È il web l'ultima carta di Newsweek
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È il web l'ultima carta di Newsweek

La prestigiosa rivista è apparsa per l'ultima volta in edicola. D'ora in poi, i suoi lettori la potranno trovare solo online

Newsweek se ne va nell’universo digitale. L’ultima copertina è un addio agli ottanta anni di storia di carta, inchiostro e rotative e un arrivederci al lettore alla nuova edicola virtuale in cui potranno trovare la testata che ha contribuito a fare la storia del giornalismo americano (e non solo) del’900.

Travolto da un buco di milioni di dollari e dalla perdita della metà delle copie che vendeva (nel 2003 la diffusione era superiore alle 4 milioni di copie nel mondo mentre nel 2010 era arrivata a un milione e mezzo), il settimanale dal 31 gennaio 2012 sarà solo su internet.

L’annuncio era stato dato da Tina Brown nello scorso ottobre, ma l’uscita dell’ultimo numero, con quell’ultima copertina, è stato un passaggio molto simbolico, non solo per quella testata, ma in generale per tutta l’editoria.

La nuova frontiera è il web. Newsweek Global sarà a pagamento e punta a sfruttare i milioni di contatti mensili del Daily Beast, la testata online con cui, dal 2010, dopo l’acquisto da parte del miliardario , 92enne,  Sidney Harman per il prezzo simbolico di un dollaro dalla Washington Post Company (e la clausola di farsi carico dei 147 milioni di dollari di debiti), il settimanale ha formato un gruppo editoriale guidato dall’ex direttrice di Vanity Fair e del New Yorker.

Per l’addio alla carta stampata, Newsweek ha scelto un hashtag, una parola – chiave per Twitter : #LastPrintIssue, e sullo sfondo la Manhattan in bianco e nero (di un tempo che fu), il grattacielo che ospitava la sede del giornale.

Come in bianco e nero erano le sette fotografie che formavano la prima copertina della rivista, il 17 febbraio 1933. Sette immagini per gli avvenimenti simbolo della settimana: una marcia delle Camicie Brune nella Germania nazista, le bandiere con le svastiche al vento; una foto di Joseph Stalin, in basso destra, che quasi fa contraltare a una di Franklink Delano Roosevelt, in alto a sinistra.  Personaggi del tempo, istantanee che – come è accaduto spesso con le copertine di Newsweek – sono state in grado di fissare un’epoca.

Nato dieci anni dopo Time, da un’idea di Thomas J.C. Martyn, un redattore di esteri della rivista fondata da Briton Hadden e Henry Luce, News - Week (come si chiamava allora) ha fatto fatica a diventare l’antagonista del prestigioso e potente predecessore. La sua esplosione è arrivata nei tardi anni’50, quando – sull’onda di un maggiore interesse degli americani per l’informazione e i media – la sua quota abbonamenti toccò quota un milione e mezzo.

Nel 1963, la Washington Post Company acquista il giornale. E’ il vero salto di qualità. Con leggende del giornalismo come Ben Bradlee, inizia la vera competizione con Time. Detta l’agenda in politica, negli affari esteri e sulla questione dei diritti civili. Se Time rappresenta l’establishment, Newsweek lo racconta, spesso per criticarlo, se non addirittura per sfidarlo, da posizioni liberal. Famose le sue copertine sul Vietnam e sulle rivolte nere.

Una tendenza che il giornale continuerà a seguire. Ma sarà questo il motivo dell’inizio del suo declino. La svolta conservatrice della società americana, l’avvento dell’Era Reagan in politica, fanno perdere peso a un giornale che ora ha meno feeling con il grande pubblico americano, pur vendendo ancora molto.

Non basta continuare a sfidare il potere, come nel caso dell’inchiesta sul Caso Monica Lewinsky per riprendere quota. Con il passare degli anni, le perdite aumentano. Il giornale diventa troppo costoso ed è sommerso da debiti. Fino a quando viene venduto per un dollaro a Harman.

Tina Brown volta pagina. Basta politica e affari esteri. Per conquistare nuovo pubblico vira verso la cultura, il costume, addirittura la cronaca. Non mancano ancora le copertine shock, quelle che hanno fatto sempre discutere. Come nel caso della cover story dedicata a Barack Obama, primo presidente gay della storia degli Usa (così definito a causa del suo appoggio alle unioni omosessuali).

Ma l’operazione non riesce. Time veleggia sempre e Newsweek affonda ancora di più. E molti adesso si chiedono se il dimezzamento della quota di copie diffuse non sia proprio colpa della politica editoriale di Tina Brown.

Comunque sia, la strada è tracciata. Lo pubblicazione solo su internet non è stata una scelta indolore. Molti dipendenti, tra cui numerosi giornalisti, hanno perso il posto. Ma per Newsweek, dopo 80 anni di carta stampata, per rimanere in vita, l’ultima carta da giocare è il web. Non è il primo e non sarà certo l’ultimo giornale a dover affrontare quella sfida.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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