
La vittoria di Renzi sulla stampa italiana
Repubblica, Il Manifesto, Il Giornale: gli editoriali dopo il trionfo del sindaco. Lo speciale
EZIO MAURO: È l'ultima speranza
Renzi ha vinto soprattutto per questo: per la promessa di cambiare il Pd e il Paese. Dovrà farlo subito, cominciando dalla legge elettorale, dai costi della politica, dalla crisi del lavoro. Guai se si disperdesse l’ultima speranza: solo il cambiamento può chiudere un ventennio e aprire quella nuova stagione di cui ha bisogno il Paese
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ANTONIO POLITO: Il potere della Generazione X
Il successo di Renzi apre una pagina nuova anche nella storia della sinistra italiana. Se è vero infatti che il Pd aveva già avuto un segretario non ex comunista (Franceschini) e perfino un segretario ex socialista (Epifani), quello che è stato eletto ieri è il primo segretario che non è post di niente, nemmeno della Dc. È dunque l’incarnazione di una generazione X, giunta alla politica quando il Muro era già caduto e la Prima Repubblica già finita. La Bad Godesberg, che al riformismo italiano è sempre mancata sul piano dei programmi e delle idee, si è forse realizzata con un salto antropologico e una rottura genealogica
IL GIORNALE: Letta ora trema
È il giorno in cui nel Pd tutto cambia. Tutto e pure qualcosa di più. Nel Pd e anche nel governo delle intese non poi così larghe. Con numeri bulgari Renzi diventa un segretario forte come il Nazareno non ha mai conosciuto. In grado di mettere alle corde il premier. Sin da oggi. Con tre temi in agenda: nuova legge elettorale, riforma del lavoro e basta euroragionerie. Letta prende nota e fa spazio al nuovo azionista di maggioranza
IL MANIFESTO: La seconda Bolognina
È esagerato farsi tornare in mente la Bolognina, l’ultimo congresso del Pci, le lacrime di Occhetto, il «resto nel gorgo» di Ingrao e la scissione di Cossutta. Ma quella che arriverà stanotte nel Pd sarà un’altra «ultima svolta». Con Renzi nei panni del «nuovista», Cuperlo in quelli del rinnovatore-conservatore, Civati che tenta la via di una sinistra di confine con i movimenti: no Tav, via Maestra, acqua pubblica. Stavolta non ci saranno scissioni, ma non si può escludere il rischio di quella che D’Alema definisce una «scissione silenziosa di militanti».
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LA STAMPA: I compiti di Matteo Renzi
Renzi si è preso la leadership del Pd, ma per fare cosa? Ora inizia la partita vera. Perché le resistenze saranno fortissime. Il primo scoglio lo ha posto la Corte Costituzionale con una (discutibile) sentenza che ha imposto il ritorno a un sistema elettorale puramente proporzionale (addirittura con le preferenze in circoscrizioni enormi), facendo tabula rasa di 20 anni di bipolarismo. E in parlamento sono già apparse varie tentazioni di approfittarne, assecondate dall’incapacità dei partiti dopo anni e anni di cambiare la legge elettorale. Ora ne va del destino del nostro paese, nel caso in cui rimanesse un sistema proporzionale, saremmo condannati alla ingovernabilità. Renzi che da oggi è a capo del partito più grande in Italia e del partito più forte nel governo non può aspettare nemmeno un giorno. L’unica soluzione, più che spostare la discussione alla Camera, è trovare subito al Senato una maggioranza per ripristinare il sistema elettorale precedente. Quello voluto dalla quasi totalità dei molti cittadini che votarono il referendum Segni del 1993 e che in più di un milione avevano chiesto di far rivivere firmando per il referendum nel 2011 che un’altra sentenza della Corte Costituzionale ha impedito si svolgesse. Ma lo deve fare ora, subito, adesso! Prima al Senato (dove il Pd non ha la maggioranza), cercando gli accordi necessari con chi ci sta e poi alla Camera (dove il testo potrebbe andare liscio). Senza traccheggiare, andando subito a segno.