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L’esercito di Kiev avanza a Donetsk

Riprendono nel Donbass le offensive delle forze armate ucraine sostenute da Washington e dalla NATO

Per Lookout news

La notizia dell’arrivo in questi giorni in Ucraina di un gruppo di ufficiali dell’esercito americano di certo non facilita il complicato processo di normalizzazione della situazione nella regione del Donbass. Dopo i 12 morti causati a Volnovakha il 13 gennaio da una mina ucraina esplosa nelle vici­nanze di un auto­bus, domenica 18 gennaio nei pressi dell’aeroporto di Donetsk si sono intensificati gli scontri a fuoco tra i soldati dell’esercito regolare di Kiev e le milizie ribelli. I morti sarebbero almeno 12 e decine i feriti.

 Secondo i vertici dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk le forze armate ucraine hanno attaccato lanciando razzi multipli Grad. Tra le vittime ci sarebbero anche diversi civili. I bombardamenti avrebbero colpito anche le città di Makeevka e Gorlovka. Il portavoce dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), Michael Bociurkiw, ha affermato che sono stati violati più volte i limiti posti dal cessate il fuoco concordato a Minsk lo scorso settembre.

 Lo scambio d’accuse tra le diplomazie di Mosca e Kiev è serrato. “Gli ultimi sviluppi del conflitto in Ucraina – si legge nella missiva firmata dal presidente russo Vladimir Putin – connessi al bombardamento di aree popolate nelle regioni di Donetsk e Lugansk mettono seriamente in pericolo il processo di pace e il rispetto degli accordi di Minsk”.

 

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Il Cremlino sostiene di aver inviato da giorni al presidente ucraino Petro Poroshenko una lettera contenente i dettagli di un piano per la dismissione dell’artiglieria pesante da parte di entrambi gli schieramenti. Accusata di non aver fornito alcuna risposta alla proposta di Mosca, l’Ucraina continua a sostenere che sarebbero più di 8mila i soldati russi inviati dal Cremlino a sostegno delle milizie filorusse. Mentre il primo ministro ucraino, Arseniy Yatsenyuk, è tornato a denunciare l’arrivo di armi ed equipaggiamenti dalla Russia verso Donetsk e Luhansk.

 Il ritiro di armi pesanti su cui preme la Russia è un punto chiave della tabella di marcia concordata a Minsk. Ma le posizioni tra Kiev e Mosca restano distanti. Da un lato la Russia sottolinea la necessità di dare continuità ai colloqui del gruppo di contatto formato da rappresentati dei governi di Mosca e Kiev e dai leader dei ribelli, dicendosi disponibile a fare pressione sulle milizie arroccate nel Donbass. Dall’altro l’Ucraina, forte del sostegno di Washington e della NATO, non sembra invece intenzionata a fermare le propria offensive.

 

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 A Kiev, come detto, è attesa una delegazione dell’esercito americano, guidata dal comandante delle operazioni in Europa, il Generale Frederick Ben Hodges. Da oggi e fino al 22 gennaio il governo ucraino parteciperà alla conferenza della commissione militare della NATO, convocata per fare un punto sulla cooperazione militare con l’esercito di Kiev, sui piani di riforma delle forze armate ucraine e sulla valutazione della situazione nel sud-est del Paese.
Da mesi l’Ucraina riceve l’invio di addestratori a cui è stato assegnato il compito di formare i soldati di Kiev. Il clima che si respira nel Donbass è dunque ancora quello di guerra. E le perdite continuano ad aumentare: dall’inizio del conflitto ad aprile secondo le Nazioni Unite sono più di 4.800, con 10mila feriti e centinaia di migliaia di sfollati.


Guerra nel Donbass

Getty
Dimitrov, Ucraina

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