Forza Italia tra rinascita e pericoli
ANSA/ANGELO CARCONI
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Forza Italia tra rinascita e pericoli

Il messaggio liberale del nuovo (e vecchio) partito di Berlusconi è forte ed attuale, a patto che... - la campagna di Ferragosto   -

Forza Italia rinascerà? Può vincere ancora? E perché vinca, che cosa va evitato e cosa invece rafforzato di quella esperienza?

Anzitutto, il cuore del messaggio di Forza Italia è forte, attuale nonostante i vent’anni passati dal programma del ‘94, e può raccogliere il consenso di tutti i filoni del centrodestra: cattolico, liberale, socialista...

Il fulcro della proposta è nella formula “meno Stato”. Meno Stato, più individuo. Meno, Stato, più mercato. Meno Stato, più società. La ricetta liberale è tra le più semplici, si sposa con la natura umana, ne solletica l’anarchia di fondo e l’anelito di libertà (ovvero di libero sviluppo delle capacità di ciascuno indipendentemente dalle condizioni di partenza). Purtroppo, se c’è un paese illiberale è l’Italia. E qui sta la ragione della forza del messaggio e anche del suo passato insuccesso.

Il potere è in mano alle famiglie, ai partiti, alle corporazioni. I giovani che vogliono farsi valere sulla base del merito sono costretti a subire l’imperio della raccomandazione. Spesso, a emigrare. I diritti cosiddetti acquisiti si riducono a anacronistici e inaccettabili privilegi accumulati nei decenni. Il sistema è bloccato dalla burocrazia e da un fisco iniquo, vorace, esagerato, letteralmente assassino. Anche il principio di solidarietà per un liberale è fondato sul merito: la solidarietà dei liberali non è gratis, è selettiva come quella che vige nei paesi di tradizione anglosassone. Un esempio per tutti: gli ammortizzatori sociali da noi sono gettoni a perdere, in Germania il sussidio di disoccupazione decade se non cerchi il lavoro o lo rifiuti…

Su queste basi ideali può nascere un nuovo centrodestra.

L’ostacolo maggiore è quello degli interessi da disgregare: le caste, prima fra tutte una certa magistratura che si fa forte del suo immenso potere per influire sulla politica e preservare le proprie prerogative. Non c’è funzione più alta, in democrazia, della magistratura. E non c’è quindi responsabilità più complessa. L’equilibrio dei poteri è armonico o non è. In Italia, questo equilibrio è inesistente. C’è la guerra tra i poteri. Anche tra quelli che non dovrebbero essere in guerra, come la magistratura.

L’altro ostacolo nasce da uno dei problemi maggiori incontrati da Forza Italia e dalle sue successive metamorfosi: la selezione di una vera classe dirigente, la qualità umana e professionale delle persone sulle cui gambe camminano le idee. Troppo spesso hanno fatto strada (sono stati scelti) i profittatori e i signorsì incapaci, se non i disonesti. Il “male italiano” non ha risparmiato i quadri del centrodestra.

Poi, da un lato si è cercato il compromesso, dall’altro si è agito con troppa incoscienza. E le rivalità e gelosie personali hanno finito col prevalere sul senso dello Stato, sulle idee, sull’attività di governo.

Troppo spesso si è pensato di poter governare con gli annunci e non con le decisioni, e non si è avuto il coraggio di applicare la ricetta liberale fino in fondo, rivoluzionando la cultura di un paese arretrato, privo di un’autentica unità nazionale. Nessuno con più ragioni di Forza Italia e dei suoi uomini avrebbe potuto realizzare le riforme liberali. Ma ne sono state fatte poche. Perché in Italia erano ancora troppo forti i nemici della modernità (vedi i sindacati e la burocrazia).

Altro quesito: può esistere un berlusconismo senza Berlusconi? Dopo vent’anni, le idee che il Cavaliere nel ’94 propose agli italiani partendo da zero e vincendo le elezioni, sono tuttora vincenti. Al punto che altri, anche a sinistra, le stanno facendo proprie. La vicenda personale di Berlusconi, la persecuzione di cui è vittima, ha indebolito quelle idee per la guerra che gli è stata fatta, più che per colpe sue.

Ma quelle idee sono più forti anche di Berlusconi.

I leader non nascono tutti i giorni, eppure le buone idee hanno una loro forza indipendente. Forza Italia, per ciò che significa in positivo, continua a essere una chance per tutti i moderati e i liberali.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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