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Russiagate: una bufera su Trump e sugli Usa

Dall'inchiesta sulla campagna elettorale a oggi: giorno dopo giorno tutte le novità sugli intrecci tra i due Paesi

6 giugno 2017

Continua ad allargarsi con l'ingresso in scena di nuovi dossier lo scandalo Russiagate. Il procuratore speciale che sta coordinando l’inchiesta, Robert Mueller, potrebbe infatti estendere il suo ruolo operativo anche all'inchiesta che riguarda Paul Manafort, cioè colui che ha coordinato la campagna presidenziale di Trump.

Non è neppure escluso che il coinvolgimento arrivare fino al ministro della Giustizia, Jeff Sessions nell’ambito del licenziamento del direttore dell’Fbi, James Comey.



Spunta poi un altro filone, quello "turco", con le indagini sui rapporti professionali tra Michael Flynn, ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump e alcune società turche.

31 maggio 2017

L'ex consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente americano Donald Trump, Mike Flynn, ha acconsentito a consegnare alcuni dei documenti richiesti dalla commissione intelligence del Senato nell'ambito dell'inchiesta in corso al Congresso sul Russiagate.

Lo scrive il Wall Street Journal, precisando che si tratta principalmente di documenti relativi alle aziende di Flynn.

La commissione del Senato aveva emesso un mandato di consegna, che Flynn in un primo momento si era detto non disposto a rispettare.

11 maggio 2017

La Commissione Intelligence del Senato Usa ha emesso un mandato di comparizione nei confronti dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, chiedendogli di produrre i documenti inerenti le indagini sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane. E' il primo mandato di comparizione emanato nell'inchiesta Russiagate.

Il senatore repubblicano Richard Burr e il democratico Mark Warner a capo delle indagini, scrive il Washington Post, avevano richiesto la presentazione della documentazione lo scorso 28 aprile ma Flynn "aveva rifiutato di ottemperare alle richieste della commissione". Secondo Politico gli avvocati dell'ex generale avevano dichiarato che il loro difeso non avrebbe collaborato se non ci fosse stata prima garanzia di immunità. "Fino a ora tutto è stato svolto sulla base della volontarietà. Abbiamo sentito molte persone e vorrei continuare a fare così. Ma se ciò di cui abbiamo bisogno non ci viene fornito - aveva detto Burr - allora abbiamo una serie di strumenti" e il mandato di comparizione è uno di questi.

9 maggio 2017

Sally Yates, la ex Attorney General ad interim degli Stati Uniti, ha affermato nell'audizione alla commissione al Senato di aver informato la Casa Bianca sui contenuti delle comunicazioni di Michael Flynn con l'ambasciatore russo negli Usa, in quanto la condotta di Flynn era ritenuta fuorviante e perche' il consigliere per la sicurezza di Trump poteva essere ricattabile dai russi. Yates ha spiegato di aver parlato con la Casa Bianca in tre occasioni, una volta per telefono e due di persona, affinché la Casa Bianca potesse agire di conseguenza.

"La storia delle collusioni Russia-Trump sono uno scherzo, quando finirà questa parodia finanziata dai contribuenti?" E' arrivata, puntualmente via Twitter, la reazione del presidente americano Donald Trump alle dichiarazioni dell'ex ministra ad interim della Giustizia, Sally Yates, ascoltata ieri in audizione in Senato sul Russiagate, ovvero sulle interferenze del Cremino nelle presidenziali americane, sui cui stanno indagando sia il Congresso e sia l'Fbi.

La Yates, incalzata dai senatori, non ha risposto sulle possibili collusioni tra Trump e Mosca perché si tratta, ha spiegato, di informazioni "classificate". Ha pero' ribadito che la Russia ha interferito durante le presidenziali e ha avvertito che continuera' ad agire contro gli Usa.

L'ex direttore della National Intelligence, che coordina le 17 agenzie di spionaggio americane, James Clapper, durante la stessa audizione, ha dichiarato che non ci sono prove di collusioni tra Trump e Mosca ma ha confermato le interferenze del Cremlino per danneggiare la candidata democratica, Hillary Clinton, e favorire l'elezione del repubblicano Donald Trump.

"Sally Yates ha reso molto felici oggi (ieri, ndr) i falsi media - ha rincarato Trump - non ha detto nulla se non notizie vecchie". La Yates ha precisato che Trump era stato avvertito sulle vulnerabilità, rispetto ad eventuali ricatti da parte russa, del suo ex consigliere per la Sicurezza Nazionale, Michael Flynn, perché "compromesso".

L'ex generale è stato costretto alle dimissioni per aver mentito al vice presidente Mike Pence, negando di aver discusso di sanzioni contro la Russa con l'ex ambasciatore di Mosca a Washington, Sergey Kislyak, prima di entrare formalmente in carica, pur essendo già stato indicato dal miliardario come consigliere per la Sicurezza Nazionale.

31 marzo 2017

L'ex consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Donald Trump, Michael Flynn, è pronto a testimoniare davanti alle commissioni parlamentari che hanno aperto inchieste sul Russiagate ma solo in cambio dell'immunità.

Lo ha rivelato il Wall Street Journal, sostenendo che l'ex generale ha presentato questa offerta all'Fbi e ad alcuni parlamentari delle commissioni del Congresso che stanno indagando sulle ingerenze russe nel processo elettorale Usa e sui legami di Trump con Mosca.

"Il generale Flynn ha sicuramente una storia da raccontare e ha molta voglia di raccontarla, se le condizioni lo permetteranno. Nessuna persona ragionevole si sottoporrebbe a domande in un contesto così fortemente politicizzato e di caccia alle streghe, rischiando un'ingiusta azione penale", ha dichiarato in una nota l'avvocato di Flynn, Robert Kelner, dopo le anticipazioni del Wsj, senza esplicitamente menzionare la richiesta di immunità.

Altri tre ex collaboratori di Trump, sempre al centro delle indagini sulla Russia-connection, hanno già fatto sapere, tramite i loro avvocati, che testimonieranno, senza la promessa di immunità. Si tratta dell'ex presidente della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, e degli ex adviser Roger Stone e Carter Page.

Lo scorso anno, durante un'intervista alla Msnbc, Flynn disse che quando si chiede l'immunità "probabilmente significa che e' stato commesso un crimine", come hanno immediatamente ricordato i parlamentari democratici che gridano allo scandalo in Congresso.

Si complica intanto la posizione del presidente della commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, Devin Nunes, considerato troppo vicino a Trump per guidare un'inchiesta credibile sul Russiagate.

Secondo il New York Times, sono due dirigenti della Casa Bianca le sue fonti di informazioni sui dossier dei servizi che dimostrerebbero come collaboratori di Trump sarebbero stati "accidentalmente" intercettati durante la campagna elettorale. Il presidente ha accusato il suo predecessore, Barack Obama, di averlo fatto spiare.

Nunes, nei giorni scorsi, aveva annunciato di aver fatto questa scoperta e di aver informato il presidente, prima ancora di parlarne con i suoi colleghi in commissione. Gli informatori di Nunes sarebbero Ezra Cohen-Watnick, direttore per l'intelligence del National Security Council e Michael Ellis, un legale che lavora alla Casa Bianca e che in passato e' stato membro della commissione Intelligence della Camera

30 marzo

Il direttore dell'Fbi, James Comey, avrebbe voluto personalmente rivelare le interferenze russe nel processo elettorale americano prima del voto ma è stato bloccato dall'ex presidente Barack Obama. Lo sostiene Newsweek, citando due fonti ben informate.

Comey stava valutando l'opportunità di pubblicare un articolo, preferibilmente sul New York Times, prima dello scorso 7 ottobre quando le agenzie di intelligence americane e il dipartimento per la Sicurezza Nazionale denunciarono congiuntamente che vi era la mano di Mosca dietro gli attacchi informatici ai danni del partito democratico e della sua candidata alla presidenza, Hillary Clinton.

La Casa Bianca, stando a Newsweek, ritenne più opportuna una denuncia sostenuta da tutta la comunità d'intelligence americana.

Interferenze russe anche in Francia e Germania
Il presidente della potente commissione Intelligence del Senato americano, il repubblicano Richard Burr, ha denunciato "manifeste interferenze" di Mosca nel processo elettorale francese e tedesco.

"Quello che potremmo valutare come un intervento molto celato negli Stati Uniti nel 2016, è un intervento sia manifesto e sia nascosto in Francia e in Germania", ha dichiarato Burr durante una conferenza stampa congiunta con la sua controparte democratica in seno alla commissione, il senatore Mark Warner . "Vi ricordo che siamo a trenta giorni dalla prima elezione, in Francia, con quattro candidati che scenderanno a due per il ballottaggio a maggio", ha affermato, indicando che "i russi sono coinvolti attivamente nelle elezioni francesi"

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28 marzo

Il Russiagate arriva a un passo da Donald Trump: la commissione intelligence del Senato vuole sentire Jared Kushner, consigliere di spicco della Casa Bianca e genero del presidente, la persona finora più fidata e vicina al tycoon. E quando il trentaseienne marito di Ivanka, nominato proprio oggi anche capo del nuovo ufficio per l'innovazione, si siederà davanti ai senatori per deporre sotto giuramento, sarà quasi come se parlasse lo stesso presidente, che gli aveva conferito ampi poteri durante la campagna e la fase di transizione.


Oggi il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, lo ha difeso pubblicamente sostenendo che Kushner era "il punto di contatto principale per i dirigenti stranieri" e ha fatto "esattamente il suo lavoro". "Si è già offerto volontariamente di essere interrogato ma non ha ancora ricevuto risposta", ha aggiunto, gettando poi acqua sul fuoco su un altro sviluppo imbarazzante del Russiagate.

Devin Nunes, presidente della commissione intelligence della Camera, che indaga parallelamente a quella del Senato e all'Fbi sulle interferenze russe nelle elezioni americane e sui contatti tra l'entourage del tycoon e il governo di Mosca, ha ammesso di aver incontrato alla Casa Bianca la fonte della sua rivelazione sulle intercettazioni che potrebbero aver subito alcuni collaboratori di Trump nel periodo della transizione, avvalorando così in parte la denuncia di Trump.

Una ammissione che alimenta i dubbi sull'imparzialità delle investigazioni della commissione che presiede. Le parole di Kushner saranno soppesate scrupolosamente al Senato perché lui è il più alto in grado dei collaboratori coinvolti e non può essere "scaricato" dalla Casa Bianca, come è successo con l'ex consigliere per la sicurezza nazionale ("un volontario della campagna") e l'ex campaign manager Paul Manafort ("giocò un ruolo limitato per un periodo di tempo molto limitato").

Nel mirino, come ha rivelato il Nyt, un incontro già noto con l'ambasciatore russo in Usa Serghiei Kisliak e soprattutto un altro finora inedito con Serghiei Gorkov, presidente della Vnesheconombank (Veb), banca pubblica sanzionata dall'amministrazione Obama nel 2014 dopo l'annessione russa della Crimea.

Il faccia a faccia con il diplomatico russo avvenne lo scorso dicembre alla Trump Tower, quando Kushner faceva parte del transition team.

L'ambasciatore russo chiese poi un secondo incontro, sempre a dicembre, ma Kushner ci mandò un suo collaboratore, Avrahm Berkowitz: fu in quell'occasione che Kisliak espresso la richiesta che Kushner incontrasse Gorkov. Cosa che avvenne poco dopo.

Nessun chiarimento, finora, su questo colloquio col presidente di una banca usata anche per salvare oligarchi vicini a Putin.

In dicembre Kushner non si era ancora dimesso da chief executive della sua società e stava tentando di attrarre investimenti per il gioiello del suo impero immobiliare, una torre sulla Fifth avenue. La tegola dell'audizione nel Russiagate (che si accompagna al rifiuto delle credenziali stampa da parte del Congresso al sito ultraconservatore Breibart News, guidato per anni da Steve Bannon, lo stratega della Casa Bianca) arriva nel giorno in cui Kushner viene nominato responsabile del nuovo Office of American Innovation della Casa Bianca e la moglie Ivanka viene invitata da Angela Merkel ad un summit economico femminile a Berlino in vista del G20.

La nuova task force, composta da ex dirigenti d'azienda, è stata pensata per sburocratizzare, raccogliendo idee dal mondo del business e, probabilmente, privatizzando alcune funzioni governative. Uno Swat team, è stato ribattezzato alla Casa Bianca con riferimento alle unità speciali anti-terrorismo. Ma la metafora è la stessa usata da Obama nel 2008 per il suo team contro gli sprechi e le inefficienze.

Le indagini del Bureau
La scorsa settimana, arrivò dal direttore dell'Fbi, James Comey un altro colpo alla credibilità di Trump e della sua amministrazione. Lunedì 20 marzo Comey ha infatti dichiarato che l'agenzia federale che dirige ha avviato ufficialmente una investigazione sulla presunta collaborazione fra la Russia e il comitato elettorale di Trump per influenzare le elezioni del 2016.

Comey ha fatto la pesantissima dichiarazione alle audizioni davanti all'House Intelligence Committee (il comitato della Camera dei Rappresentanti preposto a vigilare sulle attività di tutte le agenzie federali di intellignece), smentendo le asserzioni del presidente che ha definito "fake news" tutta la questione dell'intrusione della Russia nella campagna elettorale e nelle elezioni.

In questo modo, nota il New York Times, Comey ha piazzato un'indagine su un crimine così grave davanti alla porta di ingresso alla Casa Bianca. Il direttore dell'Fbi ha anche ribadito che i funzionari del Bureau condurranno le indagini fino in fondo, indipendentemente da quanto tempo sarà necessario.

False le accuse a Obama
Una seconda sferzata per Trump è poi arrivata quando Comey, affiancato dall'Ammiraglio Michael S. Rogers, direttore della National Security Agency, ha detto di non avere riscontrato nessun indizio relativo a possibili intercettazioni ai suoi danni da parte dell'ex presidente Obama, accusa che il neo-presidente ha maldestramente usato nelle scorse settimane per allontanare l'attenzione dei media dalla tempesta politica creatasi con le informazioni sulla sua collusione con la Russia.

Le affermazioni di Comey e Rogers insieme, sottolinea il New York Times, sono la dimostrazione più forte della falsità delle accuse di Trump.


I dettagli
È stata la prima volta che Comey ha ammesso pubblicamente l'esistenza dell'inchiesta sul "Russiagate" e lo ha fatto - ha tenuto a spiegare - con l'autorizzazione del dipartimento di Giustizia, rompendo quindi, in nome dell'interesse pubblico una prassi di segretezza altrimenti osservata al millesimo.

Nessun altro dettaglio sui tempi o sulle modalità. "E' frustrante, ma altro non diro'", avverte la commissione che lo mette sulla graticola per ore, senza tuttavia ottenere più di qualche commento.

Comey ha infatti riconosciuto che i russi possano avere avuto delle preferenze per Trump, che il presidente russo Vladimir Putin preferisce avere a che fare con leader che siano anche businessman perché "con loro è più facile negoziare", che la Russia vorrebbe vedere sollevate le sanzioni imposte in seguito alla crisi ucraina, così come a Mosca non dispiacerebbero altre Brexit.

Comey ha anche detto che la ricostruzione dell'intelligence ha evidenziato come i russi "odiano" Hillary Clinton e "volevano danneggiarla", ma "a fine estate erano convinti che Clinton avrebbe vinto", che Trump non avesse chance e quindi decisero di rivolgere l'attenzione verso la candidata democratica.

La seconda scossa data da Comey è però quella che nell'immediato forse dà più fastidio a Trump: "Non abbiamo informazioni a sostegno" di quanto espresso nel tweet del presidente Donald Trump con le accuse al suo predecessore Barack Obama di averlo intercettato presso la Trump Tower.

Eppure Trump aveva promesso altro: "vedrete, altro uscirà", aveva detto nell'imbarazzo seguito ai quei 140 caratteri diventato anche un "pasticcio" diplomatico dopo aver tirato in ballo un presunto coinvolgimento degli 007 britannici.

Nessun individuo può ordinare che un americano venga intercettato. È una opzione che viene garantita dopo un rigoroso procedimento, ha confermato ancora Comey.

La stoccata definitiva arriva da parte del capo dell'Nsa, Mike Rogers, che ha chiarito: "Nessuno ha chiesto al Regno Unito di intercettare Donald Trump". Tale richiesta "andrebbe espressamente contro gli accordi" tra le agenzia di intelligence di diversi paesi.

[The New York Times, Ansa]

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