Italia, il paradiso (amaro) delle borseggiatrici di Milano
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Italia, il paradiso (amaro) delle borseggiatrici di Milano

Ladre professioniste, che vivono in case occupate abusivamente, arcinote alle Forze dell'ordine, impunite. e che si prendono gioco di noi

«L’Italia è un paradiso». La frase, purtroppo, non è lo slogan del nostro ente del turismo o la recensione Tripadvisor di qualche americano rimasto a bocca aperta davanti alle bellezze di Roma e Venezia. Sono le parole di una delle famose borseggiatrici «nomade» (guai a dire zingare, guai….) che imperversano, anzi, vino felici tra la Stazione Centrale di Milano e le due linee della metropolitana che si incrociano proprio in uno dei principali punti di approdo del capoluogo lombardo.

Un paradiso, dice la giovane, alla telecamera che la riprende. E, in effetti, ha tutte le ragioni per sostenerlo. Mettetevi nei miei panni: casa gratis perché la situazione abitativa della giovane e delle sue colleghe nomadi (e non zingare, lo ribadiamo) si divide in due. Da una parte c’è il campo nomadi del Comune che offre struttura, e bollette; in alternativa c’è l’occupazione abusiva di una casa, anche questa del Comune. Per quanto riguarda poi il lavoro, anche qui, nessun problema: ladre professioniste, con una lunga, lunghissima esperienza. Astenersi perditempo.

Un lavoro che, a guardare il codice penale, sarebbe un reato: furto o rapina. Reato che prevede delle pene. Invece qui c’è la falla nel sistema. Perché queste borseggiatrici sono conosciute non solo dalle forze dell’ordine ma persino dagli abituali pendolari della Stazione centrale e sono state fermate decine e decine di volte. Avendo noi gli uffici proprio a due passi dal piazzale e dalla stazione abbiamo visto più volte commettere dei furti, o quantomeno, tentarli; abbiamo sentito le forze dell’ordine avvicinarsi a loro e ammonirle come si fa con il figlio discolo… «dai, ragazze, andate via…». Stop.

In realtà le abbiamo anche viste fermate con le mani ne sacco, e non è un modo di dire; prese, fermate, e caricate sulla volante. Il fatto è che il giorno dopo, invece che trovarsi nelle patrie galere, erano nuovamente al loro posto di lavoro, puntuali.

Si parla tanto di loro, da giorni, e abbiamo anche imparato che esiste un cavillo legale per il quale non è possibile arrestarle e metterle in un cella: impunità e serene, quindi. Un vero e proprio paradiso. Ma c’è di più.

C’è persino chi le protegge, nella persona della consigliera comunale Monica Romano che ha attaccato chi diffondeva i video con le facce delle ladre per cercare di mettere in guardia i viaggiatori, probabili future vittime. «Non si devono sottoporre alla gogna mediatica….» ha detto la Romano, che però poi ha tolto il post dai social, senza in realtà cambiare idea.

Anni fa, nel pieno delle crisi legata alle bande delle rapine in villa che colpivano indisturbate, vennero rese pubbliche delle telefonate che i rapinatori facevano ai loro parenti: «Venite qui, tanto anche se ti prendono non ti succede nulla e poco dopo sei libero….».

Anni fa durante in viaggio in un emirato, diciamo non troppo democratico, chiesi alla guida quale fosse nel paese lo stato delle criminalità. Lui rise e disse: «Qui non è come da voi; qui non ci provano nemmeno a rubare, altrimenti gli tagliamo la mano…». ecco. Tra la legge del Taglione e l’impunità ci sono delle vie di mezzo che vanno esplorate e che non sembrano nemmeno troppo complesse da mettere in pratica.

Siamo il paradiso, siamo il Paese dei balocchi purtroppo però non della gente onesta (che va avanti tra mille difficoltà) ma dei ladri, borseggiatrici o rapinatori che siano.

E la cosa peggiore non è la frase in se, ma il tono con cui la nomade borseggiatrice l’ha pronunciata: ridendo, in maniera arrogante, sfidando giornalisti ed agenti, con fare sbruffone. Questo l’Italia non lo può e non lo deve permettere

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Andrea Soglio