L'indulto visto dalla polizia
Stefano Porta Ansa Foto
News

L'indulto visto dalla polizia

Dopo l'ultimo indulto i reati contro la persona e il patrimonio sono quasi raddoppiati: Roberto Maccioni, responsabile Movimento poliziotti, spiega perché un provvedimento di clemenza - senza nuovi investimenti - aumenterà l'insicurezza

“Indulto? Amnistia?  Queste sono solo soluzioni di comodo che riducono solamente la sicurezza dei cittadini senza risolvere il problema del sovraffollamento carcerario”. In dodici anni, dal 2000 al 2012, il picco massimo di rapine e furti è stato registrato proprio nel 2007, dopo l’ultimo indulto.

Nel 2000, secondo i dati del Ministero dell’Interno, i furti sono stati 1 milione e 367.216 mentre le rapine denunciate 37.726. Il dato è continuato ad aumentare lentamente negli anni successivi, in particolare quello relativo alle rapine fino a superare nel 2006, i 50 mila casi. E’ comunque nel 2007, anno successivo all’ultimo indulto che sia rapine che furti hanno raggiunto il numero più elevato: le rapine hanno superato i 51 mila casi,  per l’esattezza 51.210,  e i furti il 1 milione 600 mila casi ( 1.636.656). Poi i dati calano nuovamente per aumentare nello scorso anno. Nel 2012, infatti, i furti sono stati 1.520.623 e le rapine 42.631.

Roberto Maccioni, segretario Provinciale per Genova del sindacato Autonomi di Polizia (AdP) e responsabile Movimento poliziotti, che cosa pensano dei provvedimenti di indulto a amnistia i poliziotti che come lei  lavorano per strada?
Queste sono solamente soluzioni di comodo ovvero scelte politiche e da campagna elettorale che ricadono inevitabilmente sui cittadini onesti i quali, con un eventuale indulto, vedranno ridotta ulteriormente la propria sicurezza. Questo non è il modo corretto per risolvere i problema del sovraffollamento delle strutture carcerarie ma è un modo semplicistico di “guardare all’oggi per l'oggi”.  

Quindi siete contrari all’indulto?
“No, non siamo contrari a priori. Noi vorremmo che lo Stato procedesse con un provvedimento di indulto solo dopo aver strutturato e attuato un percorso di recupero di questi soggetti. Insomma, vorremmo che fosse seguito un percorso di reinserimento nella società e non “aperte” solamente le celle. Questo significa vanificare il lavoro di molti colleghi oltre che a rimettere a repentaglio la sicurezza delle persone”

I dati mostrano che indulto e amnistia portano con sé come nel 1006 l'incremento dei reati…
“È normale. Senza un serio percorso di reinserimento questi soggetti sono destinati a delinquere. E tornano a delinquere non appena escono dal carcere. Dunque è fisiologico: l’aumento vertiginoso dei reati contro la persona e contro il patrimonio. In sostanza, furti e rapine. Non solo. Un provvedimento di indulto non è auspicabile in questo periodo storico perché si sta già verificando l’aumento dei reati per l’aggravarsi della crisi economica…”

Si è parlato anche di incrementare la misura di detenzione domiciliare come alternativa al carcere.
“Questa soluzione ci fa rabbrividire. Come l’indulto. Mettere i delinquenti ai domiciliari significa un aumento del lavoro del personale delle volanti, ovvero degli uomini in servizio al 113 così come per i colleghi dell’Arma che intervengono a seguito di segnalazioni al 112. In sostanza, incrementare la detenzione in casa significherebbe un minore e più lento intervento da parte delle forze di polizia presenti sul territorio le quali sarebbero “dirottate” inevitabilmente a controllare il rispetto della misura detentiva…”

Qual è la soluzione più giusta per voi?
“Prima di procedere ad un eventuale indulto sarebbe necessario rivedere ed eventualmente mettere nuovamente in uso carceri o strutture penitenziarie attualmente chiuse o  in disuso. Questo è ovvio che comporterebbe per lo Stato l’assunzione di personale penitenziario già oggi sotto organico. Comunque prima di procedere con l’indulto sarebbe giusto ascoltare chi lavora quotidianamente a contatto con i carcerati e all’interno delle strutture carcerarie. Quindi non solo gli agenti ma anche gli assistenti sociali, medici, personale del Sert e psicologi.”

I più letti

avatar-icon

Nadia Francalacci