La voce perfetta. Il Giappone organizza un concorso nazionale per trovarla
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La voce perfetta. Il Giappone organizza un concorso nazionale per trovarla

Questa insolita competizione va avanti da più di cinquant'anni, e valuta le partecipanti in base a tono e modulazione della voce, velocità, volume, pronuncia e uso appropriato dei vocaboli

Tra le varie stranezze del Giappone, dal nostro punto di vista andrebbe certamente inserito il concorso nazionale organizzato per identificare la "voce perfetta", per cortesia, tono, grado di gentilezza e sicurezza trasmessi. Una competizione cui le donne giapponesi tengono in modo particolare, molto di più di qualsiasi concorso di bellezza, essenzialmente perché, per una volta, possono essere valutate e premiate per qualcosa che sono state in grado di imparare con impegno e dedizione.

Come ogni anno, migliaia di giapponesi si sono iscritte a questo bizzarro concorso organizzato a Sendai che, a dispetto di quello che potremmo pensare, è tanto divertente quanto emozionante. A partire dall'allestimento della sala in cui si svolge, al centro della quale si trova un telefono, appoggiato su una scrivania e in un contesto che ricorda tanto quello di un comunissimo ufficio, cui, una dopo l’altra, si avvicinano le varie concorrenti. E mentre gli spettatori trattengono il fiato per prepararsi ad ascoltare, e giudicare, il loro modo di rispondere a una telefonata, le giovani in gara, cercando di non farsi notare troppo, eseguono qualche piccolo rito scaramantico, si inumidiscono le labbra, e si preparano ad affrontare il loro interlocutore per tre lunghissimi minuti. Per capire davvero di cosa si tratta, può essere divertente dare un'occhiata a questo bel video realizzato dal New York Times.

"Come posso aiutarla oggi?"; "Resto a sua completa disposizione per qualsiasi necessità"; "Sarò lieta di aiutarla nuovamente in futuro": frasi di questo genere si aggiungono a inchini e sorrisi che aumentano la teatralità di questo insolito concorso, che va avanti da più di cinquant'anni e valuta le partecipanti prendendo in considerazione tono e modulazione della voce, velocità, volume, pronuncia e uso appropriato dei vocaboli. 

L'edizione del 2013, poi, non solo ha registrato un numero di iscritti record (12.613), ma tra le sessanta finaliste ci sono addirittura quattro uomini. Una testimonianza evidente dell'impatto della crisi finanziaria internazionale sul mercato del lavoro nipponico dove, oggi, le posizioni aperte nei call centre fanno gola anche agli uomini.

Altro dettaglio curioso è legato alla nuova abitudine dei datori di lavoro di incoraggiare le impiegate più giovani a partecipare al concorso della voce perfetta. Essenzialmente perché convinti che le nuove generazioni abbiano perso molto della gentilezza e dell'educazione notoriamente associate alle donne del Sol Levante, e sperano di poter aiutare queste ultime a recuperarle spronandole a confrontarsi l'una con l'altra, sfoderando sorrisi e dolcezza, e mantenendo, se possibile, un tono di voce più alto del normale, che trasmetta femminilità ed energia, senza mai diventare troppo amichevole, e che permetta all'interlocutore-cliente a sentirsi a proprio agio.  

Non va infatti dimenticato che per la maggior parte dei giapponesi rispondere al telefono è un'arte. Sono state pubblicate decine di libri su questo argomento, la maggior parte dei quali si rivolge direttamente alle donne. I loro modi e la loro voce, infatti, non solo devono essere curati per fare in modo che chi le ascolta si renda conto di essere al telefono con un ufficio in cui non si perdono di vista nemmeno i dettagli, ma anche per evitare di ritrovarsi in conversazioni imbarazzati che potrebbero finire con l'essere difficili da gestire.

L'edizione del 2013, che si è appena conclusa, ha visto trionfare Kiyomi Kusunoki, che ha conquistato il pubblico con il suo tono attento, gentile, e con uno stile "impeccabile" aiutato da una voce squillante e mai stridula. 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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