel mondo e verso gli italiani: su politica estera, Europa, ripresa, lavoro, scuola… Ha perfino detto che i punti son quelli ma potrebbero essere anche 9 o 10. Non importa. Importa dare un governo al paese, ma non un governo con una maggioranza, solo un governo all’unica condizione che sia Bersani il premier. Ha pure detto, in perfetto stile “Ballarò”, che “solo un insano di mente avrebbe la fregola di governare questo paese”. E anche questa ipocrisia è stata smascherata dalla Lombardi col buonsenso della cittadina: “Lei no, ma noi sì”. Altra ipocrisia: l’incontro con le parti sociali (Saviano è una parte sociale?). “Noi non le incontriamo, noi le siamo”.

Il brutto della diretta alla fine è apparso brutto anche a Bersani, se l’unico punto sul quale è tornato più volte (ricordatevi: stiamo sempre parlando di consultazioni cruciali per la formazione del governo della Repubblica nel pieno di una crisi epocale per l’Italia) è che “qui non siamo a Ballarò, qui è roba seria” (sic). A uso e consumo degli utenti.

Avrei poi una domandina: ma che cosa mai stava scrivendo il grillino calvo di spalle a Crimi, visto che era tutto in streaming e trasparente? Una consultazione in streaming non richiederebbe, a rigor di logica, altra mediazione. Invece è stata l’apoteosi dell’indiretto e della mediazione. Dallo stenografico al commento in diretta, fino alla conferenza stampa esplicativa. Perché non tutto ciò che è trasparente è evidente o chiaro. E perché dietro la trasparenza c’è sempre un’opacità anche più opaca, se si ripara dietro l’illusione dello streaming. Voglio dire: io non ci credo. E penso di essere più grillino di Crimi e Lombardi nel non crederci.

Infine, quali speranze avrà mai un paese nel quale non c’è fiducia e tutto è politica politicante? Nei paesi democratici si vota, si dà fiducia ai propri eletti, li si giudica per quello che fanno e per come governano oppure si oppongono. La perenne intrusione della politica sotto forma di illusoria trasparenza (che è poi l’illusione stessa della democrazia diretta), mi fa paura per il nostro futuro. E mi fa anche tanto ridere. Alla fine ero piegato in due.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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