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(Ansa)
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Italia ed Europa devono cominciare la guerra contro il Fentanyl, per non perderla, come negli Usa

La droga sintetica che sta spopolando e sconvolgendo gli Stati Uniti è pronta ad invadere anche il vecchio continente. Che non può farsi trovare impreparato

2 aprile 2024. In una lunga conversazione a distanza durata oltre un’ora, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente-segretario cinese Xi Jinping stanno affrontando i più scottanti temi dell’attualità internazionale. Tra questi, emerge un argomento insolito, ma che sta molto a cuore al leader americano: «La Cina deve fermare il flusso di narcotici illegali e impedire l’esportazione di ulteriori precursori chimici».

A cosa si riferisce Biden? E che cosa sono i «precursori chimici»? Il titolare della Casa Bianca parla della recente invasione sul mercato americano di Fentanyl – oppioide sintetico 100 volte più potente della morfina e 50 volte più dell’ eroina – che sta sconvolgendo l’America e ha già causato circa 841 mila morti tra il 1999 e il 2022, con una crescita esponenziale del fenomeno negli ultimi anni, da cui 110 mila morti solo nel 2022. Il che vuol dire - e si tratta di un dato probabilmente sottostimato - oltre 300 morti al giorno al tempo presente.

Perché il presidente americano lo dice proprio al capo della Cina? Perché, come scrive Roberto Arditti nel su libro Rompere l’Assedio, appena uscito per i tipi di Paesi Edizioni, «forti sono le evidenze di una saldatura tra la produzione cinese dei materiali chimici di base per “costruire” il potente oppioide sintetico, e la capacità delle organizzazioni criminali messicane di agire sul confine sud degli Stati Uniti.

Nelsaggio, il noto giornalista mette in fila le sfide dell’Occidente nel prossimo futuro e, tra queste, dedica un intero capitolo proprio alla droga sintetica, lanciando per primo l’allarme sul fatto che il prossimo mercato individuato dei narcotrafficanti per l’esportazione del Fentanyl sia proprio l’Europa. Di conseguenza, anche l’Italia è a forte rischio.

Se dunque l’allarme sociale e securitario legato a questa droga sintetica è ormai questione di Stato in America, dovrebbe esserlo anche da noi? Roberto Arditti non è il solo a dirlo: anche il Sottosegretario Alfredo Mantovano, che ricopre il ruolo di Autorità Delegata per la Sicurezza della Repubblica (ufficio che comprende il Dipartimento Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri), ritiene che quella contro l’oppioide di derivazione sino-messicana «non è una battaglia facile» e che il segnali di pericolo sono concreti. Il contrasto al Fentanyl è una questione così seria che è stato inserito anche nell’agenda del G7 dalla presidenza italiana.

Secondo la Drug Enforcement Administration statunitense, così come già per la marijuana e per la cocaina, anche la maggior parte del Fentanyl illegale destinato all’estero proviene dal Messico ma, trattandosi in questo caso di una droga sintetica, utilizza sostanze chimiche provenienti dalla Cina. Per adesso, tuttavia, le autorità cinesi non intendono collaborare sulla faccenda, sostanzialmente perché chiama in causa non poche industrie chimiche del fu Celeste Impero, le quali sinora hanno goduto di sconti fiscali specificamente per la produzione di quei «precursori» fondamentali a creare il pericoloso oppiaceo (e, proprio per tale ragione, il negoziato Washington-Pechino insiste sull’importanza che la Cina cessi subito questi incentivi).

Inoltre, questa sostanza è facile da nascondere (inizialmente era un farmaco usato nella terapia del dolore); in più, il mondo del traffico di Fentanyl si sovrappone a quello delle operazioni illecite attraverso il dark web e i pagamenti criptati. Soprattutto, però, bastano 2 milligrammi per rischiare la morte per soffocamento e, specie se mischiata ad altre droghe, riduce le persone allo stato catatonico, da cui il soprannome di «droga degli zombie».

Lo ha specificato lo stesso Mantovano lo scorso 12 marzo a Roma, quando ha presentato il piano del governo per prevenire la diffusione della droga sintetica, avvertendo che la penetrazione nel Vecchio continente è già cominciata: «Ci sono segnali di una sua diffusione in Portogallo e Gran Bretagna», ha spiegato il Sottosegretario. Secondo quanto rilevato dalla nostra intelligence, infatti, negli ultimi tempi la ’Ndrangheta starebbe «testando il mercato per verificare la convenienza del suo inserimento». E già ci sono stati alcuni arresti, relativi a «intermediazione di approvvigionamenti di quantitativi di Fentanyl tra Cina e Usa, con 18 persone coinvolte: 100 mila le dosi intercettate, erano nascoste tra le pagine di libri».

Il riferimento è al blitz dello scorso novembre a Piacenza, dove le forze di polizia hanno scoperto un centro di distribuzione di Fentanyl che fungeva da intermediario tra la Cina e gli Stati Uniti, e provveduto al sequestro delle prime partite di questa droga censite in Italia. Un segnale da non sottovalutare.

In definitiva, la battaglia per impedire l’arrivo del Fentanyl qui da noi ed evitare una strage simile a quella patita dagli Stati Uniti (dove l’oppiaceo sintetico è la prima causa di morte nella popolazione tra i 18 e i 49 anni), è a tutti gli effetti cominciata. E, come sottolinea ancora Mantovano, «in un momento in cui non ci sono confini invalicabili, è meglio non rimanere vulnerabili». Intanto, per la prima volta in Italia si è registrata la presenza di Fentanyl in una dose di eroina come sostanza da taglio. Un segnale inquietante e, più in generale, un fenomeno di cui avere paura.

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Luciano Tirinnanzi