Pechino si rafforza nel Mar della Cina
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Pechino si rafforza nel Mar della Cina

Con una politica di basso profilo Pechino sta consolidando la propria presenza regionale

"La Cina è contraria a qualsiasi tipo di intervento militare nel Sudeast Asiatico". Ma è stata costretta a rafforzare la propria posizione nella regione per "salvaguardare la propria sovranità, l'integrità territoriale, e i propri interessi sul mare e nella regione".

Per l'ennesima volta la Repubblica popolare finge di essere costretta a militarizzare il Mare della cina meridionale perché...non può farne a meno. A causa degli atteggiamenti aggressivi tenuti dalle altre potenze regionali. Contemporaneamente, i funzionari del partito ribadiscono all'esercito e al popolo di "farsi trovare pronti ad affrontare qualsiasi sacrificio per il bene e la rispettabilità della patria".

Possibile che la Cina si stia di nuovo preparando alla guerra? E fino a che punto è credibile la minaccia di Pechino? Vietnam, Filippine, e ora anche l'Indonesia appaiono sempre più infastiditi dall'aggressività del loro vicino, ma sembrano avere smesso di esserne intimoriti. Forse perché il ritorno degli Stati Uniti in Oriente li aiuta a sentirsi più forti? O perché le provocazioni cinesi sono diventate così frequenti da aver perso in parte la loro credibilità visto che non hanno mai un seguito?

Impossibile rispondere a queste domande senza aver prima provato a capire quali siano le vere intenzioni della Cina. Per Pechino la strategia da tenere nel Mare della cina meridionale è molto importante. Perché in un momento di difficoltà in politica interna cui va aggiunto l'effetto mediatico del ritorno degli Stati Uniti in Asia non può permettersi che la popolazione pensi che la Repubblica popolare stia perdendo posizioni (anche) nel cortile di casa. Contemporaneamente, il Partito deve evitare a tutti i costi di essere percepito come aggressivo dalla comunità internazionale. Quindi deve trovare un modo per continuare a rafforzarsi militarmente, diventare più attivo nei mari "interessanti", e farlo senza spaventare nessuno.

Un'impresa di certo non facile, ma nemmeno impossibile. La Marina Militare, ad esempio, continua ad essere ufficialmente potenziata per "permettere alla Cina di svolgere il ruolo che le spetta per mantenere la pace nella regione e nel mondo. Poco importa che, in realtà, Pechino la autorizzi a essere attiva solo nei mari contesi del Sudest Asiatico e nell'Oceano Indiano, vale a dire nelle acque in cui è interessata a rafforzare la propria posizione.

Come se non bastasse, la scelta di "sfruttare l'esercito per contribuire al mantenimento della pace 'nel mondo'"permette a Pechino di aprire nuove basi militari "essenziali per i rifornimenti". Come è successo a Sansha. La "nuova" città cinese costruita su uno scoglio di 13 chilometri quadrati...a due passi dalle isole Paracelso e Spratly. Difesa giorno e notte da una guarnigione dell'esercito, relativamente alla quale il governo si rifiuta di rendere noti dettagli.

Che un gruppo numeroso di militari sia stato trasferito a Sansha per poter intervenire più in fretta nel caso in cui si presentasse una buona occasione per farlo è certo. E il fatto che Pechino non voglia rivelare nessun dettaglio ne' sul loro numero ne' sull'equipaggiamente di cui potrano disporre dimostra che il loro scopo principale non sarà quello di "tutelare la sicurezza regionale" ma di sfruttare ogni opportunità utile a rafforzare la presenza cinese nella zona.

Le altre nazioni del Sudest asiatico lo sanno, così come sanno che, adsso, la guerra non conviene nemmeno alla Cina. In un altro momento si sarebbero probabilmente piegate alla potenza più forte chiedendo in cambio qualche vantaggio. Oggi hanno deciso di cambiare strategia. E non perché si sono rafforzati al punto da poter tener testa alla minaccia cinese. Ma perché solo tenendo alta la tensione possono sperare che nessuno, in Occidente, si dimentichi di loro.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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