Non date altra fuffa agli immigrati
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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Non date altra fuffa agli immigrati

Non ci voleva un indovino per prevedere la catastrofe umanitaria che abbiamo sotto gli occhi. Alla quale il governo risponde con un imbarazzante silenzio

Da oltre un anno, con regolarità, Panorama dedica copertine e approfondimenti al gigantesco problema dell’immigrazione. Non ci voleva un indovino (nel nostro piccolo siamo solo testimoni del tempo) per prevedere la catastrofe umanitaria che abbiamo sotto gli occhi.
L’ultimo editoriale dedicato al tema è di tre mesi fa. Denunciavamo l’inazione del governo, l’incredibile e inaudita sciatteria nell’affrontare la questione. Ora che l’estate sta finendo siamo sempre al punto di prima, con una situazione ogni giorno più esplosiva.
L’elemosina politica di Angela Merkel ("L’Italia va aiutata") è la perfetta fotografia e insieme la plastica rappresentazione dell’immobilismo che attanaglia Palazzo Chigi e che noi denunciammo già a giugno e oggi ribadiamo con forza. Sì, l’Italia va aiutata e pure presto perché non è stata capace di imporre una "road map" né in Europa né alle Nazioni Unite per affrontare il problema.
Nelle ultime due settimane ho contato l’annuncio da parte di ministri di almeno 20 "piani risolutivi" su ogni materia: pensioni, sanità, tasse, lavoro, scioperi, contratti, riforme, spending review, scuola, Irap agricola... In questo deserto di concretezza l’immigrazione non ha avuto neppure la dignità di guadagnarsi un "piano", la cui notifica a mezzo stampa non costa nulla perché al pari di tutti gli altri "piani" è fuffa allo stato puro, utile solo ad alimentare e far girare incessantemente la macchina della propaganda renziana.
L’eroico comportamento di chi soccorre in mare e accoglie in terra avrebbe invece dovuto chiamare l’esecutivo, già molti mesi fa, ad astenersi dalle chiacchiere e a porre con fermezza la comunità internazionale di fronte alla nostra incapacità nell’accogliere tutti. Non ci sarebbe stato niente di malvagio, in questo. Avrebbe significato uniformarsi al principio di realtà, che chiama un governo al dovere della solidarietà ma anche ad avere il coraggio di assumere decisioni per non dover gestire un’emergenza all’infinito. Al punto in cui siamo c’è da attendersi (e ancora una volta non bisogna essere indovini) che l’esasperazione dei cittadini sarà foriera di nuove tensioni.
Perché non è da xenofobi urlare la propria rabbia dopo che un immigrato salvato e accolto in un centro viene accusato di aver ucciso barbaramente due anziani in casa per rubare; e non è da sciacalli indignarsi: perché mantenere ogni giorno un immigrato costa almeno 50 euro con il corollario di corruttele e ruberie che ci raccontano le inchieste giudiziarie; non è da populisti contestare l’idea che prima vengono i diritti degli immigrati e dopo quelli di chi paga le tasse. Tutto questo non è xenofobia, sciacallaggio o populismo: è paura. Ed è figlia di quella dolosa inazione che resta tutta in capo a un governo imbelle, cioè incapace di difendere i propri confini e la propria gente.

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Giorgio Mulè