Hollande a precipizio: finora ha prodotto solo austerità senza crescita. Come Monti
Il calo del Presidente nei sondaggi: sei francesi su dieci sono scontenti. Una caduta di 14 punti in due mesi
Si stava meglio quando si stava peggio? La parabola di François Hollande, con un calo nei sondaggi di ben 14 punti in due mesi, suggerisce che forse tutta l’Europa è paese. E che il “nuovo”, una volta ottenuta la vittoria nelle elezioni e conquistata la poltrona di broccato rosso e oro della Presidenza della Repubblica, perde rapidamente colpi anche nella pubblica opinione d’Oltralpe.
Il presidente francese, subentrato a furor di popolo a Nicolas Sarkozy, è passato nei rilevamenti del barometro OpinionWay pubblicato da Le Parisiendal 60 per cento di “soddisfatti” in luglio al 46 in settembre. Le Figaro, che ha fatto la campagna per Sarkozy, registra compiaciuto il deficit di gradimento del presidente e sottolinea che quasi sei francesi su dieci non sono contenti. Hollande lo sa, ed è dovuto andare in televisione, a Tf1, per spiegare ai francesi che cosa intende fare. Quali provvedimenti prenderà. Le strategie per l’uscita dalla crisi entro il 2014 e poi le riforme strutturali e la ripresa nel triennio 2014-2017.
A tratti però è sembrato in difficoltà. Cercava le parole. In campagna elettorale aveva sopperito alla mancanza (conosciuta) di carisma con la forza debole ma costante delle idee e, soprattutto, con la caduta in disgrazia del presidente uscente e il ritorno di popolarità della gauche. La Francia non ha mai amato Sarkozy, lo ha sempre visto come “antropologicamente” estraneo all’eleganza discreta ma imperiale dei precedenti inquilini dell’Eliseo socialisti, centristi o gollisti.
Adesso, un po’ di carisma sarebbe utile a Hollande per arginare il declino nei consensi e la “cattiva stampa” che comincia a intercettare e dar voce all’insofferenza dei francesi. La politica economica del Président non porta buone nuove ai francesi. Le grandi linee del programma di governo sono all’insegna dell’austerità. A dispetto delle promesse di espansionismo economico, in campagna elettorale. Sì, il neo-presidente (da quattro mesi all’Eliseo) mira a riequilibrare le disuguaglianze e far pesare la crisi sui ricchi. Ma il problema è che le super-tasse sui più abbienti non possono, per via dei numeri esigui del gettito che ne deriva, evitare misure pesanti e necessarie che toccheranno la totalità della popolazione.
Jean-Daniel Levy, direttore del Dipartimento “Opinioni” dell’Harris Interactive, ritiene che Hollande stia velocemente perdendo il credito di fiducia di coloro che si erano aggiunti nel secondo turno delle ultime presidenziali allo “zoccolo duro” dei sostenitori del primo turno.
“Non farò in quattro mesi ciò che il mio predecessore non ha fatto in cinque o dieci anni”, ha detto Hollande alla tv. Poi: “Sono in assetto da guerra”. Come Monti. Si prepara un bel pacchetto d’austerità per 30 miliardi di euro, 10 di tagli e 20 di tasse (fino al 45 per cento sui redditi oltre 150 mila euro l’anno e il 75 per cento sugli over 1 milione di euro). Il guaio è che Hollande, esattamente come Monti, aveva promesso non solo rigore, ma anche (e, anzi, soprattutto) crescita. Espansione. Che significa pure lotta alla disoccupazione.
Purtroppo per lui, quest’ultima ha superato il 10 per cento e sfondato il tetto psicologico dei 3 milioni di senza lavoro. Inoltre, non gioverà certo all’economia francese la prevedibile fuga di capitali, l’esodo dei ricchi (quelli veri) verso Paesi più accoglienti. Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia, ha dichiarato di voler prendere la cittadinanza belga (il che è tutto dire, perché il Belgio non è il Lussemburgo, le imposte sono alte), salvo poi fare una mezza retromarcia tramite il suo portavoce.
Si stava meglio quando si stava peggio? Anche per i francesi è l’ora del risveglio. E, forse, dell’umiltà.